Articolo aggiornato il 31 gennaio alle ore 15
Il 29 gennaio, il segretario della Lega Matteo Salvini ha chiesto provocatoriamente su Facebook, Twitter e Instagram se sia «normale» che mentre nel resto del mondo vengono chiuse le «frontiere» per via del nuovo coronavirus cinese 2019-nCoV, in Italia vengano fatti sbarcare i migranti.
Il riferimento, esplicitato nell’immagine che accompagna i post sui social, è allo sbarco a Taranto di alcune centinaia di migranti dalla nave Ong Ocean Viking il 29 gennaio, la cui foto è affiancata a quella di una persona orientale vestita con una tuta protettiva.
Ad oggi non ha alcun fondamento l’associazione tra migranti che arrivano in Italia via mare dall’Africa e il nuovo coronavirus, un collegamento portato avanti anche da siti di estrema destra che diffondono notizie false. Associare ingiustamente gli sbarchi e il diffondersi di malattie – cosa fatta ancora nel recente passato da Forza Nuova a proposito della meningite – veicola un messaggio dal sottotesto razzista.
Andiamo allora a vedere perché, nel dettaglio, il collegamento tra il virus 2019-nCoV e migranti che sono arrivati via mare sia del tutto infondato.
Dove ha colpito finora il coronavirus 2019-nCoV
Secondo l’ultimo report disponibile dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), aggiornato al 29 gennaio 2020, sono stati confermati casi di coronavirus 2019-nCoV in 16 Stati: otto nell’area del Pacifico occidentale (Cina, Giappone, Australia, Singapore, Cambogia, Malesia, Vietnam e Corea del Sud), tre nel sud-est asiatico (Thailandia, Nepal, Sri Lanka), due in Nord America (Stati Uniti e Canada), due in Europa (Francia e Germania) e uno in Medio Oriente (Emirati Arabi Uniti).
Nessuno in Africa.
Aggiornamento del 31 gennaio: sono stati confermati due casi anche in Italia, si tratta di due turisti cinesi arrivati in Italia regolarmente, in aereo, e non di migranti arrivati via mare sui barconi. Ancora nessun caso confermato in Africa e, in particolare, nei Paesi di partenza dei migranti che attraversano il Mediterraneo
Non solo. Come ha scritto il 30 gennaio l’Istituto superiore di sanità (Iss) italiano, «tutti i casi registrati al di fuori della Cina sono associati a viaggi nella città di Wuhan o hanno avuto un contatto diretto con persone con una storia di viaggio in Cina, fatta eccezione per un caso in Vietnam in cui è stato documentato il contatto con un caso confermato che a sua volta aveva viaggiato a Wuhan».
Da dove vengono i migranti che sbarcano in Italia
I migranti che sbarcano in Italia partono da Paesi del Nord Africa (Libia, Tunisia, Algeria ed Egitto) e più raramente da Turchia, Grecia e Albania. Le loro nazionalità sono o africane o asiatiche.
Se ci concentriamo su quelle asiatiche, secondo i dati del Ministero dell’Interno più aggiornati, da inizio anno al 30 gennaio 2020 risultano essere arrivati in Italia migranti dal Bangladesh (91), dall’Iraq (62) e dall’Iran (48). Se includiamo anche i dati di tutto il 2019, possiamo aggiungere anche il Pakistan (1.180). In nessuno di questi Paesi ad oggi sono stati riscontrati casi di coronavirus 2019-nCoV.
Ma, si potrebbe obiettare, le nazionalità dichiarate non sempre corrispondono a quelle reali e nei dati del Ministero dell’Interno la categoria residuale “Altre nazionalità” non ci permette di sapere se tra queste ci siano quella cinese, nepalese, vietnamita o di altri Paesi dove c’è stato il contagio.
L’obiezione è però destinata a cadere se si considera che nei Paesi da cui partono i migranti non sono ancora stati registrati casi di coronavirus 2019-nCoV (dunque è improbabile che il contagio sia avvenuto lì) e che il tempo necessario per arrivare in questi Stati (Libia, Tunisia, etc.) dai Paesi di origine, specie se asiatici, è spesso di diversi mesi (mentre il virus è comparso – come ha riportato anche in una relazione al Senato del 30 gennaio il ministro della Salute Roberto Speranza – in Cina a dicembre 2019). Dunque è praticamente impossibile che i migranti abbiano avuto il tempo di contrarre il virus in patria e di arrivare, malati, sulle sponde del Mediterraneo.
Ad oggi, l’unica via attraverso cui il virus potrebbe giungere in Italia, secondo il parere unanime dell’Oms, dell’Iss e del Centro europeo di prevenzione e controllo delle malattie (Ecdc), è l’aereo [Aggiornamento: cosa che, come detto, si è in effetti scoperto il 30 gennaio essere avvenuta].
Inoltre, va aggiunto che i migranti che arrivano in Italia via mare, e non solo, sono subito sottoposti a controlli sanitari, come stabilito dalle Linee guida del Ministero della Salute, con l’intervento anche della Sanità marittima, aerea e di frontiera.
Il parere del Centro europeo di prevenzione e controllo delle malattie
Per avere conferma dell’assenza di un qualsiasi legame tra migranti sbarcati in Italia e coronavirus cinese, abbiamo contattato direttamente l’Ecdc, che ha risposto di aver dedicato «un apposito sito al virus 2019-nCoV, che viene aggiornato su base giornaliera con gli sviluppi più recenti. Al momento – ha aggiunto l’Ecdc – non esistono informazioni di questo genere [circa il legame tra sbarchi e virus 2019-nCoV n.d.r.] di cui la nostra agenzia sia a conoscenza».
Abbiamo contattato anche l’Iss per avere un’analoga rassicurazione ma siamo ancora in attesa di risposta. Non appena ci verrà fornita provvederemo ad aggiornare l’articolo.
In conclusione
Salvini ha diffuso sui propri canali social un’associazione del tutto gratuita tra gli sbarchi di migranti che sono arrivati in Italia dal Mar Mediterraneo e il coronavirus cinese 2019-nCoV.
Questa associazione nei fatti non esiste. Come ha confermato a Pagella Politica anche l’Ecdc, non c’è nessuna evidenza di migranti arrivati via mare che fossero contagiati dal virus cinese. Questo oltretutto si spiega facilmente: il coronavirus non è presente nei luoghi da cui partono i barconi con i migranti e al momento non ci sono casi confermati di contagio in Africa.
Ma non solo. Anche ci fossero, le tempistiche con cui si è diffuso il virus – il contagio è iniziato a dicembre 2019 – e la collocazione geografica dei focolai (tutti in Cina), rendono altamente improbabile che i migranti che sono arrivati in Italia via mare, partendo dalle sponde del Mediterraneo, siano stati esposti alla malattia.
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