Secondo Magi, il governo ha fatto ricorso in modo improprio alla decretazione d’urgenza, approvando un decreto-legge di fatto identico a un disegno di legge che era all’esame del Parlamento. In effetti, a novembre 2023 il governo Meloni ha approvato il disegno di legge “Sicurezza”, che poi ha ricevuto il via libera della Camera a settembre 2024. L’esame del testo, però, si è di fatto bloccato in Senato, e questo rallentamento ha spinto il governo a spostare la maggior parte delle misure contenute nel disegno di legge in un decreto-legge, ribattezzato appunto “decreto Sicurezza”.
Alla base del ricorso di Magi c’era anche la tesi secondo cui non esistevano reali condizioni di necessità e urgenza – previste dalla Costituzione per approvare un decreto-legge – che giustificassero l’intervento immediato del governo, che in questo modo ha interrotto e svuotato il dibattito parlamentare in corso da oltre un anno.
Questa scelta – ha spiegato Magi nel suo ricorso – avrebbe inciso sulla possibilità dei parlamentari di esercitare le loro prerogative costituzionali, dal potere di iniziativa alla partecipazione alla discussione e al voto, compromettendo la funzione legislativa del Parlamento. In più, il decreto ha introdotto nuove disposizioni penali, un ambito in cui, secondo il segretario di Più Europa, sarebbe stato ancor più necessario un confronto parlamentare compiuto, anziché un intervento d’urgenza che, sempre secondo Magi, si è tradotto in un aggiramento del procedimento ordinario.