L’ostruzionismo in Parlamento si fa in molti modi

Centinaia di ordini del giorno e audizioni, migliaia di emendamenti, aule occupate: queste sono solo alcune delle tattiche che i partiti all’opposizione possono adottare per rallentare i lavori parlamentari
ANSA/GIUSEPPE LAMI
ANSA/GIUSEPPE LAMI
Mercoledì 7 giugno la Camera dei deputati ha approvato il disegno di legge di conversione del decreto “Pubblica amministrazione”, che tra le altre cose esclude il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) dal controllo concomitante della Corte dei Conti, ossia quello svolto in corso d’opera. Il provvedimento è stato oggetto di un’accesa discussione parlamentare: dopo la questione di fiducia posta dal governo sul provvedimento per velocizzarne i tempi dell’esame, i partiti all’opposizione hanno presentato in aula 149 ordini del giorno. Quest’ultimi sono atti con cui i parlamentari chiedono al governo di intervenire su una determinata materia, e vanno discussi e votati dall’assemblea. La presentazione degli ordini del giorno ha rallentato l’esame del testo, che è stato comunque approvato e passerà ora all’esame del Senato. 

Allungare i tempi dell’esame di un provvedimento per mettere in difficoltà il governo è da tempo una pratica consolidata nei lavori parlamentari, che nel linguaggio politico e giornalistico è chiamata “ostruzionismo”. «L’ostruzionismo è una pratica attuata soprattutto durante l’esame dei decreti-legge, in particolare alla Camera, perché l’applicazione del regolamento di quest’ultima non permette ancora una limitazione dei tempi per l’esame di questi provvedimenti», ha spiegato a Pagella Politica Simone Baldelli, deputato di Forza Italia dal 2006 al 2022, ex vicepresidente della Camera e autore del libro W Montecitorio! Guida pratica ai «misteri» dell’aula della Camera (Rubettino, 2012). 

Durante i lavori parlamentari è previsto infatti il contingentamento dei tempi dei lavori, ossia la definizione da parte della Conferenza dei presidenti dei gruppi parlamentari del tempo massimo da dedicare a un certo argomento o proposta di legge nel calendario delle aule. Alla Camera il regolamento esclude però la possibilità di contingentare i tempi per le discussioni dei disegni di legge di conversione dei decreti-legge, permettendo di fatto il rallentamento dei lavori. Ricordiamo che i decreti-legge, una volta pubblicati in Gazzetta Ufficiale, entrano subito in vigore, ma devono essere convertiti in legge entro 60 giorni dal Parlamento, altrimenti decadono.

A oggi, complice l’ampia maggioranza di cui gode il governo Meloni, l’ostruzionismo per i partiti di opposizione serve più che altro per creare attenzione su questioni divisive. «Sappiamo bene che il governo ha i numeri per far passare tutti i provvedimenti. Per questo utilizziamo l’ostruzionismo per porre al centro del dibattito questioni che magari passerebbero inosservate e si perderebbero tra i lavori del Parlamento», ha spiegato a Pagella Politica il deputato e co-portavoce di Europa verde Angelo Bonelli.

I tempi di parola

Per come è fatto il suo regolamento, alla Camera non ci sono tempi certi per la conclusione dell’esame dei decreti-legge e i partiti all’opposizione possono attuare varie forme di ostruzionismo. 

Tra queste, oltre alla presentazione di centinaia di ordini del giorno, ci sono gli interventi dei parlamentari. «In discussione generale, quando inizia l’esame in assemblea di un provvedimento, dando per scontata la concessione dell’ampliamento di tale discussione, ogni parlamentare può parlare per al massimo mezz’ora: se un gruppo di opposizione vuole fare ostruzionismo può iscrivere tutti o gran parte dei propri parlamentari alla discussione, dilatando molto i tempi di questa fase», ha aggiunto Baldelli. Durante le dichiarazioni di voto, che precedono la votazione finale su un provvedimento, gli interventi non possono invece superare i dieci minuti. Anche in questo caso i partiti di opposizione possono iscrivere alla votazione un gran numero di parlamentari, allungando notevolmente i tempi per l’approvazione. 

Un caso esemplare di questo tipo di ostruzionismo si è verificato a gennaio 2014, quando l’allora presidente della Camera Laura Boldrini ha imposto la cosiddetta “ghigliottina” sul decreto “Imu-Bankitalia” perché il Movimento 5 Stelle aveva iscritto un centinaio dei suoi parlamentari a parlare durante le dichiarazioni di voto. Con la “ghigliottina” il presidente dell’aula stabilisce la fine della discussione su un provvedimento e lo mette in votazione. 

Non sempre comunque c’è stato un limite ai tempi di parola per i parlamentari. Negli anni Ottanta i regolamenti parlamentari non prevedevano particolari limiti e questo veniva sfruttato dai parlamentari dei partiti all’opposizione. Un esempio è quello dell’ex deputato del Partito Radicale Marco Boato, oggi presidente di Europa Verde, che a febbraio 1981 fece un discorso di oltre 15 ore alla Camera durante l’esame di un decreto-legge che modificava le regole sul fermo di polizia.
Immagine 1. Il titolo del quotidiano La Stampa del 7 febbraio 1981 dedicato all’ostruzionismo del Partito Radicale – Fonte: Archivio storico La Stampa
Immagine 1. Il titolo del quotidiano La Stampa del 7 febbraio 1981 dedicato all’ostruzionismo del Partito Radicale – Fonte: Archivio storico La Stampa

L’ostruzionismo con gli emendamenti

Un altro strumento per fare ostruzionismo sono gli emendamenti, ossia le richieste di modifica di un progetto di legge presentate dai parlamentari. «L’esame degli emendamenti richiede tempo perché devono essere discussi uno per uno e devono essere messi ai voti», ha detto a Pagella Politica Giuditta Pini, deputata del Partito Democratico dal 2013 al 2022. Per fare ostruzionismo possono essere presentati centinaia di emendamenti, magari simili tra loro, per ingolfare i lavori parlamentari su un provvedimento, non solo in aula ma anche nelle commissioni parlamentari.

Un caso limite è avvenuto nel 2015, quando il senatore della Lega Roberto Calderoli, attuale ministro per gli Affari regionali, ha presentato oltre 80 milioni di emendamenti alla proposta di riforma costituzionale del governo Renzi. Gli emendamenti erano stati scritti grazie a un programma che permetteva di cambiare anche una sola parola di un testo, producendone uno leggermente diverso. In quel caso gli emendamenti di Calderoli sono stati per la maggior parte giudicati inammissibili dall’allora presidente del Senato Pietro Grasso.

Le audizioni in commissione

L’ostruzionismo può essere attuato non solo in aula, ma anche nelle commissioni parlamentari. Queste ultime svolgono un ruolo fondamentale nei lavori del Parlamento perché, tra le altre cose, esaminano per prime i progetti di legge che poi verranno discussi in assemblea. 

Per esempio un modo per fare ostruzionismo in commissione è programmare centinaia di audizioni durante l’esame di un progetto di legge. Le audizioni sono sedute in cui vengono chiamati a parlare esperti della questione su cui la commissione sta lavorando. A maggio 2021, per rallentare l’esame del cosiddetto “ddl Zan”, la proposta di legge contro l’omofobia presentata dal deputato del Partito democratico Alessandro Zan, il presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato Andrea Ostellari (Lega) ha ammesso 170 audizioni sul testo, coinvolgendo tra gli altri esponenti di associazioni ultracattoliche, con posizioni apertamente contrarie alla proposta di legge.

Metodi estremi

Per allungare i tempi dei lavori, i parlamentari di opposizione hanno a volte messo in atto pratiche estreme, contrarie ai regolamenti. Per esempio nel 2013 un gruppo di deputati del Movimento 5 stelle, tra cui Alessandro Di Battista, hanno occupato il tetto della Camera dei deputati per rallentare i lavori dell’assemblea. Nel 2020 i parlamentari della Lega hanno invece occupato i banchi riservati al governo al Senato per protestare contro la fiducia posta dal secondo governo Conte sul decreto-legge che modificava i decreti “Sicurezza”. Questi ultimi erano stati approvati dal primo governo Conte, quello sostenuto da Lega e Movimento 5 Stelle. 

Di recente i deputati del Movimento 5 Stelle hanno occupato la giunta per le elezioni della Camera, rimandando la votazione su un emendamento della maggioranza al regolamento che definisce, a seguito di ricorsi, la validità o la nullità delle schede alle elezioni politiche di settembre 2022. 

Su queste tattiche di ostruzionismo i giudizi non sono tutti uguali. «Questi metodi andrebbero utilizzati solo in casi eccezionali e non dovrebbero diventare una prassi», ha detto Pini. Secondo Baldelli, invece, queste pratiche vanno al di là dell’ostruzionismo perché, a detta dell’ex deputato di Forza Italia, l’ostruzionismo dovrebbe essere attuato nel rispetto dei regolamenti parlamentari.

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