Perché il caso Cospito è politico oltre che giudiziario

L’anarchico è ricoverato in ospedale a causa di uno sciopero della fame contro il 41-bis. Abbiamo ricostruito le tappe principali che hanno coinvolto il governo e il Parlamento
Ansa
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Lo scorso 6 marzo il Comitato nazionale di bioetica, un organismo di consulenza del governo e del Parlamento, ha risposto ad alcune domande del ministro della Giustizia Carlo Nordio sul caso di Alfredo Cospito. Il giorno successivo l’anarchico, sottoposto al regime del 41-bis, è stato trasferito di nuovo all’Ospedale San Paolo di Milano a causa delle precarie condizioni di salute dovute al suo sciopero della fame. Tra le altre cose, la maggioranza dei membri del Comitato ha dichiarato che Cospito potrà essere alimentato forzatamente contro la sua volontà.

Quello che riguarda l’anarchico non è però soltanto un caso giudiziario, come è diventato chiaro nelle ultime settimane. La politica gioca un ruolo rilevante da diversi mesi, con decisioni che hanno interessato non soltanto questo governo. Tappa per tappa, vediamo qual è stato finora il ruolo della politica in questa vicenda.

Il caso Cospito in breve

Alfredo Cospito è un militante anarchico insurrezionalista ed è in carcere dal 2016 a causa di due diverse condanne, come ricostruisce un dossier della fondazione Antigone, che si occupa della tutela dei diritti dei detenuti nel sistema penitenziario italiano. Da un lato Cospito è stato condannato definitivamente a dieci anni e otto mesi di carcere per aver sparato alle gambe di Roberto Adinolfi, dirigente della società industriale Ansaldo, nel 2012 a Genova. Dall’altro lato Cospito è stato condannato in secondo grado a 20 anni di reclusione per aver fatto esplodere nel 2006 due pacchi bomba davanti alla “Scuola allievi carabinieri” di Fossano, in provincia di Cuneo, senza causare morti e feriti.

Il 20 ottobre 2022 Cospito ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro il regime del 41-bis (il cosiddetto “carcere duro”), a cui è sottoposto da maggio 2022 su decisione dell’allora ministra della Giustizia Marta Cartabia. In base alla legge sull’ordinamento penitenziario, il regime del 41-bis è applicato per impedire collegamenti tra i detenuti e l’esterno. In breve, i detenuti che sono sottoposti all’articolo 41-bis devono rispettare restrizioni più severe rispetto agli altri detenuti. Per esempio, un detenuto nel regime di “carcere duro” deve stare da solo in una cella, isolato da tutti gli altri detenuti, e non ha la possibilità di accedere a spazi comuni. Si possono trascorrere al massimo due ore al giorno negli spazi all’aperto dell’istituto penitenziario (la cosiddetta “ora d’aria”). Esistono limitazioni anche per i colloqui: in persona ne è concesso solo uno al mese e solo con i familiari, senza la possibilità di passarsi oggetti, mentre per via telefonica si può fare al massimo una chiamata di dieci minuti al mese, registrata.

Con il suo sciopero della fame Cospito protesta anche contro la possibilità che la sua condanna per strage possa essere cambiata in «strage politica», con la conseguenza di poter essere condannato all’ergastolo ostativo. Questo regime carcerario esclude gli autori di alcuni reati particolarmente gravi da possibili benefici penitenziari, salvo in casi particolari. A luglio 2022 la Cassazione ha rinviato il processo alla Corte d’appello di Torino, che dovrà esprimersi se riconsiderare il reato oppure no. 

La tappe politiche

Come anticipato, il primo intervento significativo della politica nel caso Cospito è avvenuto a maggio 2022, durante il governo di Mario Draghi. All’epoca la ministra della Giustizia Cartabia aveva deciso di sottoporre Cospito al regime del “carcere duro”. In base all’articolo 41-bis della legge sull’ordinamento penitenziario, questo regime può essere disposto con un provvedimento del ministro della Giustizia su richiesta del Ministero dell’Interno o del pubblico ministero che indaga, dopo aver ricevuto il parere della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. 

In quell’occasione Cartabia aveva ritenuto che Cospito comunicasse con l’esterno e con i membri della Federazione anarchica informale (Fai), attraverso la pubblicazione di articoli su riviste che incitavano a comportamenti violenti. In base alla legge, il provvedimento del Ministero della Giustizia ha una durata di quattro anni e può essere prorogato per due anni senza limiti, «quando risulta che la capacità di mantenere collegamenti con l’associazione criminale, terroristica o eversiva non è venuta meno».

Il 9 febbraio 2023 l’attuale ministro della Giustizia Carlo Nordio ha respinto l’istanza di revoca del 41-bis presentata dai legali di Cospito con «un provvedimento articolato», ha spiegato una breve nota del Ministero della Giustizia. Il 15 febbraio, durante un’informativa alla Camera, Nordio ha motivato la sua decisione, spiegando che i «profili di pericolosità» di Cospito «sono confermati dal moltiplicarsi delle azioni intimidatorie e violente» da parte di «gruppi anarchici insurrezionali». «Permane dunque la capacità del Cospito di orientare le iniziative di lotta della galassia anarco-insurrezionalista verso strategie e obiettivi più rilevanti», ha dichiarato il ministro della Giustizia. Nordio ha inoltre aggiunto che la posizione del suo ministero è condivisa anche dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.

Cospito ha fatto ricorso per l’applicazione del 41-bis anche in Cassazione, che ha respinto la sua richiesta. La sentenza era attesa per il 7 marzo, ma è stata anticipata al 24 febbraio a causa delle condizioni di salute del detenuto.

Il discusso intervento di Donzelli

Il 31 gennaio il caso Cospito ha scatenato un acceso scontro politico in Parlamento, quando il deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli è intervenuto alla Camera per difendere il regime del “carcere duro” contro l’anarchico. In aula Donzelli ha detto che Cospito è un «influencer» che la mafia sta utilizzando ​​«per far cedere lo Stato sul 41-bis». A sostegno della sua tesi, il deputato di Fratelli d’Italia ha detto che, in base a «documenti che sono presenti al Ministero della Giustizia», tra dicembre e gennaio Cospito è riuscito a parlare con due mafiosi, sottoposti anche loro al regime del 41-bis. Donzelli ha poi collegato queste conversazioni con la visita effettuata nel carcere di Sassari il 12 gennaio 2023 da quattro parlamentari del Partito democratico per valutare le condizioni di salute di Cospito. Secondo il deputato di Fratelli d’Italia, bisognava chiedersi «se questa sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi con la mafia».

Nelle ore successive all’intervento, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro aveva ammesso di aver fatto leggere le conversazioni riservate di Cospito a Donzelli. I partiti dell’opposizione, dopo aver chiesto le dimissioni sia di Donzelli sia di Delmastro (poi difesi dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni), hanno chiesto spiegazioni a Nordio, che nei giorni successivi ha dichiarato che i documenti visionati dal deputato di Fratelli d’Italia non erano coperti «da segreto». 

Il 3 febbraio è stata poi istituita alla Camera una commissione che dovrà esprimere entro il 29 marzo una valutazione della condotta di Donzelli in aula, che comunque non avrà particolari conseguenze concrete. Le prime audizioni della commissione, che è presieduta dal vicepresidente della Camera Sergio Costa (Movimento 5 stelle), sono iniziate il 22 febbraio.

Il responso del Comitato nazionale di bioetica

Come anticipato, al momento Cospito è ricoverato all’Ospedale San Paolo di Milano. A gennaio l’anarchico aveva scritto una lettera in cui aveva ribadito la sua volontà di morire contro il regime del 41-bis. «Porterò avanti la mia linea fino alle estreme conseguenze, non per un ricatto ma perché questa non è vita», aveva scritto Cospito. «Se l’obiettivo dello Stato italiano è quello di farmi dissociare dalle azioni degli anarchici fuori, sappia che io ricatti non ne subisco da buon anarchico».

Sul comportamento adottato da Cospito il 6 febbraio Nordio ha presentato una serie di chiarimenti al Comitato nazionale di bioetica, che ha risposto il 6 marzo. Il Comitato nazionale di bioetica è composto da esperti in discipline giuridiche, sociali e mediche, e i suoi vertici vengono nominati dalla Presidente del Consiglio dei ministri. Tra le altre cose Nordio ha voluto sapere dal Comitato quali sono le possibilità a disposizione del suo ministero per mantenere in vita l’anarchico. Su dieci punti i 30 membri del Comitato hanno espresso una posizione condivisa. Per esempio, secondo il Comitato, «lo Stato non ha il diritto di limitare con misure coercitive lo sciopero della fame, che costituisce un segno dell’incomprimibile libertà di ogni essere umano».

Diciannove membri del Comitato, ossia la maggioranza, hanno però espresso la posizione secondo cui «nel caso di imminente pericolo di vita, quando non si è in grado di accertare la volontà attuale del detenuto, il medico non è esonerato dal porre in essere tutti quegli interventi atti a salvargli la vita». 

Al momento non è dunque noto quale posizione prenderanno il Ministero della Giustizia e i medici curanti nel caso in cui le condizioni di salute di Cospito peggiorassero ancora a causa dello sciopero della fame. Ribadiamo, infatti, che il Comitato ha una funzione di consulenza del governo. È possibile, ma non obbligatorio, che quest’ultimo ne segua le indicazioni.

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