Mercoledì 9 novembre, la Camera dei deputati e il Senato hanno approvato, con due risoluzioni, la Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef), rivista e integrata dal governo Meloni lo scorso 4 novembre. La Nadef, presentata in una prima versione dal governo Draghi il 28 settembre, è un documento che aggiorna per i prossimi anni le previsioni sull’andamento dell’economia italiana e della finanza pubblica, alla luce di quanto avvenuto a livello nazionale e internazionale negli ultimi mesi. 

La Camera ha dato il via libera alla Nadef con 218 voti favorevoli, 129 contrari e 23 astenuti, mentre il Senato con 111 voti favorevoli, 71 contrari e 12 astenuti. Tra gli astenuti ci sono stati i parlamentari di Italia viva e Azione, il cui leader Carlo Calenda, motivando il voto, ha scritto su Twitter che i numeri presentati dal governo «sono prudenti». Tra i no, figurano quelli del Partito democratico e del Movimento 5 stelle.

Nella stessa giornata Camera e Senato hanno votato anche altre due importanti risoluzioni sul cosiddetto “scostamento di bilancio”, dando di fatto il potere al governo di raccogliere risorse economiche a debito per far fronte ai rincari dei prezzi energetici. Più nel dettaglio, le due aule si sono espresse su una relazione, presentata dal governo Meloni insieme alla Nadef, prevista dall’articolo 6 della legge n. 243 del 24 dicembre 2012. Semplificando un po’, questa legge stabilisce che in caso di «eventi eccezionali» un governo in carica – ricevuto il permesso del Parlamento – può deviare dagli obiettivi, concordati con l’Unione europea, per ridurre il deficit italiano, ossia il fatto che ogni anno lo Stato italiano spende più di quanto incassa recuperando le risorse mancanti emettendo debito pubblico. Per “eventi eccezionali” si intendono «periodi di grave recessione economica» dell’area euro o dell’Unione europea oppure «gravi crisi finanziarie» e «gravi calamità naturali, con rilevanti ripercussioni  sulla  situazione finanziaria generale del Paese». 

Nella sua relazione, vista la crisi in corso, il governo ha chiesto al Parlamento di dare il suo via libera per un ulteriore indebitamento di 9,1 miliardi di euro nel 2022, di oltre 21 miliardi di euro nel 2023 e di circa 2,4 miliardi di euro nel 2024. Secondo fonti stampa, le risorse relative a quest’anno saranno utilizzate in un nuovo decreto-legge, mentre quelle per i prossimi due anni, come ha spiegato il governo nella relazione, «con la prossima legge di Bilancio saranno destinate a misure dirette al rafforzamento del contrasto del caro energia per famiglie e imprese».

Durante la campagna elettorale si era discusso molto della necessità o meno di approvare un nuovo scostamento di bilancio (per far fronte alla pandemia di Covid-19 di scostamenti ne sono stati approvati sei). Tra i più favorevoli a maggiore debito c’erano la Lega e il Movimento 5 stelle, mentre Fratelli d’Italia e Forza Italia – gli altri due partiti di centrodestra che ora sono al governo, con la Lega – si erano mostrati più dubbiosi. Meloni, per esempio, aveva più volte dichiarato che lo scostamento di bilancio sarebbe dovuto essere l’«ultima ratio», ossia una soluzione da adottare dopo aver provato altre strade.

Alla fine, il 9 novembre, la Camera ha approvato la relazione sullo scostamento di bilancio con 357 voti favorevoli e 12 contrari, mentre al Senato i voti favorevoli sono stati 183, quelli contrari quattro e gli astenuti cinque, tra cui il senatore a vita Mario Monti. Tra i sì, ci sono stati anche i voti del Movimento 5 stelle e di Italia viva e Azione. I parlamentari di Europa verde e Sinistra italiana hanno votato contro sia allo scostamento che alla Nadef.