Nel giro di poche ore Fratelli d’Italia ha pubblicato tre post sui social network – da Instagram a X – per festeggiare il calo dello spread tra i titoli di Stato francesi e quelli italiani. In un post, il partito di Giorgia Meloni ha rilanciato il titolo di un articolo del Sole 24 Ore pubblicato il 19 agosto (“Spread Italia-Francia sotto i 10 punti. Mai così dal 2005”), commentando: «Un segnale chiaro: i mercati premiano la solidità dell’Italia. Merito delle politiche del governo Meloni. Siamo sulla strada giusta». 

L’articolo citato, però, ha sottolineato che il calo dello spread dipende soprattutto dall’aumento dei rendimenti francesi e solo in misura minore dal miglioramento registrato dall’Italia.

Numeri alla mano, il 18 agosto il divario tra i titoli di Stato italiani e quelli francesi con scadenza a dieci anni – il cosiddetto “spread” – è sceso per un momento sotto i 10 punti base, un livello che non si vedeva dal 2005. Alla chiusura della giornata lo spread si è attestato esattamente a 10 punti base: in pratica, i BTP (Buoni del tesoro poliennali) decennali italiani hanno reso il 3,55 per cento, mentre gli equivalenti titoli francesi (gli OAT, acronimo di Obligations Assimilables du Trésor) hanno reso il 3,45 per cento.

Un punto base corrisponde a un centesimo di punto percentuale: dire che lo spread è sceso a 10 punti base significa quindi che la differenza tra Italia e Francia è soltanto dello 0,10 per cento. 

Questo significa che, per comprare un titolo italiano a dieci anni, lo Stato deve riconoscere agli investitori un interesse leggermente più alto rispetto a quello che offre la Francia: maggiore è il rendimento, minore è la fiducia dei mercati sulla solidità finanziaria del Paese emittente.

Il punto centrale – ha sottolineato Il Sole 24 Ore nel suo articolo – è come si sono mossi i rendimenti negli ultimi due anni. Per i titoli di Stato italiani a dieci anni la situazione è leggermente migliorata: a fine dicembre 2023 rendevano il 3,68 per cento, a fine 2024 il 3,51 per cento e oggi il 3,55 per cento. Per la Francia, invece, la tendenza è stata opposta: i titoli decennali francesi rendevano il 2,55 per cento a fine 2023, il 3,19 per cento a fine 2024 e oggi il 3,45 per cento. 

In altre parole, i titoli francesi hanno perso valore, perché gli investitori per acquistarli chiedono un rendimento più alto, mentre quelli italiani hanno visto un leggero miglioramento.

Secondo Il Sole 24 Ore, le cause della riduzione dello spread tra Italia e Francia ricadono soprattutto sulla Francia, e dipendono anche dalle valutazioni delle agenzie di rating. A dicembre 2024, per esempio, Moody’s ha abbassato il giudizio sulla Francia, declassando il rating del suo debito pubblico da Aa2 ad Aa3. L’agenzia ha motivato la decisione con prospettive di finanza pubblica giudicate «sostanzialmente indebolite» e con un contesto politico frammentato che rende difficile adottare misure efficaci per ridurre il deficit.

Quando un’agenzia di rating abbassa il giudizio su un Paese, significa che lo considera più rischioso: di conseguenza, per comprare i suoi titoli di Stato, gli investitori pretendono interessi più alti.

In conclusione, la riduzione dello spread tra titoli francesi e italiani è reale, ma secondo l’articolo citato da Fratelli d’Italia è frutto soprattutto della salita dei rendimenti francesi, più che di un netto miglioramento di quelli italiani. Attribuirla interamente alle politiche del governo italiano, come fa il partito di Meloni, non trova riscontro nei dati riportati dal Sole 24 Ore.