Il fact-checking del dibattito su Ong e migranti

Abbiamo verificato che cosa c’è di vero e cosa no in alcune dichiarazioni circolate nelle ultime settimane
ANSA
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Con il nuovo governo di centrodestra molti politici sono tornati a parlare di immigrazione, e più nello specifico delle organizzazioni non governative (Ong) che operano nel Mar Mediterraneo per soccorrere i migranti partiti dal Nord Africa. 

Per fare chiarezza su un tema su cui troppo spesso circola disinformazione, abbiamo verificato, numeri e leggi alla mano, quattro dichiarazioni che sono circolate in questo periodo.

Le navi Ong devono portare i migranti nel loro Stato di bandiera?

Secondo diversi membri del governo Meloni, dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, sono i Paesi di cui battono bandiera le imbarcazioni delle organizzazioni umanitarie che dovrebbero farsi carico dei migranti soccorsi.

Innanzitutto, è vero che, in base alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, le navi rappresentano un’estensione territoriale dei rispettivi Stati di bandiera. Di conseguenza, una nave che batte bandiera tedesca, per esempio, è considerabile come un pezzo di territorio tedesco. Nell’Unione europea, poi, il cosiddetto “Regolamento di Dublino” stabilisce (art. 13) se «il richiedente asilo ha varcato illegalmente, per via terrestre, marittima o aerea, in provenienza da un Paese terzo, la frontiera di uno Stato membro» allora è quello Stato a essere «competente per l’esame della domanda di protezione internazionale». 

La tesi secondo cui Paesi come Germania o Norvegia dovrebbero farsi carico dei migranti salvati dalle Ong sembra corretta, ma è in realtà fuorviante e smentita da altre fonti del diritto internazionale. In breve, il Regolamento di Dublino non è applicabile a bordo di una nave, e sentenze del passato hanno stabilito che le pratiche di richiesta d’asilo, garantite da convenzioni internazionali, vanno svolte dopo lo sbarco nel più vicino “porto sicuro”, sia dal punto di vista del rispetto dei diritti umani sia per prossimità geografica alla località di salvataggio.

Le navi Ong incentivano le partenze dei migranti?

Di recente, questa tesi è stata rilanciata, tra gli altri, dal ministro dell’Interno Piantedosi, secondo cui le navi Ong «sono un fattore di attrazione per i migranti». Questa è la teoria del cosiddetto “pull factor”, in italiano “fattore di attrazione”, secondo cui i migranti sarebbero spinti a partire dalle coste del Nord Africa sapendo che ci sono navi pronte a salvarli e a portarli in Italia.

Al momento non esistono studi che supportino la teoria secondo cui le navi Ong attirino le partenze dei migranti. La letteratura scientifica sul tema è scarna, ma esistono alcune prove in base alle quali possiamo dire che il contributo delle organizzazioni umanitarie non porta a un aumento degli arrivi dei migranti. Uno studio del 2021 ha esaminato i dati sulle partenze dei migranti dal Nord Africa nel periodo tra gennaio 2014 e gennaio 2020, scoprendo che gli unici fattori che nell’arco di tempo analizzato hanno avuto un impatto sull’aumento del numero delle partenze sono stati le condizioni meteo e il livello di instabilità politica in Libia.

Secondo i dati più aggiornati del Ministero dell’Interno, i migranti che arrivano in Italia a bordo delle navi Ong sono poi una minoranza sul totale. Per esempio, dal 1° gennaio all’11 agosto 2022 circa il 16 per cento dei migranti sbarcati in Italia è stato salvato da navi Ong, una percentuale in linea con quella registrata nello stesso periodo del 2021. Quest’anno, dal 22 ottobre – giorno di insediamento del nuovo governo – al 9 novembre, sono sbarcati in Italia oltre 9.500 migranti, non a bordo di navi Ong, ma su piccole imbarcazioni o gommoni.

Infine, a oggi non ci sono sentenze definitive che hanno condannato organizzazioni umanitarie per aver incentivato con le loro navi l’immigrazione irregolare.

L’Italia è tra i Paesi europei con più richiedenti asilo?

Secondo i dati Eurostat più aggiornati, nel 2021 in Italia hanno fatto per la prima volta richiesta di protezione internazionale oltre 42 mila persone, il quarto numero più alto tra i 27 Paesi dell’Ue, dietro a Germania, Francia e Spagna. Nei dieci anni tra il 2012 e il 2021, il dato italiano sale a circa 592 mila richiedenti asilo, al terzo posto, dietro a Germania e Francia. 

La classifica cambia, però, se si guardano i numeri in rapporto alla popolazione dei singoli Stati Ue. Nel 2021, l’Italia era quindicesima su 27 Paesi membri, con una persona che ha fatto per la prima volta richiesta di protezione ogni 1.308 abitanti. Il nostro Paese ricopre la stessa posizione se si guardano i dati relativi ai dieci anni tra il 2012 e 2021, con un richiedente asilo ogni 100 abitanti. In entrambi i casi, gli altri tre grandi Paesi Ue – Germania, Francia e Spagna – erano davanti a noi in classifica.

Negli ultimi cinque anni è sbarcato un milione di migranti?

Questa cifra, rilanciata dal sottosegretario dell’Interno Nicola Molteni (Lega), è esagerata. Dal 1° gennaio 2017 al 4 novembre 2022, in Italia sono sbarcati circa 345 mila migranti, circa un terzo della cifra indicata da Molteni. Di questi, oltre 15 mila sono sbarcati durante il primo governo Conte e oltre 150 mila con il governo Draghi, di cui, in entrambi i governi, Molteni è stato sottosegretario. 

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