Le tappe della legge di Bilancio, da qui a fine anno

Il testo è stato depositato alla Camera, dove inizierà l’esame parlamentare. Entro la fine dell’anno dovrà essere approvato definitivamente
ANSA/GIUSEPPE LAMI
ANSA/GIUSEPPE LAMI
Il 23 ottobre il disegno di legge di Bilancio per il 2025 è stato depositato alla Camera, dopo che nei giorni precedenti era stato presentato dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti in conferenza stampa, e poi firmato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La legge di Bilancio è la legge più importante dell’anno, perché spiega nel dettaglio come e per quali voci saranno spese le risorse pubbliche nel prossimo periodo. 

Data la sua importanza, la discussione di questa legge durerà a lungo e per l’approvazione definitiva bisognerà aspettare la fine di dicembre, quando si concluderà il cosiddetto “ciclo di bilancio”, ossia il percorso legislativo attraverso cui ogni anno l’Italia programma il suo bilancio nazionale. I vari passaggi del ciclo di bilancio hanno scadenze precise, che però non sempre sono rispettate. Vediamo quali tappe sono già state completate e quali sono le date principali da tenere a mente per i prossimi mesi.

I passi già fatti

Come ogni anno, anche nel 2024 il ciclo di Bilancio è iniziato ad aprile, quando il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha pubblicato il Documento di economia e finanza (Def) per il 2024. Il Def è uno dei principali documenti di finanza pubblica perché contiene le previsioni economiche e il piano di azione del governo per l’anno in corso e per i tre anni successivi. Quest’anno la pubblicazione del Def ha fatto discutere perché il documento approvato dal governo conteneva solo stime parziali sull’andamento dei conti pubblici, senza prevedere come sarebbe cambiata la spesa pubblica al netto delle nuove politiche che il governo intendeva adottare nel prossimo futuro.

Le stime aggiornate sono state inserite nel Piano strutturale di bilancio di medio termine (Psb), il nuovo documento di programmazione approvato dal Parlamento lo scorso 9 ottobre. Questo documento, che di fatto ha sostituito la precedente Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef), stabilisce gli obiettivi e le prospettive della finanza pubblica fino ai prossimi sette anni. La sua pubblicazione è stata prevista dalla riforma del Patto di stabilità e crescita, sottoscritto dai 27 Stati membri dell’Unione europea per controllare le loro politiche di bilancio ed evitare, tra le altre cose, squilibri nei conti pubblici con debiti eccessivi.

In seguito, il 15 ottobre – l’ultimo giorno disponibile – il governo ha inviato alla Commissione europea il Documento programmatico di bilancio (Dpb), che illustra il progetto di bilancio dello Stato italiano per il prossimo anno. Ora la Commissione europea avrà tempo fino alla fine di novembre per valutare i Dpb di tutti gli Stati membri e confermare se questi rispettano o meno gli impegni e gli obiettivi di bilancio europei. In caso contrario, il governo potrebbe essere costretto a intervenire sul testo di legge di Bilancio, modificandolo per soddisfare le richieste della Commissione Ue.

Superata questa fase, il governo ha presentato la legge di Bilancio vera e propria il 23 ottobre, tre giorni dopo la scadenza del 20 ottobre fissata dalla legge. Negli ultimi anni questa scadenza non è stata mai rispettata, anche se va detto che quest’anno il testo di legge è stato depositato alla Camera con meno giorni di ritardo rispetto al passato.

Le prossime tappe

Adesso il governo è entrato in quella che viene definita la “sessione di bilancio”, l’iter normativo che inizia con la presentazione al Parlamento del disegno di legge di Bilancio. 

Il disegno di Bilancio è una legge di iniziativa governativa: non è presentato in Parlamento da uno o più deputati o senatori, ma viene scritto e trasmesso direttamente dal governo in carica. Nel dettaglio, il testo della legge è scritto a partire dalla fine dell’estate dagli uffici legislativi dei vari ministeri, che inviano al Ministero dell’Economia e delle Finanze il proprio “pezzo” di legge di Bilancio. L’ufficio legislativo del Ministero dell’Economia e delle Finanze trova una sintesi tra le richieste e produce il testo finale, verificando la presenza delle necessarie coperture finanziarie.

Una volta pronto, il testo è quindi approvato dal governo e presentato in Parlamento, che potrà a sua volta modificare il disegno di legge con degli emendamenti prima di dare il via libera. Per diventare legge a tutti gli effetti, il provvedimento deve essere approvato sia dalla Camera sia dal Senato nello stesso testo. Secondo la prassi, l’esame parlamentare della legge di Bilancio inizia in modo alternato tra le due camere, quindi un anno dalla Camera e quello successivo dal Senato. Quest’anno l’esame inizierà alla Camera.

Nelle prossime settimane il testo sarà affidato alla Commissione Bilancio, che lo potrà modificare attraverso gli emendamenti. Secondo varie fonti stampa, i relatori del testo in Commissione Bilancio saranno tre: Ylenja Lucaselli (Fratelli d’Italia), Mauro D’Attis (Forza Italia) e Silvana Comaroli (Lega). Il lavoro in Commissione Bilancio può essere lungo, soprattutto a causa dell’importanza del testo e dei contenuti. Anche i deputati dei partiti di opposizione che sono membri della Commissione Bilancio potranno presentare i propri emendamenti: la necessità di esaminare al meglio il provvedimento, unita alle diffuse pratiche di ostruzionismo politico, portano quasi sempre la legge di Bilancio ad avere migliaia di emendamenti, allungando i tempi dell’esame in commissione.

Per questo motivo, al termine delle discussioni in commissione il governo è solito presentare il cosiddetto “maxiemendamento”, un singolo emendamento che sostituisce interamente il testo di legge originario, modificandolo in modo da sintetizzare – per quanto possibile – le richieste di partiti di maggioranza e di quelli all’opposizione. Quando il testo della legge di Bilancio arriva all’esame dell’aula, il governo è solito porre poi la “questione di fiducia”, che fa cadere la possibilità di votare ulteriori modifiche al testo. In questo modo, però, il governo rischia di perdere la fiducia dell’aula, nel caso in cui non avesse la maggioranza dei voti. Una volta approvato, il testo passa poi all’esame della seconda camera, che quest’anno sarà il Senato.

Arrivati a questo punto, però, si è spesso a ridosso della scadenza del 31 dicembre, quindi i tempi a disposizione della seconda camera per esaminare il disegno di legge di Bilancio sono molto stretti. Di conseguenza, si può ipotizzare che quest’anno solo la Camera riuscirà realmente a presentare emendamenti e avanzare proposte di modifica, mentre al Senato il testo arriverà “blindato”, cioè non più modificabile a causa della mancanza di tempo. In pratica, come spesso accade, la seconda aula del Parlamento si limita ad approvare il testo senza proporre modifiche. Questo meccanismo è definito “monocameralismo alternato”, un fenomeno sempre più frequente nella politica italiana, in base al quale solo una delle due camere ha di fatto il potere di modificare un progetto di legge.

Il motivo per cui il rispetto delle scadenze è fondamentale sta nel fatto che se la legge di Bilancio non fosse approvata entro il 31 dicembre il governo entrerebbe nel cosiddetto “esercizio provvisorio”. Questa è una fase dell’esecutivo durante la quale la spesa pubblica è permessa “per dodicesimi”, ossia prendendo la previsione di spesa fatta dal governo nella legge di Bilancio dell’anno precedente e dividendola per dodici mesi. Il risultato rappresenta il tetto di spesa mensile per un massimo di quattro mesi, generando quindi una sorta di stallo che durerebbe fino ad aprile dell’anno successivo.

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