Patrimonio e memoria
Al di là dei numeri, Elva è anche un caso di conflitto culturale. Da anni, il borgo è oggetto di studio del Politecnico di Torino, dove docenti e studenti, coordinati dal professor Giuseppe Regis (da quest’anno in pensione) hanno censito 120 edifici rurali – mulini, forni, segherie – elaborando tesi e progetti di recupero in equilibrio tra tutela e innovazione, esempi di un approccio fondato sulla valorizzazione dell’architettura alpina.
Il piano del PNRR, però, sembra andare in direzione opposta. Il progetto di “Casa Garnero”, a borgata Mattalia, prevede la sostituzione di un rudere con un edificio di nuova costruzione, avulso dal contesto locale. Un altro caso riguarda borgata Rossenchie, dove sopravvive un raro esempio di costruzione a Block-Bau, una tecnica a tronchi sovrapposti quasi scomparsa in Piemonte. Le strutture, sebbene degradate, potrebbero essere recuperate, ma non è chiaro se il progetto finanziato ne preveda la conservazione.
A rendere il quadro più complesso è anche la distanza tra il mondo accademico e quello istituzionale. Il Politecnico di Torino, che per anni ha studiato Elva attraverso corsi e tesi di laurea, non ha partecipato al convegno organizzato da Italia Nostra Cuneo, Legambiente Cuneo, Pro Natura Cuneo, Cuneo Birding e Lipu Cuneo. In una nota, il direttore del dipartimento di Architettura, Paolo Mellano Bonino, ha rivendicato l’autonomia dell’ateneo. Una precisazione formale, ma che gli organizzatori hanno letto come un segnale di disinteresse verso il lavoro svolto da studenti e docenti negli anni di ricerca sul borgo.