Le posizioni dei partiti sul riconoscimento della Palestina

Secondo chi sostiene il governo non è il momento giusto, mentre i partiti di opposizione sono quasi tutti d’accordo
ANSA
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Tra la fine di luglio e l’inizio di agosto diversi Paesi, tra cui la Francia, il Regno Unito, il Canada e il Portogallo hanno annunciato la loro intenzione di riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina alla prossima assemblea delle Nazioni Unite, prevista a settembre. Già nel 2024 la Spagna, la Norvegia, l’Irlanda e la Slovenia avevano riconosciuto l’esistenza dello Stato palestinese.

A oggi, 147 dei 193 Paesi membri dell’Onu riconoscono la Palestina: tra quelli che non lo fanno, oltre agli Stati Uniti, c’è anche l’Italia. Commentando le novità di questi giorni, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un’intervista a la Repubblica ha detto che «il riconoscimento dello Stato di Palestina, senza che ci sia uno Stato della Palestina», potrebbe «addirittura essere controproducente per l’obiettivo». Secondo Meloni, infatti, attualmente in Palestina non esiste una vera e propria identità statale, e «se qualcosa che non esiste viene riconosciuto sulla carta, il problema rischia di sembrare risolto, quando non lo è».

La posizione del governo

In sintesi, quindi, Meloni ha detto che per il momento l’Italia non riconoscerà lo Stato palestinese, se prima non si avvierà un processo politico che porti la pace nella Striscia di Gaza e l’avvio dei negoziati per arrivare alla soluzione dei “due popoli, due Stati” auspicata più volte dal governo italiano. Questa posizione è stata ribadita il 4 agosto anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, che in un’intervista a Radio anch’io su Rai Radio 1 ha detto (min. 17:00) che il nostro Paese è «assolutamente favorevole» a riconoscere lo Stato palestinese, ma che per riconoscerlo prima «deve esserci lo Stato palestinese». «Noi dobbiamo lavorare perché questo Stato nasca, riconoscerlo teoricamente fino ad ora non ha portato nessun effetto positivo, perché Israele non ha dato alcuna risposta né ha cambiato posizione dopo che alcuni Paesi lo hanno riconosciuto», ha continuato il ministro.

Il commento più netto tra i membri del governo è arrivato invece dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che ha definito «un errore» la scelta di Francia e Regno Unito di riconoscere la Palestina. «Fino a che è controllato dai terroristi e dai tagliagole di Hamas è un errore», ha detto il ministro. Tra i leader del centrodestra, il segretario della Lega è da tempo quello più vicino alle posizioni di Israele, che ha sostenuto in varie occasioni in questi mesi. Per questa sua vicinanza, lo scorso 22 luglio Salvini ha ricevuto alla Camera, alla presenza dell’ambasciatore israeliano a Roma Jonathan Peled, il premio “Israele-Italia 2025”, istituito tra gli altri dall’Istituto “Milton Friedman” e dall’Unione delle associazioni Italia-Israele. «Non c’è alcun dubbio: se c’è una persona che merita di veder riconosciuto il suo sforzo nell’impegno per i legami strategici tra Italia e Israele, quella persona è proprio Matteo Salvini», ha affermato durante la premiazione l’ambasciatore israeliano. Peled ha aggiunto che «l’amicizia di Matteo Salvini è qualcosa che ci onora e di cui gli siamo riconoscenti», augurandosi di poter «rafforzare» le relazioni tra Italia e Israele grazie al leader della Lega.

Le richieste delle opposizioni

Al contrario dei partiti di centrodestra, quasi tutti i partiti all’opposizione hanno chiesto più volte al governo di riconoscere lo Stato di Palestina.

«Se fossi al posto di Meloni? Anzitutto riconoscerei immediatamente lo Stato di Palestina perché anche i palestinesi hanno diritto, come gli israeliani, ad avere uno Stato dove vivere in pace e in sicurezza», ha detto di recente la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein. Il PD è da tempo favorevole al riconoscimento dello Stato palestinese. Dal 7 ottobre 2023 – giorno in cui Hamas ha ucciso circa 1.200 persone in territorio israeliano e a cui sono seguite azioni di terra e missilistiche da parte di Israele – il partito ha presentato diverse mozioni per impegnare il governo a chiedere il cessate il fuoco sulla striscia di Gaza, sanzionare i coloni israeliani colpevoli di crimini verso la popolazione palestinese e riconoscere lo Stato di Palestina.

Queste mozioni – sempre bocciate dal governo nelle parti in cui si chiedeva il riconoscimento dello Stato palestinese – sono state spesso presentate insieme al Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra, due partiti vicini alla causa palestinese. Dopo l’intervista di Meloni a la Repubblica, il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha commentato su Facebook le parole della presidente del Consiglio, definendole «un raro gesto di coerenza: si è tolta la maschera e ha detto senza mezzi termini che i palestinesi ad oggi non hanno diritto al riconoscimento di un proprio Stato». «E quale scusa accampa per giustificare questa miserevole tesi? L’assenza di uno Stato, di un territorio in cui i palestinesi siano sovrani artefici della propria esistenza. Una scusa vile, che ignora il sistematico piano di sterminio e deportazione con cui il Governo israeliano sabota soluzioni che muovono verso il principio del “due popoli due Stati”», ha aggiunto Conte.

Parole dure nei confronti del governo di recente sono arrivate anche dal coportavoce di Europa Verde Angelo Bonelli e dal segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, che insieme guidano in Parlamento l’Alleanza Verdi-Sinistra. Il 31 luglio, durante un question time alla Camera, Bonelli ha chiesto al governo se «ritiene di riconoscere lo Stato della Palestina come intende fare la Francia, l’Inghilterra, la Spagna e tanti Paesi del mondo». Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha quindi letto in aula la risposta di Tajani, che ha ripetuto come «i palestinesi hanno diritto ad avere un loro Stato, che deve riconoscere Israele, che deve essere riconosciuto da Israele. L’Italia è pronta a fare la sua parte per accompagnare Israele e il futuro Stato palestinese in questo percorso». Alla risposta di Tajani letta da Ciriani ha replicato Fratoianni. «Vi dovete solo vergognare perché siete ipocriti, imbelli e complici, sì, complici di un genocidio», ha detto Fratoianni. «Mettete in campo qualche iniziativa perché di parole vuote non ne possiamo più. Non ne può più questo Paese, non ne può più il mondo intero». 

Anche il leader di Azione Carlo Calenda si è schierato a favore del riconoscimento dello Stato palestinese. Dopo che diversi Paesi arabi il 30 luglio hanno firmato la dichiarazione di New York, definendo un piano graduale per il riconoscimento dello Stato di Palestina e il disarmo di Hamas, Calenda ha scritto su X che «adesso davvero occorre riconoscere la Palestina e mettere in un angolo la destra israeliana con sanzioni individuali». Già a gennaio 2024 Calenda auspicava la nascita di uno Stato palestinese, «aiutato a costruirsi dalla comunità internazionale ma soprattutto da Israele. Se Israele non percorre questa strada, insieme a quella anche legittima di sconfiggere militarmente Hamas, non avrà mai la sicurezza che cerca». 

Tra i partiti di opposizione, l’unico a non essersi ancora espresso nettamente a favore del riconoscimento italiano dello Stato palestinese è Italia Viva. Il partito guidato da Matteo Renzi, infatti, ha una posizione simile a quella del governo sul conflitto a Gaza, e dall’inizio della crisi ha sempre portato avanti la posizione dei “due popoli, due Stati”. Lo scorso maggio la Camera ha approvato quasi interamente una mozione di Italia Viva che impegnava il governo, tra le altre cose, a rafforzare il contrasto all’antisemitismo e a «favorire lo sviluppo di un’autorità nazionale palestinese moderata».
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