La discussione in Parlamento
In ogni caso, l’approvazione da parte del governo rappresenta soltanto un primo passo verso l’entrata in vigore definitiva del testo, che come tutti i disegni di legge deve ricevere il via libera, con gli stessi contenuti, da entrambi i rami del Parlamento. La prassi vuole che l’esame parlamentare inizi in modo alternato tra le due camere, quindi un anno dalla Camera e quello successivo dal Senato. Quest’anno l’esame inizierà alla Camera.
Una volta approdato in Parlamento, il testo della legge di Bilancio viene affidato alla Commissione Bilancio della camera competente (quest’anno, appunto, la Camera dei deputati), che la esamina «in sede referente, quindi può lavorarci e modificarla articolo per articolo», ha detto a Pagella Politica Giorgio Lovecchio (Movimento 5 stelle), attuale vicepresidente della Commissione Finanze alla Camera ed ex vicepresidente della Commissione Bilancio, nella scorsa legislatura. Anche tutte le altre commissioni sono chiamate a esprimere un parere sul testo, ma solo in sede consultiva, quindi senza possibilità di apportare cambiamenti.
Una fase fondamentale nel processo di approvazione in Parlamento è la presentazione e l’esame degli emendamenti, ossia le proposte di modifica al testo che possono essere presentate dai singoli parlamentari, dalla commissione di competenza o dal governo. Generalmente, nel caso della legge di Bilancio vengono presentati molti emendamenti, anche a causa dell’importanza del testo e della densità di contenuti. «A volte capita che si presentino anche 8 mila emendamenti per una legge di Bilancio, ma si è arrivati a picchi di 10 mila», ha detto Lovecchio. «Normalmente la Camera lavora circa un mese e mezzo sul testo e analizzare così tanti emendamenti è impossibile. In accordo con i gruppi parlamentari, viene fatta una prima scrematura, in modo da rimanere con circa mille emendamenti».
Ognuno degli emendamenti, prima di essere votato, deve ricevere il via libera dal ministero di competenza e, in caso di emendamenti onerosi, cioè che comportano una spesa, anche dal Ministero dell’Economia. «Per poter discutere gli emendamenti dobbiamo prima avere i pareri in mano, altrimenti potremmo anche votarli ma poi potremmo ritrovarci a doverli cambiare perché il mistero dà parere negativo», ha spiegato Lovecchio. «I pareri spesso arrivano in ritardo, perché le proposte da analizzare sono tante e alcune possono apportare modifiche significative all’impianto della legge».
Una fase fondamentale nel processo di approvazione in Parlamento è la presentazione e l’esame degli emendamenti, ossia le proposte di modifica al testo che possono essere presentate dai singoli parlamentari, dalla commissione di competenza o dal governo. Generalmente, nel caso della legge di Bilancio vengono presentati molti emendamenti, anche a causa dell’importanza del testo e della densità di contenuti. «A volte capita che si presentino anche 8 mila emendamenti per una legge di Bilancio, ma si è arrivati a picchi di 10 mila», ha detto Lovecchio. «Normalmente la Camera lavora circa un mese e mezzo sul testo e analizzare così tanti emendamenti è impossibile. In accordo con i gruppi parlamentari, viene fatta una prima scrematura, in modo da rimanere con circa mille emendamenti».
Ognuno degli emendamenti, prima di essere votato, deve ricevere il via libera dal ministero di competenza e, in caso di emendamenti onerosi, cioè che comportano una spesa, anche dal Ministero dell’Economia. «Per poter discutere gli emendamenti dobbiamo prima avere i pareri in mano, altrimenti potremmo anche votarli ma poi potremmo ritrovarci a doverli cambiare perché il mistero dà parere negativo», ha spiegato Lovecchio. «I pareri spesso arrivano in ritardo, perché le proposte da analizzare sono tante e alcune possono apportare modifiche significative all’impianto della legge».