Mercoledì 7 giugno la Camera dei deputati ha approvato il disegno di legge di conversione del decreto “Pubblica amministrazione”, che tra le altre cose esclude il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) dal controllo concomitante della Corte dei Conti, ossia quello svolto in corso d’opera. Il provvedimento è stato oggetto di un’accesa discussione parlamentare: dopo la questione di fiducia posta dal governo sul provvedimento per velocizzarne i tempi dell’esame, i partiti all’opposizione hanno presentato in aula 149 ordini del giorno. Quest’ultimi sono atti con cui i parlamentari chiedono al governo di intervenire su una determinata materia, e vanno discussi e votati dall’assemblea. La presentazione degli ordini del giorno ha rallentato l’esame del testo, che è stato comunque approvato e passerà ora all’esame del Senato.
Allungare i tempi dell’esame di un provvedimento per mettere in difficoltà il governo è da tempo una pratica consolidata nei lavori parlamentari, che nel linguaggio politico e giornalistico è chiamata “ostruzionismo”. «L’ostruzionismo è una pratica attuata soprattutto durante l’esame dei decreti-legge, in particolare alla Camera, perché l’applicazione del regolamento di quest’ultima non permette ancora una limitazione dei tempi per l’esame di questi provvedimenti», ha spiegato a Pagella Politica Simone Baldelli, deputato di Forza Italia dal 2006 al 2022, ex vicepresidente della Camera e autore del libro W Montecitorio! Guida pratica ai «misteri» dell’aula della Camera (Rubettino, 2012).
Durante i lavori parlamentari è previsto infatti il contingentamento dei tempi dei lavori, ossia la definizione da parte della Conferenza dei presidenti dei gruppi parlamentari del tempo massimo da dedicare a un certo argomento o proposta di legge nel calendario delle aule. Alla Camera il regolamento esclude però la possibilità di contingentare i tempi per le discussioni dei disegni di legge di conversione dei decreti-legge, permettendo di fatto il rallentamento dei lavori. Ricordiamo che i decreti-legge, una volta pubblicati in Gazzetta Ufficiale, entrano subito in vigore, ma devono essere convertiti in legge entro 60 giorni dal Parlamento, altrimenti decadono.
A oggi, complice l’ampia maggioranza di cui gode il governo Meloni, l’ostruzionismo per i partiti di opposizione serve più che altro per creare attenzione su questioni divisive. «Sappiamo bene che il governo ha i numeri per far passare tutti i provvedimenti. Per questo utilizziamo l’ostruzionismo per porre al centro del dibattito questioni che magari passerebbero inosservate e si perderebbero tra i lavori del Parlamento», ha spiegato a Pagella Politica il deputato e co-portavoce di Europa verde Angelo Bonelli.
Allungare i tempi dell’esame di un provvedimento per mettere in difficoltà il governo è da tempo una pratica consolidata nei lavori parlamentari, che nel linguaggio politico e giornalistico è chiamata “ostruzionismo”. «L’ostruzionismo è una pratica attuata soprattutto durante l’esame dei decreti-legge, in particolare alla Camera, perché l’applicazione del regolamento di quest’ultima non permette ancora una limitazione dei tempi per l’esame di questi provvedimenti», ha spiegato a Pagella Politica Simone Baldelli, deputato di Forza Italia dal 2006 al 2022, ex vicepresidente della Camera e autore del libro W Montecitorio! Guida pratica ai «misteri» dell’aula della Camera (Rubettino, 2012).
Durante i lavori parlamentari è previsto infatti il contingentamento dei tempi dei lavori, ossia la definizione da parte della Conferenza dei presidenti dei gruppi parlamentari del tempo massimo da dedicare a un certo argomento o proposta di legge nel calendario delle aule. Alla Camera il regolamento esclude però la possibilità di contingentare i tempi per le discussioni dei disegni di legge di conversione dei decreti-legge, permettendo di fatto il rallentamento dei lavori. Ricordiamo che i decreti-legge, una volta pubblicati in Gazzetta Ufficiale, entrano subito in vigore, ma devono essere convertiti in legge entro 60 giorni dal Parlamento, altrimenti decadono.
A oggi, complice l’ampia maggioranza di cui gode il governo Meloni, l’ostruzionismo per i partiti di opposizione serve più che altro per creare attenzione su questioni divisive. «Sappiamo bene che il governo ha i numeri per far passare tutti i provvedimenti. Per questo utilizziamo l’ostruzionismo per porre al centro del dibattito questioni che magari passerebbero inosservate e si perderebbero tra i lavori del Parlamento», ha spiegato a Pagella Politica il deputato e co-portavoce di Europa verde Angelo Bonelli.