Il fact-checking definitivo della conferenza stampa di fine anno di Giorgia Meloni

Abbiamo verificato 16 dichiarazioni della presidente del Consiglio, che ha detto alcune cose corrette e altre false
ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
Nella conferenza stampa di fine anno, tenutasi dopo due rinvii giovedì 4 gennaio, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha risposto a una quarantina di domande dei giornalisti su vari temi, dall’economia all’immigrazione, passando per il Meccanismo europeo di stabilità (Mes).

Abbiamo verificato 16 dichiarazioni di Meloni in altrettanti brevi fact-checking: in alcuni casi la presidente del Consiglio ha detto la verità, in altri casi ha detto cose non supportate dai fatti.

La crescita del Pil

«Quest’anno la crescita italiana è stimata […] superiore alla media europea»

Non è vero: secondo le stime più aggiornate della Commissione europea, dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e del Fondo monetario internazionale, nel 2024 il Prodotto interno lordo (Pil) italiano crescerà meno della media europea, come avevamo già mostrato più nel dettaglio verificando una dichiarazione del deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli a dicembre secondo cui l’Italia era la «locomotiva d’Europa». Per esempio, secondo la Commissione Ue, quest’anno l’economia italiana crescerà dello 0,9 per cento rispetto al 2023: è la quarta percentuale più bassa di tutta l’Unione europea, che secondo le previsioni dovrebbe crescere in media del +1,3 per cento.

Il finanziamento del taglio del cuneo fiscale

«[Nella] legge di Bilancio ci sono stati dei tagli lineari che ci consentivano, tagliando la spesa pubblica, di sostenere, per esempio, il rinnovo del taglio del cuneo contributivo»

La legge di Bilancio per il 2024 ha rinnovato temporaneamente per quest’anno il taglio del cuneo fiscale già in vigore nella seconda metà del 2023. Ma questa misura, come abbiamo spiegato a ottobre, non è stata finanziata con tagli alla spesa pubblica, bensì con uno scostamento di bilancio approvato dal Parlamento, ossia facendo maggiore ricorso al debito pubblico.

La ratifica della riforma del Mes

«Non c’è mai stata una maggioranza in Parlamento per ratificare la modifica di un trattato che qualcuno ha sottoscritto»

Qui Meloni ha ragione: da gennaio 2021, quando è stata firmata la riforma del trattato che ha istituito il Meccanismo europeo di stabilità (Mes), nel Parlamento italiano i partiti a favore della ratifica della riforma non sono mai stati in maggioranza.

Il ricorso al Mes sanitario

«Nessuno ha scelto di accedere anche quando fu fatta la versione light del Mes sanitario»

La presidente del Consiglio dice la verità. A maggio 2020, a poche settimane dall’inizio della pandemia di Covid-19, all’interno del Mes è stato creato il Pandemic crisis support, una linea di credito con cui uno Stato membro dell’area euro poteva chiedere prestiti per un valore massimo pari al 2 per cento del proprio Pil del 2019.

Il Pandemic crisis support aveva condizioni di accesso meno rigide rispetto agli altri strumenti di sostegno del Mes: bastava usare i prestiti ricevuti per far fronte alla spese sanitarie della pandemia. Nessun Paese membro del Mes ne ha però fatto ricorso.

La tassa sugli extraprofitti delle banche

«Ora la tassa [sugli extraprofitti delle banche] è lì, cioè nessuno ha tolto questa tassa […]. Quello che è cambiato in sede di conversione è stata l’aggiunta della possibilità, in alternativa al versamento immediato di questa tassazione, di accantonare un importo pari ad almeno due volte e mezzo l’ammontare della tassazione»

Nella ricostruzione sulla tassa sugli extraprofitti delle banche la presidente del Consiglio ha omesso un dettaglio importante. A inizio agosto il governo ha approvato un decreto-legge che conteneva la nuova imposta, poi modificata durante l’esame parlamentare, consentendo alle banche di non pagarla nel caso in cui accantonino una somma pari a due volte e mezzo l’imposta per rafforzare il proprio patrimonio.

Il problema è che il governo aveva promesso di recuperare con questa nuova imposta alcuni miliardi di euro. Ad inizio agosto, ad esempio, Matteo Salvini – vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture – aveva dato grande risalto alla misura, dichiarando: «Tutti gli introiti andranno a due voci: aiuto per i mutui delle prime case, sottoscritti in tempi diversi rispetto agli attuali, e taglio delle tasse», nonché stimando che lo Stato incasserà «alcuni miliardi». Alla fine questi soldi non sono stati incassati perché le principali banche italiane hanno deciso di non versare l’imposta.

I poteri del capo dello Stato con il premierato

«Noi avevamo scelto di non toccare i poteri del presidente della Repubblica e non li tocchiamo. Noi manteniamo intatto il ruolo del presidente della Repubblica»

Quello che dice la leader di Fratelli d’Italia è scorretto. La riforma costituzionale per l’elezione diretta del presidente del Consiglio, presentata in Parlamento dal governo, modifica i poteri del presidente della Repubblica. Tra le altre cose, se la riforma sarà approvata, il capo dello Stato non nominerà più il presidente del Consiglio e non potrà nominare i senatori a vita.

La promessa sul premierato

«[Sul premierato] io ho fatto quello che i cittadini mi hanno chiesto di fare, perché era scritto nel nostro programma, lo abbiamo fatto»

Non è vero: il programma presentato dalla coalizione di centrodestra per le elezioni del 25 settembre 2022 proponeva l’elezione diretta del presidente della Repubblica, non quella del presidente del Consiglio.

L’andamento degli sbarchi

«[Sugli sbarchi] sono leggermente più soddisfatta dei dati dell’ultima parte dell’anno che dimostrano, rispetto ai dati iniziali, un calo»

Secondo il Ministero dell’Interno, nel 2023 sono sbarcati sulle coste italiane quasi 158 mila migranti, in aumento rispetto ai 105 mila arrivati nel 2022. Nei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2023 gli sbarchi sono stati però di meno rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente, come correttamente sottolineato da Meloni.

L’approvazione della legge di Bilancio

«Abbiamo approvato la legge di Bilancio in tempi record rispetto a quello che accadeva in passato. Non dico in Parlamento, dico a livello di governo, in Consiglio dei ministri»

Meloni rivendica un record non supportato dai fatti. Il suo governo ha approvato il disegno di legge di Bilancio per il 2024 nel Consiglio dei ministri del 16 ottobre 2023, presentando poi il testo in Senato due settimane dopo, il 30 ottobre.

Andando indietro nel tempo, si trovano governi che hanno seguito tempistiche simili per quanto riguarda l’approvazione in Consiglio dei ministri. Per esempio la legge di Bilancio per il 2019 è stata approvata dal governo Conte il 15 ottobre 2018, quella per il 2018 è stata approvata dal governo Gentiloni il 16 ottobre 2017, e quella per il 2017 è stata approvata dal governo Renzi il 15 ottobre 2016.

Le prime elezioni per Fratelli d’Italia

«Io ho fondato un partito dieci anni fa che alle prime elezioni ha preso l’1,95 per cento»

Vero. Fratelli d’Italia è nato alla fine del 2012 e ha partecipato per la prima volta alle elezioni politiche a febbraio 2013. In quell’occasione il partito di Meloni prese l’1,96 per cento dei voti per l’elezione della Camera, la percentuale ricordata dalla presidente del Consiglio in conferenza stampa.

L’Italia nella Via della Seta

«[L’Italia è stato] l’unico Paese del G7 a far parte della Via della Seta» 

È corretto. A marzo 2019 il primo governo Conte ha sottoscritto un memorandum of understanding con la Cina per il progetto infrastrutturale, unico Paese membro del G7 a farlo (ma non dell’Ue). Il governo Meloni ha deciso di non rinnovare questo accordo.

Il sovraffollamento carcerario

«Sul piano della politica carceraria, in generale anche qui ereditiamo una situazione che è obiettivamente molto complessa con sovraffollamento cronico di circa il 120 per cento, con 60 mila detenuti circa a fronte della capienza delle nostre carceri che si aggira intorno ai 50 mila»

Corretto. Secondo il Ministero della Giustizia, al 31 dicembre 2023 la capienza regolamentare degli istituti penitenziari in Italia era pari a 51.179 posti. I detenuti presenti erano in totale 60.166, con un tasso di sovraffollamento pari al 117,5 per cento, arrotondato da Meloni al 120 per cento.

Il dibattito sulla nuova legge elettorale

«Come lei sa io sono favorevolissima alle preferenze e quindi al ritorno delle preferenze»

È vero. Basta una breve ricerca su Twitter (ora diventato X) per trovare molti tweet di Meloni in cui, dal 2011 in poi, si è detta favorevole all’introduzione delle preferenze nella legge elettorale italiana.

L’asilo nido gratis per i secondi figli

«Se lei guarda i provvedimenti che noi abbiamo portato avanti, sono concentrati sulle madri lavoratrici, e in generale sui genitori lavoratori, quindi il tema […] dell’asilo per il secondo figlio gratis»

Non è vero che con la nuova legge di Bilancio il governo ha introdotto l’asilo nido gratis per chi ha due figli. 

Innanzitutto è stato aumentato il “bonus asilo nido” per le famiglie che hanno almeno un figlio con meno di 10 anni di età e che ne avranno un altro dal 1° gennaio 2024. Quindi non tutte le famiglie con almeno due figli ne potranno beneficiare. 

Restano poi altri due problemi: in alcune città il bonus, seppure aumentato, non permetterà di coprire l’intera retta negli asili nido pubblici, mentre in altre città le strutture sono troppo poche in rapporto al numero di bambini che ne avrebbero bisogno.

L’andamento dello spread

«Lo spread […] era a 220 punti quando questo governo si è insediato, ora è stabilmente sotto i 160 punti»

Lo “stabilmente sotto i 160 punti” non è corretto. Lo spread indica la differenza tra il rendimento dei Btp, ossia i titoli di Stato italiani con scadenza a 10 anni, e quello dei suoi corrispettivi tedeschi, i Bund. Un aumento dello spread è di norma interpretato come un peggioramento della fiducia nei titoli di Stato italiani da parte degli investitori, mentre un calo dello spread è letto come un aumento di fiducia.

Il 22 ottobre, quando si è insediato il governo Meloni, il valore dello spread era sopra i 220 punti base, ossia c’era una differenza del 2,2 per cento tra il rendimento dei titoli italiani e quelli tedeschi. Il 4 gennaio 2023 il valore dello spread era intorno ai 169 punti base, un valore un po’ più alto di quello indicato da Meloni. Negli ultimi tre mesi lo spread è stato sotto i 160 punti base solo alcuni giorni a dicembre.

I record nel mondo del lavoro

«[Abbiamo registrato] una serie di record occupazionali: record di numero di occupati, record percentuale di occupazione, record di contratti stabili»

Vero. Secondo i dati Istat più aggiornati, è vero che a ottobre 2023 in Italia c’erano il maggior numero di occupati da quando esistono le serie storiche, il tasso di occupazione più alto e il maggior numero di contratti a tempo indeterminato. 

Senza nulla togliere ai record positivi, e come abbiamo spiegato in altri fact-checking, vale la pena notare che il trend di costante miglioramento dei dati sull’occupazione non è iniziato con il governo attuale, ma è in atto da tempo, almeno dall’inizio del 2021. Già durante il governo Draghi, in vari mesi erano stati raggiunti primati, poi superati ancora durante il governo Meloni.

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