Migranti: tutta la disinformazione politica del 2020

Ansa
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Il 18 dicembre il Senato ha approvato in via definitiva la conversione in legge del decreto “Immigrazione”, con cui il governo Conte II ha modificato – e non «cancellato definitivamente», come ripetono alcuni del Pd – una parte delle misure introdotte dai due decreti “Sicurezza” fortemente voluti dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini durante il precedente governo Conte I.

Questo voto – arrivato a oltre un anno e tre mesi dal cambio di maggioranza a sostegno dello stesso presidente del Consiglio, Giuseppe Conte – ha riportato d’attualità nel dibattito politico italiano il tema dell’immigrazione, che quest’anno, complice l’emergenza causata dal coronavirus, è passato in secondo piano rispetto agli anni scorsi.

Questo non vuol dire però che i politici non ne abbiano parlato. Nel 2020 Pagella Politica ha verificato quasi 30 dichiarazioni dedicate ai migranti e pubblicato alcuni approfondimenti sul tema. Anche quest’anno, a fianco di informazioni e numeri corretti diversi esponenti di tutti i partiti dell’arco parlamentare hanno diffuso disinformazione sugli stranieri che cercano di arrivare in Italia o che, una volta arrivati, hanno chiesto protezione al nostro Paese.

Dal coronavirus agli sbarchi, passando per i rimpatri e le regolarizzazioni, vediamo quali sono state le dichiarazioni più imprecise di quest’anno sull’immigrazione.

No, i migranti non sono untori

In periodo di pandemia, una delle tesi più cavalcate dall’opposizione in Italia è stata quella secondo cui i migranti hanno contribuito ad alimentare la diffusione del coronavirus nel nostro Paese.

Già a fine gennaio 2020 – quando ancora non era scoppiata la prima ondata – la Lega aveva diffuso accuse prive di fondamento, associando sui social immagini dei migranti arrivati dal Mediterraneo sulle coste italiane con quelle del coronavirus Sars-CoV-2.

La teoria dei “migranti untori” è tornata di moda poi nel mese di agosto, quando i contagi giornalieri in Italia hanno toccato i livelli più bassi dall’inizio dell’epidemia. Anche in questo caso, alcuni esponenti della Lega e di Fratelli d’Italia avevano detto, per esempio, che un contagiato su quattro era un immigrato e che non si poteva continuare a ignorare il legame tra sbarchi e diffusione del contagio. In realtà – sebbene il governo abbia gestito non senza problemi l’aumento degli sbarchi estivi, in particolare in Sicilia – le statistiche ufficiali evidenziavano che il contributo dei migranti al contagio fosse «minimale».

Gli sbarchi sono triplicati, ma non c’è un’«invasione»

Abbiamo accennato all’aumento degli sbarchi: vediamo meglio che cosa dicono i numeri. In base ai dati del Ministero dell’Interno, da inizio anno al 21 dicembre 2020 sono sbarcati in Italia oltre 33.500 migranti, circa il triplo rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Durante l’anno il leader della Lega Matteo Salvini ha più volte attaccato il governo per questi numeri, rivendicando i successi dei suoi decreti “Sicurezza” e della sua politica dei “porti chiusi” (ricordiamo, però, che con il primo governo Conte i porti non furono mai “chiusi” del tutto ai migranti: era stata messa in campo una politica molto severa nei confronti delle navi Ong che salvavano i migranti nel Mediterraneo).

Ma come abbiamo spiegato di recente, Salvini ha esagerato a rivendicare il suo contributo nella dinamica migratoria, parlando spesso di «invasione» in questi mesi ma dimenticandosi di rapportare i dati attuali con quelli – ben più elevati – del periodo 2014-2016 (Grafico 1).
Grafico 1. Andamento annuale degli sbarchi dal 2014 al 2020 (per quest'anno il dato è aggiornato al 21 dicembre) – Fonte: Ministero dell'Interno
Grafico 1. Andamento annuale degli sbarchi dal 2014 al 2020 (per quest'anno il dato è aggiornato al 21 dicembre) – Fonte: Ministero dell'Interno
Anche altri politici hanno commesso delle imprecisioni parlando di sbarchi, come l’ex sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini del Pd e Licia Ronzulli di Forza Italia.

A inizio 2020 la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni si era addirittura meritata una “Panzana Pazzesca” quando aveva sostenuto che con il voto favorevole del Parlamento europeo e del M5s al Global Compact, l’Ue avesse dato «praticamente il via libera all’invasione» dei migranti «senza regole». Un’accusa del tutto priva di fondamento.

I dati sui rimpatri

L’altro lato della medaglia degli sbarchi è quello dei rimpatri, che nel 2020 hanno subito uno stop forzato a causa dell’emergenza coronavirus. A febbraio – prima dello scoppio dell’epidemia – Pagella Politica aveva pubblicato alcuni dati in esclusiva, ottenuti con un Foia dal Ministero dell’Interno, che dimostravano due cose: da un lato, Salvini da ministro non aveva mantenuto le promesse sui rimpatri fatte in campagna elettorale; dall’altro lato, nei primi quattro mesi del secondo governo Conte, i dati sui rimpatri non erano cambiati molto rispetto a prima, con la nuova ministra dell’Interno Luciana Lamorgese.

In generale, non sono mancati gli errori quando si è tornati a parlare di rimpatri, sia all’opposizione che alla maggioranza. A luglio, per esempio, il viceministro degli Esteri Matteo Mauri (Pd) aveva scritto che Lamorgese aveva fatto il «600 per cento» di rimpatri in più rispetto a Salvini. Una dichiarazione sbagliata, frutto della confusione con i numeri sui ricollocamenti, che dopo il nostro fact-checking Mauri ha provveduto a correggere.

Accoglienza, quanto ci costi? Non 5 miliardi

Immancabile, anche nel 2020, è stato il tema sui costi dell’accoglienza dei migranti. L’11 ottobre, il senatore di Forza Italia Enrico Aimi ha scritto su Facebook che «5 miliardi è il costo annuale, folle, sopportato dalle casse dello Stato per far fronte all’arrivo di clandestini che, nel 95 per cento dei casi, non avrebbero titolo alcuno per soggiornare nel Belpaese».

Per questa dichiarazione Aimi si è meritato un “Pinocchio andante”: il costo dell’accoglienza è stimabile intorno ai 2 miliardi di euro circa nel 2020, mentre oltre un richiedente asilo su cinque ha ottenuto una forma di protezione. Negli anni scorsi queste percentuali erano addirittura superiori.

A proposito di asilo, a fine settembre la Commissione europea ha avanzato una proposta per riformare il Regolamento di Dublino, un accordo che di fatto penalizzano l’Italia nella gestione dei richiedenti protezione internazionale. Al di là delle critiche legittime alla proposta europea di riforma, non è vero come ha detto Meloni che questo regolamento si occupa solo dei «profughi, ossia il 10 per cento del totale».

È pure impreciso dire, come ha fatto il presidente del Parlamento europeo David Sassoli (Pd), che i migranti in Europa rappresentano lo «0,004 per cento» di tutta la popolazione. Mentre è del tutto falso sostenere, come ha fatto il deputato leghista Gianluca Cantalamessa, che nel nostro Paese «nascono sempre più stranieri». I nati da genitori entrambi stranieri – che non possono quindi ottenere subito la cittadinanza italiana – hanno sì contribuito a contenere il calo demografico in corso nel nostro Paese, ma sono in diminuzione costante anche loro dal 2012.

Pochi braccianti regolarizzati?

Chiudiamo questa nostra rassegna politica parlando della regolarizzazione dei migranti, un provvedimento contenuto nel decreto “Rilancio” approvato a maggio scorso. Secondo i dati definitivi del Ministero dell’Interno, sono state presentate in totale oltre 200 mila domande di regolarizzazione, l’85 per cento circa riguardanti il lavoro domestico e di assistenza della persona (mentre il governo aveva per lo più difeso questa misura perché avrebbe portato all’emersione di rapporti di lavoro nell’ambito dell’agricoltura).

Anche qui ci sono stati diversi errori e semplificazioni da parte dei nostri politici. Per esempio, Meloni si è meritata un “Pinocchio andante” quando a luglio sosteneva che la regolarizzazione avrebbe riguardato «tutti i clandestini».

È vero poi che lo Stato ha stimato costi di circa 300 milioni l’anno per questo provvedimento, ma queste stime non tengono conto dei potenziali benefici (per esempio, quelli provenienti dalle nuove entrate fiscali derivate dall’emersione dei rapporti di lavoro sconosciuti all’erario).

Questa regolarizzazione non è stato un provvedimento «senza precedenti», come accusato da Salvini a maggio scorso: dal 1980 in poi, i governi di centrodestra hanno regolarizzato quasi 880 mila migranti e quelli di centrosinistra meno di 500 mila.

Le bufale sui social e su WhatsApp

Infine, anche i nostri colleghi di Facta hanno avuto il loro da fare nel fare chiarezza o smontare decine di bufale a tema “migranti”, che sono circolate negli ultimi mesi sui social o su WhatsApp.

Anche qui sono individuabili alcuni macrotemi. Per esempio, spesso sono state condivise false dichiarazioni di politici, come quella della ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova, che non ha mai detto che gli italiani «hanno solo da imparare» dai migranti; oppure quella dell’ex ministra del Pd Cecile Kyenge, che non ha mai chiesto ai migranti di «ribellarsi al governo». Il giornalista Enrico Mentana non ha invece mai dichiarato che «bisogna nascondere gli sbarchi e i crimini dei migranti, per rendere meno grave il problema».

Per quanto riguarda l’accoglienza, sono circolate notizie false sui soldi impiegati per i richiedenti asilo: per esempio, non è vero che il governo offre ai «clandestini» 500 euro al mese, mentre loro ne chiedono «2 mila»; o che ci sono migranti che pretendono «46 euro al giorno».

Non sono infine mancati i consueti video e foto vecchi, manipolati o pubblicati fuori contesto, che sono stati condivisi per diffondere messaggi falsi o fuorvianti. Sul sito di Facta trovate tutti gli articoli anti-bufala scritti da maggio in poi.

Qual è stata la dichiarazione peggiore di un politico italiano in questo 2020? Clicca qui per votare alla Pagella Cup 2020.

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