Il 24 dicembre la Camera dei deputati ha approvato il disegno di legge di Bilancio per il 2023, su cui il governo Meloni ha posto la questione di fiducia, impedendo così un ulteriore esame delle modifiche al testo in aula, dopo quelle introdotte in Commissione Bilancio. Il disegno di legge è così passato al Senato, che approverà con la fiducia il testo entro la sera del 28 dicembre, in base alle intenzioni del governo, per rispettare la scadenza del 31 dicembre ed evitare l’ingresso nel cosiddetto “esercizio provvisorio”, che limita la capacità di spesa dello Stato. Dunque, i senatori dovranno limitarsi ad approvare lo stesso testo approvato dalla Camera, su cui già i deputati avevano avuto poco tempo a disposizione per proporre le loro modifiche.
Nonostante le critiche dei partiti all’opposizione, non si tratta di una situazione anomala: negli ultimi dieci anni i governi hanno sempre presentato in ritardo la legge di Bilancio in Parlamento e, più volte, una camera è stata costretta ad approvare lo stesso testo approvato dall’altra camera, senza la possibilità di cambiarlo. Questo fenomeno, chiamato dagli esperti “monocameralismo alternato” o “monocameralismo di fatto”, non coinvolge solo le leggi di Bilancio, ma anche gran parte delle leggi approvate dal Parlamento. In teoria, il sistema parlamentare italiano è bicamerale, in cui di fatto Camera e Senato hanno gli stessi poteri. Nei fatti, questo bicameralismo si è ormai rotto da tempo.
Nonostante le critiche dei partiti all’opposizione, non si tratta di una situazione anomala: negli ultimi dieci anni i governi hanno sempre presentato in ritardo la legge di Bilancio in Parlamento e, più volte, una camera è stata costretta ad approvare lo stesso testo approvato dall’altra camera, senza la possibilità di cambiarlo. Questo fenomeno, chiamato dagli esperti “monocameralismo alternato” o “monocameralismo di fatto”, non coinvolge solo le leggi di Bilancio, ma anche gran parte delle leggi approvate dal Parlamento. In teoria, il sistema parlamentare italiano è bicamerale, in cui di fatto Camera e Senato hanno gli stessi poteri. Nei fatti, questo bicameralismo si è ormai rotto da tempo.