Il fact-checking del nuovo libro intervista di Giorgia Meloni

Abbiamo verificato 27 dichiarazioni fatte dalla presidente del Consiglio al giornalista Sallusti. In alcuni casi la leader di Fratelli d’Italia ha detto cose supportate dai fatti, in altri casi no
Pagella Politica
«Governare dicendo sempre la verità è fondamentale: chi non lo ha fatto, e sono stati tanti, alla fine ha sempre pagato un conto salato. Mentire, o tacere, è un’opzione furba nel breve termine e stupida nel medio periodo». Così recita un passaggio di La versione di Giorgia, il nuovo libro intervista edito da Rizzoli in cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha risposto a una serie di domande del direttore del Giornale Alessandro Sallusti. 

Nel libro Meloni ha raccontato quanto fatto finora dal governo e ha difeso le proprie idee politiche, dall’ambiente all’Europa, dalla politica estera all’economia. Ma nelle risposte che ha dato a Sallusti la presidente del Consiglio ha sempre detto la verità, come ha promesso di fare ai lettori? Oppure ha “tradito” il principio che si è imposta nel governare? Abbiamo verificato 27 dichiarazioni tratte dal libro La versione di Giorgia: per ognuna di queste abbiamo fatto un breve fact-checking, rimandando per chi volesse approfondire ulteriormente alla lettura di vari articoli che abbiamo pubblicato negli scorsi mesi.

In alcuni casi la presidente del Consiglio ha fatto dichiarazioni supportate dai fatti, in altri casi no. Abbiamo diviso le dichiarazioni di Meloni in tre giudizi: quelle “attendibili”, quelle “imprecise” e quelle “poco o per nulla attendibili”. Le dichiarazioni “attendibili” sono quelle corrette o con lievi omissioni, le “imprecise” sono quelle in cui Meloni ha commesso alcuni errori o ha omesso alcuni dettagli importanti, mentre le dichiarazioni “poco o per nulla attendibili” sono quelle quasi o del tutto scorrette. Le dichiarazioni “attendibili” sono state nove, quelle “imprecise” undici, mentre quelle “poco o per nulla attendibili” sette.

Le interviste all’opposizione

«Già due anni prima di diventare presidente del Consiglio ero a capo dei Conservatori europei. Non ho mai rilasciato un’intervista a un giornale straniero per attaccare il governo italiano in carica»

Meloni è stata eletta presidente dei Conservatori e Riformisti europei (Ecr) il 29 settembre 2020, carica in cui è stata confermata lo scorso 26 giugno. Non è vero che nei due anni prima di essere nominata presidente del Consiglio Meloni non ha mai rilasciato interviste a quotidiani stranieri senza criticare i precedenti governi. Per esempio, durante la campagna elettorale prima delle elezioni del 2022, lo ha fatto parlando con il Washington Post, con Euractiv e con Reuters. Più indietro nel tempo, a maggio 2021 la leader di Fratelli d’Italia era stata intervistata da The American Conservative, una rivista conservatrice statunitense, dove ha criticato la nascita del governo Draghi.

Il taglio delle accise

«È falso dire, come ha provato a fare la sinistra, che nel programma elettorale di Fratelli d’Italia promettevamo il taglio delle accise»

In vista delle elezioni politiche del 25 settembre 2022, il programma elettorale di Fratelli d’Italia conteneva la seguente proposta nel capitolo dedicato all’energia: «Sterilizzazione delle entrate dello Stato da imposte su energia e carburanti e automatica riduzione di Iva e accise». Con “sterilizzazione”, un termine che si presta a interpretazioni diverse, generalmente si fa riferimento allo spostamento di risorse economiche su altre voci di spesa. In questo caso le risorse incassate in più con l’aumento del costo dei carburanti, attraverso l’Iva, andrebbero usate per tagliare gli aumenti. Ma finora questa decisione non è mai stata presa dal governo Meloni.
La parte del programma elettorale di Fratelli d’Italia in cui si parla di accise sui carburanti.
La parte del programma elettorale di Fratelli d’Italia in cui si parla di accise sui carburanti.

L’equivoco del governo eletto dal popolo

«Negli ultimi undici anni, dalla fine del 2011 a ottobre 2022, abbiamo avuto sette governi e sei presidenti del Consiglio […]. Nessuno di quei nostri sette governi era stato scelto nelle urne»

Meloni ha ragione sul numero dei governi e su quello dei presidenti del Consiglio. Ma parlare di governo «scelto nelle urne» è frutto di un fraintendimento. In base alla Costituzione l’Italia è una repubblica parlamentare: alle elezioni il popolo è chiamato a eleggere direttamente i propri rappresentanti (deputati e senatori) in Parlamento, non il governo. Successivamente è il Parlamento, e non il popolo, a esprimere una maggioranza e a dare la fiducia al governo. La scelta del presidente del Consiglio spetta al presidente della Repubblica, che tiene conto dei risultati delle elezioni e delle indicazioni dei gruppi parlamentari.

Il vino e la salute

«Non è il vino che fa male ma è il suo abuso»

Il messaggio di Meloni rischia di essere fuorviante. La comunità scientifica non usa più espressioni come “consumo moderato” o “consapevole” di vino perché rischiano di indurre i consumatori a una certa indulgenza verso gli alcolici. Detta altrimenti, non è possibile individuare livelli di consumo che non comportino alcun rischio per la salute. Esiste comunque un consumo di alcol a basso rischio, che per una persona sana, con un’alimentazione completa e un peso normale, corrisponde al massimo a uno o due bicchieri di vino al giorno.

I confronti sul nutri-score

«[Con il nutri-score] il nostro olio extravergine avrebbe bollino rosso […]. In compenso quel semaforo sarebbe verde per le bevande frizzanti fatte in laboratorio»

Il nutri-score è un sistema di etichettatura ideato in Francia. L’etichetta viene posta sul lato frontale di una confezione alimentare e riassume il contenuto nutrizionale di un prodotto attraverso cinque colori, dal verde al rosso, a cui corrispondono cinque lettere dell’alfabeto, dalla A alla E, ossia dal più salutare al meno salutare.

Non è vero, come dice Meloni, che il nutri-score assegna la E rossa all’olio extravergine di oliva e la A verde a tutte le bibite gassate. In media le bottiglie di olio hanno la lettera C, mentre la Coca Cola e la Fanta, per citare due esempi tra i più noti, la lettera E. La Coca Cola zero, che è priva di zuccheri, ha invece la lettera B. In ogni caso non ha senso confrontare l’olio con le bibite frizzanti: il confronto con il nutri-score va semmai fatto tra alimenti sostituibili tra loro (per esempio per confrontare, appunto, una lattina di Coca Cola normale con una di Coca Cola zero).

I morti nel Mar Mediterraneo

«Analoghe tragedie nel Mediterraneo centrale le abbiamo avute con governi di qualsiasi colore […]. Per un totale, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, di oltre 26 mila morti o dispersi in dieci anni»

Il numero citato da Meloni è impreciso. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), un’organizzazione intergovernativa collegata alle Nazioni Unite, dal 1° gennaio 2014 al 12 settembre 2023 nel Mediterraneo centrale, ossia nel tratto di mare tra il Nord Africa e le coste italiane, sono morti affogati quasi 21.000 migranti. Il dato degli oltre 26 migranti morti o dispersi fa riferimento a tutto il Mar Mediterraneo.
Numero di morti e dispersi nel Mar Mediterraneo centrale – Fonte: Oim
Numero di morti e dispersi nel Mar Mediterraneo centrale – Fonte: Oim

Il Pil pro capite della Moldova

«La Moldavia, per esempio, ha un reddito pro capite inferiore a quello di gran parte dei Paesi del Nord Africa»

La presidente del Consiglio ha fatto questa dichiarazione per sostenere che in Europa vivono persone in condizioni economiche peggiori rispetto «a quelle di molti africani». I dati sulla Moldavia le danno però torto. Secondo la Banca mondiale, nel 2022 il Pil pro capite della Moldavia era pari a 5.562 dollari, un dato più basso solo di quello della Libia (che ha un Pil per abitante elevato grazie alle riserve di gas e petrolio) e più alto del Pil pro capite di Tunisia, Egitto, Marocco e Algeria. La stessa classifica vale se si guarda ai dati che tengono conto del potere d’acquisto. 
Pil pro capite in migliaia di dollari – Fonte: Banca mondiale
Pil pro capite in migliaia di dollari – Fonte: Banca mondiale

Le accuse contro Soros

«Quando parliamo di Soros, parliamo di una persona che ha rivendicato pubblicamente di aver speculato contro la lira italiana nel 1992 e che oggi»

Meloni ha ragione, come abbiamo ricostruito nel 2018 in un fact-checking per l’agenzia di stampa Agi. Il 7 febbraio 1992 fu firmato il Trattato di Maastricht, che stabiliva i parametri economici per l’ingresso dei vari Stati nell’Unione europea. Nei mesi successivi il Sistema monetario europeo (Sme) entrò in crisi, tanto da portare il 16 settembre di quell’anno (il “mercoledì nero”) all’uscita della lira e della sterlina proprio dallo Sme, causata anche da attacchi speculativi, che portarono a una grande svalutazione di entrambe le monete. Come ammesso dallo stesso finanziere statunitense, Soros ebbe un ruolo di primo piano in questa vicenda, arricchendosi e scommettendo contro le monete italiane e britanniche. «L’ho fatto per ottenere un profitto. Ma la mia influenza in questa circostanza è stata sovrastimata», ha ripetuto Soros nel corso degli anni.

Il voto dei giovani

«La gente, giovani compresi ma direi soprattutto i giovani, ci ha prima ascoltato, poi votato»

Dopo le elezioni del 25 settembre 2022 sono state pubblicate varie analisi sui cosiddetti “flussi elettorali”, che spiegano la composizione del voto divisa per categorie. Per quanto riguarda il voto in base all’età degli elettori, queste analisi hanno mostrato stime diverse tra loro. Al di là delle differenze, nelle varie classifiche Fratelli d’Italia è stata sempre indicata tra i primi tre partiti più votati dai giovani.

Il peso dei conservatori nell’Ue

«Peraltro insieme ai miei colleghi di Polonia e Repubblica Ceca – anche loro appartenenti alla famiglia politica di Ecr – rappresentiamo il 24 per cento della popolazione europea […]. Un europeo su quattro vive in uno Stato a guida direttamente conservatrice»

La presidente del Consiglio ha ragione. In Polonia il capo del governo è Mateusz Morawiecki, esponente del partito Diritto e Giustizia. In Repubblica Ceca l’esecutivo è guidato da Petr Fiala, del Partito Civico Democratico. Al Parlamento europeo entrambi i due partiti fanno parte del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei (Ecr). Secondo Eurostat, nel 2022 i 27 Paesi membri dell’Unione europea contavano poco più di 447 milioni di abitanti. Italia, Polonia e Repubblica, messe insieme, avevano oltre 106 milioni di abitanti, il 24 per cento sul totale.

Cospito al 41-bis

«Chi ha messo Alfredo Cospito al 41-bis, il regime di carcere speciale? Non noi. È successo nel maggio del 2022, sotto il governo di Mario Draghi del quale facevano parte anche PD e Movimento 5 Stelle, ministro della Giustizia Marta Cartabia che ha deciso in base ai rapporti di più autorità giudiziarie indipendenti»

La presidente del Consiglio dice la verità. Durante il governo Draghi Cospito è stato sottoposto al regime del “carcere duro” perché si riteneva facesse parte di un’associazione terroristica. L’obiettivo del 41-bis è quello di limitare i contatti dell’anarchico con l’esterno.

Il passato di Cospito

«[Cospito] fa lo sciopero della fame perché in passato già una volta lo ha fatto e per quello uscì di galera, graziato dall’allora capo dello Stato»

Qui Meloni ha omesso alcuni dettagli importanti. Nel 1991 Cospito è stato detenuto in carcere per essersi rifiutato di svolgere la leva militare obbligatoria. Iniziò uno sciopero della fame e ricevette la grazia dal presidente della Repubblica. Negli anni precedenti, però, molte altre persone furono graziate per non aver svolto il servizio militare. I reati per cui ora Cospito è in carcere sono stati commessi 15 e 21 anni dopo alla detenzione del 1991: nel 2006 l’anarchico piazzò due ordigni fuori da una caserma, senza causare morti, e nel 2012 ha ferito a colpi di arma da fuoco un dirigente dell’Ansaldo a Genova.

Il caso Rackete a Lampedusa

«Si è stabilito anche per sentenza che speronare una nave della marina militare italiana può non essere reato»

Il riferimento è a quanto avvenuto il 26 giugno 2019 nel porto di Lampedusa, quando la nave Ong Sea Watch 3 guidata dalla comandante Carola Rackete ha urtato una nave della Guardia di finanza, nonostante il divieto di ingresso in acque territoriali. Parlare di «speronamento» è scorretto sulla base delle sentenze pronunciate negli scorsi anni. Il reato ipotizzato da parte dei pubblici ministeri verso Rackete era stato quello di “resistenza e violenza contro nave da guerra”, disciplinato dal codice della navigazione. Secondo la Cassazione, che a gennaio 2020 ha confermato la non convalida dell’arresto di Rackete, il Gip – che per primo non aveva convalidato l’arresto – aveva ragione nel ritenere che alla nave della Guardia di finanza non si potesse applicare la qualifica di “nave da guerra” e che dunque non si potesse configurare il reato di “resistenza e violenza contro nave da guerra”. Da un punto di vista giudiziario la questione dello “speronamento” si è conclusa con la decisione della Cassazione. Ma se la condotta di Rackete non è stata una violenza contro una nave da guerra, non poteva essere qualificata comunque come uno «speronamento»? Nel codice della navigazione sono presenti altri reati, come quello di danneggiamento di una nave. Ma né il giudice né i pubblici ministeri avevano deciso di riqualificare la condotta di Rackete in altro modo.

Il costo del Superbonus

«Il Superbonus edilizio è costato circa duemila euro a testa per ogni italiano» 

La presidente del Consiglio è imprecisa. Secondo i dati più aggiornati dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), al 31 agosto 2023 gli investimenti ammessi a detrazione fatti con il Superbonus 110 per cento hanno raggiunto il valore di 85 miliardi di euro. Questa cifra, divisa per i quasi 59 milioni di cittadini residenti in Italia, dà un onere a testa di circa 1.440 euro. Ai «duemila euro» di cui parla Meloni si arriva considerando tutti i bonus edilizi, sfruttati dal 2020 in poi con l’ampliamento della cessione dei crediti d’imposta. 

L’andamento dell’occupazione

«Da quando si è insediato questo governo è costantemente aumentata l’occupazione»

Qui Meloni esagera. Secondo Istat, tra ottobre 2022 e luglio 2023 gli occupati in Italia sono aumentati da quasi 23,3 milioni a oltre 23,5 milioni (+260 mila occupati). La crescita non è stata costante di mese in mese: a novembre 2022 e, più di recente, a luglio 2023 c’è stato un calo del numero degli occupati. L’aumento dell’occupazione non è però iniziata con il governo Meloni: è in corso dall’inizio del 2021, dopo la fine della seconda ondata della pandemia di Covid-19.
Andamento del numero degli occupati in Italia – Fonte: Istat
Andamento del numero degli occupati in Italia – Fonte: Istat

Il record degli occupati a tempo indeterminato

«L’Italia con noi ha toccato il suo record storico di numero di posti di lavoro a tempo indeterminato»

È vero: secondo Istat, a giugno 2023 i dipendenti con un contratto a tempo indeterminato in Italia erano 15 milioni e 563 mila (Tav. 3), il numero più alto mai raggiunto dal 2004, ossia da quando sono disponibili le serie storiche mensili. A luglio il dato è leggermente sceso, a 15 milioni e 556 mila, ma resta il secondo livello più alto.

Il taglio del cuneo fiscale

«Noi abbiamo cominciato abbassando, intanto per il 2023, il costo del lavoro, con un taglio di sei punti del cuneo contributivo sui redditi fino a 35 mila euro e di sette punti sui redditi fino a 25 mila. Vuole dire mettere in tasca al lavoratore anche oltre cento euro al mese in più»

Il taglio del cuneo fiscale di cui parla Meloni è stato introdotto, in via temporanea per quest’anno, dalla legge di Bilancio per il 2023 e dal decreto “Lavoro”. Il beneficio mensile è di quasi 43 euro in più in busta paga per chi ha uno stipendio di 10 mila euro e di oltre 93 euro per chi ha uno stipendio di 35 mila euro, una cifra un po’ più bassa dei «cento euro» indicati dalla presidente del Consiglio.

L’aumento dei tassi di interesse

«Il sistema bancario è stato molto celere nell’aumentare i tassi richiesti per mutui e prestiti ma ha lasciato praticamente invariati i tassi riconosciuti ai risparmiatori»

La leader di Fratelli d’Italia non la racconta giusta. È vero che con gli aumenti dei tassi di interesse decisi dalla Banca centrale europea (Bce), gli interessi su mutui e prestiti sono aumentati parecchio, mentre quelli riconosciuti sui conti corrente no. Ma allo stesso tempo le banche hanno aumentato i tassi riconosciuti ai risparmiatori sui conti deposito. 

Thunberg e la fine del mondo

«Greta Thunberg, in un post su Twitter del 2018 di recente cancellato, aveva ipotizzato la fine del mondo nel 2023»

Qui Meloni ha rilanciato una storia fuorviante, diffusa da media internazionali e italiani perlopiù di destra. Un errore simile è stato commesso di recente anche dal leader di Italia Viva Matteo Renzi, durante un’intervista in tv. 

Nel 2018 Greta Thunberg ha condiviso su Twitter un articolo secondo cui l’umanità sarebbe stata «spazzata via» se non si fosse abbandonato l’uso di combustibili fossili «nei prossimi cinque anni». Quell’articolo conteneva però un’interpretazione scorretta di alcune dichiarazioni di un esperto di cambiamenti climatici. Thunberg ha quindi sbagliato ad affidarsi a fonti non verificate, ma non ha mai dichiarato che il mondo sarebbe finito nel 2023. Sia l’articolo sia il tweet sono stati rimossi e lo stesso esperto citato nell’articolo ha smentito qualsiasi affermazione riguardante la fine del mondo.
Il tweet del 2018 di Greta Thunberg, poi rimosso.
Il tweet del 2018 di Greta Thunberg, poi rimosso.

Gli occupati nell’automotive

«Circa 300 mila persone, più o meno, è il numero degli occupati diretti e indiretti del settore dei motori termici in Italia»

Il dato indicato dalla leader di Fratelli d’Italia è corretto. Secondo l’Associazione nazionale filiera industria automobilistica (Ainfa), una delle maggiori associazioni di categoria in Italia, il settore dell’automotive nel nostro Paese comprende circa 5.200 imprese, con quasi 270 mila addetti coinvolti direttamente o indirettamente.

L’invio di armi all’Ucraina

«Non è che io sto spendendo oggi soldi per comprare armamenti nuovi da mandare in Ucraina […]. Non sussiste una corrispondenza diretta tra il materiale ceduto e l’esigenza di ripianamento delle scorte, la cui programmazione, così come l’acquisizione di nuovi equipaggiamenti, è indipendente dalle cessioni»

Già in passato Meloni ha fatto una dichiarazione simile, omettendo alcune informazioni importanti. Finora l’Italia ha inviato sette pacchetti di armi all’Ucraina: le liste non sono pubbliche e dunque non è possibile conoscerne il valore. Sappiamo comunque che sono armamenti già a disposizione delle forze armate italiane, quindi non nuovi. Non esiste un automatismo tale per cui l’Italia dovrà ricomprare gli armamenti regalati all’Ucraina, ma il ministro della Difesa Guido Crosetto ha comunque dichiarato che un ripristino delle scorte andrà fatto in qualche modo. E questo avrà un costo. Inoltre l’Italia contribuisce al finanziamento dello “Strumento europeo per la pace”, un fondo dell’Unione europea creato per fornire assistenza militare all’Ucraina.

Il commercio con la Cina

«Negli ultimi tempi l’export italiano in Cina è aumentato di pochi punti percentuali, mentre quello della Cina in Italia molto, ma molto di più»

I numeri del Ministero degli Esteri mostrano un quadro meno netto di quello tratteggiato dalla leader di Fratelli d’Italia. Nel 2020 le esportazioni italiane verso la Cina sono calate dello 0,6 per cento, mentre nel 2021 sono aumentate del 22,1 per cento, nel 2022 del 5 per cento e tra gennaio e maggio 2023 del 58,1 per cento (in particolare per merito delle esportazioni di uno specifico farmaco). Nel 2020 le importazioni in Italia di prodotti cinesi sono invece cresciute dell’1,5 per cento, nel 2021 del 19,4 per cento, nel 2022 del 49,1 per cento, mentre nei primi cinque mesi di quest’anno sono calate del 14,7 per cento. 

L’aumento delle spese militari

«Non è un caso se Fratelli d’Italia è l’unica forza politica che ha sempre avuto il coraggio di prevedere l’aumento delle spese militari nel proprio programma politico»

Questa è una frase che Meloni ripete spesso, ma non è vero che l’aumento delle spese militari è «sempre» stato nei programmi elettorali di Fratelli d’Italia. L’aumento delle spese militari è comparso per la prima volta nel programma di Fratelli d’Italia in vista delle elezioni del 2018. I programmi precedenti, del 2013 e del 2014, non ne facevano menzione. 

Le riforme costituzionali

«Dal 1948 a oggi ci sono state 44 leggi costituzionali»

Il numero corretto è 45: dal 1997 in poi sono state approvate 20 leggi di riforma costituzionale, tra il 1948 e il 1996 ne sono state approvate 25.

L’Italia in avanzo primario

«L’Italia […], tenendo da parte i due anni della pandemia, da lungo tempo è in avanzo primario […]. Siamo all’undicesimo posto nella classifica mondiale dei Paesi meno spendaccioni, meglio messi, per esempio, di Francia, Germania, Spagna e Regno Unito»

Con il termine “avanzo primario” si intende una differenza positiva tra quanto lo Stato incassa (per esempio attraverso le tasse) e quanto spende (per esempio per finanziare i servizi pubblici), al netto di quanto gli costano gli interessi sul debito pubblico. Quando questa differenza è negativa, si parla invece di “disavanzo primario”. La classifica indicata dalla presidente del Consiglio è corretta e – curiosità – è il risultato di un fact-checking pubblicato da Pagella Politica ad aprile 2020, dove abbiamo rielaborato i dati del Fondo monetario internazionale (Fmi).

Tasse più basse, gettito più alto?

«È stato dimostrato: se riduci il livello di una tassazione molto elevata, si allarga la base imponibile, e ciò comporta che a fronte della riduzione generalizzata delle tasse lo Stato non perde entrate ma addirittura le aumenta. Il primo a farlo, nel 1985, fu Ronald Reagan»

Qui Meloni dà per certo, o meglio addirittura per «dimostrato», che se si tagliano le tasse, si riduce l’evasione fiscale e si aumenta il gettito. Ma finora gli studi condotti dagli economisti non hanno individuato nessun automatismo a supporto di questa affermazione. Lo stesso governo Meloni ha dovuto stanziare oltre un miliardo di euro per estendere il regime forfettario al 15 per cento per le partite Iva con ricavi fino a 85 mila euro. 

È vero che il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, in carica dal 1981 al 1989, introdusse ampi tagli delle tasse nel 1981 e nel 1986. Ed è vero che negli anni Ottanta il gettito fiscale statunitense è salito, Ma questa dinamica non è stata causata dal taglio delle tasse: nel 1982, 1983, 1984 e 1987 Reagan aveva infatti alzato le tasse.

Lo stipendio di Meloni

«Io da presidente del Consiglio prendo esattamente la stessa indennità che percepisce un semplice parlamentare»

Sì, le cose stanno così. Sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri è consultabile un documento in cui Meloni dichiara di «non percepire alcun compenso» per il suo incarico da presidente del Consiglio. Questa, però, non è una sua libera scelta: Meloni è stata eletta deputata e la legge vieta il cumulo tra l’indennità da parlamentare e quella di capo del governo. Un deputato ha un’indennità mensile di circa 5 mila euro netti, a cui si aggiungono altri benefici. L’anno scorso la leader di Fratelli d’Italia ha dichiarato che nel 2021 il suo reddito è stato pari a quasi 99 mila euro. 
La dichiarazione di Giorgia Meloni consultabile sul sito della Presidenza de Consiglio dei ministri.
La dichiarazione di Giorgia Meloni consultabile sul sito della Presidenza de Consiglio dei ministri.

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