Perché l’elezione dei presidenti di commissione in Parlamento è così importante

Il 9 e 10 novembre le commissioni di Camera e Senato si riuniranno per la prima volta dopo le elezioni e dovranno eleggere i propri presidenti: ecco perché sono fondamentali nei lavori del Parlamento
ANSA/ANGELO CARCONI
ANSA/ANGELO CARCONI
Mercoledì 9 e giovedì 10 novembre le commissioni parlamentari della Camera e del Senato si riuniranno per la prima volta dall’inizio della nuova legislatura e dovranno eleggere un proprio presidente. Le commissioni hanno un ruolo centrale nei lavori del Parlamento e la coalizione di centrodestra, formata da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati, che ha la maggioranza sia alla Camera che al Senato, sta cercando un accordo su come dividersi le varie presidenze. Una cosa simile era avvenuta nei giorni scorsi per la scelta dei ministeri e dei sottosegretari.

Oltre alle commissioni parlamentari, nei prossimi giorni si riuniranno per la prima volta anche altre due commissioni: la cosiddetta “Commissione di vigilanza Rai” e il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir). 

Al di là dei nomi sui possibili presidenti, cerchiamo di capire perché le commissioni hanno un ruolo di primo piano nei lavori del Parlamento.

Da chi sono composte le commissioni parlamentari

Le commissioni sono organi collegiali all’interno di Camera e Senato chiamati a svolgere una parte importante del processo legislativo, come l’esame dei provvedimenti, la scelta di un testo base e il lavoro di modifica tramite gli emendamenti. A stabilirlo è la Costituzione, all’articolo 72: «Ogni disegno di legge, presentato ad una Camera è, secondo le norme del suo regolamento, esaminato da una commissione e poi dalla Camera stessa, che l’approva articolo per articolo e con votazione finale». Le commissioni riproducono in piccolo la composizione politica dell’assemblea. Semplificando: se un partito ha il 20 per cento dei seggi, sarà rappresentato anche dal 20 per cento dei membri di una commissione.

Entro martedì 8 novembre i gruppi parlamentari dovranno comunicare agli uffici di presidenza della Camera e del Senato di quale commissione faranno parte i propri membri. Sia alla Camera che al Senato, infatti, ogni parlamentare deve obbligatoriamente far parte di una commissione. 

Ciascuna commissione parlamentare si occupa di una specifica materia, come il lavoro, l’ambiente o i trasporti, ed esamina le proposte di legge di cui è competente. Alla Camera, il regolamento – non ancora aggiornato dopo la riforma del taglio dei parlamentariprevede la costituzione di 14 commissioni, di cui farà parte un numero di deputati proporzionale alla composizione dell’aula. Complice il taglio dei parlamentari, a parità di commissioni, alla Camera i membri di ciascuna commissione saranno meno rispetto alle scorse legislature. Fonti di Montecitorio hanno spiegato a Pagella Politica che prima del taglio dei parlamentari le commissioni della Camera potevano arrivare ad avere tra i 40 e i 45 membri, mentre oggi potranno arrivare al massimo tra i 30 e i 35 membri, nel caso delle commissioni più numerose. 

Al Senato, dove il regolamento è stato già aggiornato dopo la riduzione dei parlamentari, le commissioni saranno invece dieci, contro le 14 previste dal vecchio regolamento.

I compiti dei presidenti commissione

Al momento della loro costituzione, le commissioni parlamentari di Camere e Senato eleggono il loro presidente, più due vicepresidenti e due segretari. Per la loro elezione, verranno distribuite tre schede, una per eleggere il presidente, una per i vicepresidenti e una per i segretari, e su ciascuna scheda ogni parlamentare scriverà un solo nome. Sono eletti i candidati che ottengono il maggior numero di voti e a parità di voti sono eletti i membri più anziani. 

Sia alla Camera che al Senato, i presidenti di commissione svolgono un ruolo di rappresentanza e hanno il compito di convocare le commissioni e stabilire l’ordine del giorno, ossia il programma dei lavori, consultando anche i rappresentanti dei gruppi parlamentari. I vicepresidenti sostituiscono il presidente in caso di assenza o di impedimento, mentre i segretari verificano i risultati delle votazioni e controllano la scrittura del processo verbale, ossia il resoconto di ogni seduta. 

I presidenti delle commissioni di Camera e Senato devono inoltre preparare i vari ordini del giorno assicurandosi che vengano esaminati per primi i progetti di legge che hanno la priorità nel programma e nel calendario delle due assemblee. I presidenti di Camera e Senato possono comunque invitare i presidenti delle commissioni a introdurre negli ordini del giorno uno o più argomenti aggiuntivi e, quando lo ritengono necessario, possono convocare in autonomia una o più commissioni, fissandone l’ordine del giorno.

Le presidenze nella scorsa legislatura

All’inizio della scorsa legislatura, complice il clima di instabilità politica tra i partiti, il primo governo Conte è nato ufficialmente il 1° giugno 2018, quasi tre mesi dopo le elezioni politiche. Come avvenuto per il governo Meloni, anche all’epoca le commissioni parlamentari si sono riunite solo dopo la nascita dell’esecutivo e i loro uffici di presidenza sono stati eletti rispettando i rapporti di forza tra i due partiti della maggioranza che sosteneva il governo, il Movimento 5 stelle e la Lega. 

All’epoca, 17 presidenze su 28 (il 60 per cento) sono andate al Movimento 5 stelle, mentre alla Lega sono andate le restanti 11 (il 40 per cento). Per controbilanciare la prevalenza di parlamentari del M5s tra i presidenti, la Lega ha eletto 17 vicepresidenti su 28 e altri 17 segretari su 28, mentre i restanti sono andati al partito guidato all’epoca da Luigi Di Maio.

Sia il regolamento della Camera che quello del Senato prevedono che la composizione delle commissioni sia comunque rinnovata dopo i primi due anni della legislatura, con la possibilità di riconferma dei membri. Nella scorsa legislatura, i componenti delle commissioni parlamentari sono stati rinnovati il 29 luglio 2020 e molti dei membri degli uffici di presidenza sono stati sostituiti da esponenti della nuova maggioranza, formata dal Partito democratico e dal Movimento 5 stelle, che all’epoca sosteneva il secondo governo Conte.

Che potere hanno i presidenti di commissione

La storia recente ha dimostrato che i presidenti di commissione hanno un potere non da poco nell’esame delle varie proposte di legge. Nella primavera del 2021, per esempio, quando al Senato era in corso l’esame del cosiddetto “ddl Zan”, il disegno di legge contro l’omotransfobia che prendeva il nome dal deputato del Partito democratico Alessandro Zan, l’allora presidente della Commissione giustizia di Palazzo Madama Andrea Ostellari (Lega) ha avuto un ruolo decisivo nel ritardare l’esame del provvedimento.

Ad aprile di quell’anno, infatti, dopo una serie di rinvii tecnici dell’inizio dell’esame del disegno di legge, Ostellari non ha voluto inserire l’esame del testo contro l’omotransfobia nella programmazione dei lavori e ha chiesto che la questione fosse discussa dai capigruppo del Senato. A maggio, una volta iniziato l’esame del “ddl Zan” in commissione, Ostellari ha poi deciso di abbinare, appellandosi all’articolo 51 del regolamento del Senato, l’esame del testo presentato dal Pd a quello di un altro disegno di legge sull’omotransfobia presentato dal centrodestra, rallentando inevitabilmente i lavori della commissione. L’abbinamento di due o più testi prevede infatti che questi vengano esaminati insieme, obbligando la commissione a trovare una sintesi.

Le commissioni bicamerali

Come detto in precedenza, oltre alle commissioni parlamentari, nei prossimi giorni si riuniranno per la prima volta in questa legislatura anche due organismi di controllo: la cosiddetta commissione di vigilanza Rai e il Copasir.

La commissione di vigilanza Rai è composta da 20 deputati e 20 senatori, scelti dai gruppi parlamentari di Camera e Senato, e come compiti principali ha quello di nominare alcuni dei componenti del consiglio di amministrazione della Rai e di definire i piani di spesa pluriennali della televisione pubblica. Il presidente della commissione viene eletto dopo la prima riunione per scrutinio segreto e a maggioranza di tre quinti dei componenti della commissione. Dopo il secondo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta dei componenti. Qualora nessun candidato raggiunga tale maggioranza, si procede al ballottaggio tra i due candidati che hanno riportato il numero maggiore dei voti. Nonostante il regolamento non lo preveda, è prassi che i partiti si accordino per assegnare la presidenza della commissione di vigilanza Rai a un esponente dell’opposizione. Per esempio, nella scorsa legislatura, a luglio 2018 i membri della commissione di vigilanza hanno eletto come loro presidente Alberto Barachini, senatore di Forza Italia, all’epoca all’opposizione del primo governo Conte. 

Il Copasir è invece il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica e ha il compito di verificare, in modo sistematico e continuativo, che l’attività del Sistema di informazione per la sicurezza, più comunemente noti come “servizi segreti”, si svolga nel rispetto della Costituzione e delle leggi. I membri del Copasir sono dieci, cinque deputati e cinque senatori, e a differenza delle altre commissioni sono nominati direttamente dai presidenti di Camera e Senato in modo da rispettare i rapporti di forza tra i partiti in Parlamento. In questo caso, a differenza della commissione di vigilanza Rai, il regolamento del Copasir prevede espressamente che il suo presidente sia eletto tra i componenti appartenenti ai partiti di opposizione. 

Nella scorsa legislatura, i presidenti del Copasir sono cambiati in corrispondenza di ogni cambio di governo. A luglio 2018, dopo la nascita del primo governo Conte, era stato eletto presidente Lorenzo Guerini, deputato del Partito democratico, all’epoca all’opposizione. Il 9 ottobre 2019, dopo la nascita del secondo governo Conte, Guerini è stato sostituito da Raffaele Volpi, deputato della Lega, che nel frattempo era finita all’opposizione. Infine, il 9 giugno 2021, cinque mesi dopo la nascita del governo Draghi, la presidenza del Copasir è stata affidata ad Adolfo Urso, all’epoca senatore di Fratelli d’Italia.

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