Quello che Meloni non dice sugli sbarchi di migranti

Secondo la presidente del Consiglio, c’è stato un calo del 60 per cento. Abbiamo controllato se ha ragione o no
ANSA
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Il 6 agosto, in un’intervista al TG5 su Canale 5, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato di vedere «un disegno politico intorno ad alcune decisioni della magistratura», in particolare «quelle che riguardano i temi dell’immigrazione». È «come se in qualche maniera si volesse frenare la nostra opera di contrasto all’immigrazione illegale, ciononostante i flussi di immigrati illegali in Italia sono diminuiti del 60 per cento e lavoriamo per fare ancora meglio», ha aggiunto.
Senza entrare nel merito delle accuse alla magistratura, la percentuale citata dalla presidente del Consiglio è corretta? In altre parole, è vero che, grazie al governo Meloni, gli sbarchi di migranti in Italia si sono più che dimezzati? Vediamo cosa dicono i numeri.

Va innanzitutto precisato che Meloni non ha indicato il periodo di riferimento per la riduzione del 60 per cento: ha parlato solo di un calo generico. Quando si confrontano dei dati – in questo caso il numero di arrivi di migranti – è fondamentale sapere in quale periodo si è registrata la variazione e con quale periodo la si sta confrontando.

Poiché Meloni ha attribuito il calo alle politiche del suo governo contro l’immigrazione irregolare, si può presumere che si riferisse a una diminuzione registrata durante il suo mandato rispetto al periodo precedente al suo insediamento, avvenuto il 22 ottobre 2022. Dobbiamo quindi verificare se oggi gli sbarchi siano effettivamente più bassi rispetto a quel momento, e se la riduzione sia davvero del 60 per cento.

Il grafico mostra l’andamento del numero di arrivi annui di migranti sulle coste italiane da ottobre 2016 ad agosto 2025, calcolato su base mobile (cioè sommando gli sbarchi avvenuti nei 365 giorni precedenti a ogni data). Questo indicatore consente di osservare l’evoluzione del fenomeno senza le forti oscillazioni dei dati giornalieri e senza i limiti dei dati annuali o mensili, fornendo un quadro più stabile e confrontabile nel tempo.

La fonte dei dati è l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), un’agenzia che si occupa dell’assistenza ai rifugiati. Le cifre sugli sbarchi vengono aggiornate ogni settimana sulla base di stime dell’UNHCR e riviste ogni mese in base ai dati ufficiali forniti dal Ministero dell’Interno.

Le aree colorate del grafico indicano i periodi in cui erano in carica i diversi governi, dal governo Gentiloni all’attuale.
Dalla metà del 2017 gli sbarchi sono diminuiti fino a toccare un minimo nel 2019, durante il primo governo Conte. Nei due anni successivi i numeri sono rimasti bassi, per poi iniziare a crescere costantemente dal 2021, sotto il governo Draghi, fino a raggiungere un nuovo picco nel 2023, durante il governo Meloni. In seguito gli arrivi sono calati in modo marcato, stabilizzandosi però su valori più alti rispetto al 2019-2020 e simili a quelli dei mesi del 2022, prima dell’insediamento dell’attuale governo.

Quando Meloni parla di un calo del 60 per cento, dunque, fa riferimento alla differenza tra il numero di sbarchi annui registrato nell’ottobre 2023 (circa 170 mila) e quello attuale (circa 69 mila). La riduzione tra questi due valori è effettivamente intorno al 60 per cento.

Questa diminuzione, però, non riguarda il periodo precedente all’arrivo del governo Meloni, ma un picco di arrivi avvenuto proprio durante il suo mandato.
Secondo i dati raccolti dall’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), con il contributo del Ministero degli Esteri, l’aumento degli sbarchi nei mesi successivi all’insediamento del governo Meloni è stato causato soprattutto da un forte incremento delle partenze dalla Tunisia. Proprio con la Tunisia è stato poi firmato un accordo per limitare i flussi migratori, criticato da alcune organizzazioni per i diritti umani.

Nel 2024 e nei primi mesi del 2025 le partenze dalla Tunisia sono diminuite, mentre di recente sono aumentate quelle dalla Libia. Per questo negli ultimi mesi gli sbarchi in Italia hanno registrato una nuova crescita, visibile anche nel grafico, per poi stabilizzarsi. Dal 1° gennaio al 13 agosto di quest’anno gli arrivi sono stati circa 38.200, contro i circa 37.300 dello stesso periodo del 2024, poco meno di mille in meno.

Sulla base di questi numeri, i centri per migranti costruiti dal governo italiano in Albania – e oggetto della contesa tra Meloni e la magistratura – non sembrano avere avuto l’effetto deterrente sperato nel contrasto all’immigrazione, dato che il calo degli arrivi ha riguardato quasi esclusivamente le partenze dalla Tunisia.

Ricapitolando: il calo del 60 per cento citato da Meloni è reale, ma si riferisce al confronto con un picco di sbarchi avvenuto durante il suo stesso governo, non con il periodo precedente al suo insediamento. La riduzione è legata soprattutto alla diminuzione delle partenze dalla Tunisia, favorita dall’accordo firmato con il Paese nordafricano, mentre altre misure, come i centri per migranti in Albania, non hanno inciso in modo significativo.

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