Dieci anni di leggi di Bilancio in ritardo

Quella del governo Meloni ha già accumulato 35 giorni di ritardo, un record negli ultimi 19 anni. Quest’anno c’entrano le elezioni, ma è dal 2011 che le scadenze non sono rispettate
ANSA
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Nella notte tra il 21 e il 22 novembre, il Consiglio dei ministri guidato da Giorgia Meloni ha approvato il disegno di legge di Bilancio per il 2023, una delle leggi più importanti dello Stato perché spiega nel dettaglio come saranno spese le risorse pubbliche e per quali voci. L’iter della legge non è però terminato: per poter entrare in vigore, la legge di Bilancio deve essere prima presentata in Parlamento, e poi approvata nel medesimo testo da Camera e Senato entro il 31 dicembre.

In teoria, la scadenza per la presentazione del disegno di Bilancio in Parlamento è fissata al 20 ottobre, un termine che però non è vincolante. Quest’anno, le elezioni anticipate e il cambio di governo ha inevitabilmente creato un ritardo – al momento, siamo già a oltre un mese dalla scadenza – ma gli scorsi anni questa scadenza non è stata rispettata da nessun governo. Salvo rare eccezioni, ritardi ci sono sempre stati per le ultime 10 leggi di Bilancio. 

Un dossier pubblicato lo scorso febbraio dal Servizio studi della Camera ha raccolto tutte le date relative alla presentazione e all’approvazione della legge di Bilancio, a partire dal 2004 in poi. Come mostra la Tabella 1, tra il 2004 e il 2009 la presentazione per il disegno di legge di Bilancio in Parlamento era fissata entro il 30 settembre. Al massimo i ritardi erano stati di un giorno, nel 2006 e nel 2007, con il secondo governo guidato da Romano Prodi. Tra il 2010 e il 2015, la scadenza era il 15 ottobre e i ritardi sono aumentati, con il picco di 10 giorni toccato nel 2015, con il governo di Matteo Renzi. Dal 2016 in poi, è entrata in vigore l’attuale scadenza del 20 ottobre: le sei leggi di Bilancio presentate da quell’anno in poi sono arrivate in Parlamento in media con quasi 16 giorni di ritardo. Nel 2016 e 2017 con nove giorni (governo Gentiloni), nel 2018 con 11 e nel 2019 con 13 (primo e secondo governo Conte). Nel 2020, a causa della pandemia di Covid-19, il testo aveva accumulato 29 giorni di ritardo (secondo governo Conte), nel 2021 22 giorni (con il governo Draghi). 
Tabella 1. La tabella con le date di presentazione delle leggi di Bilancio da parte dei governi – Fonte: Camera dei deputati
Tabella 1. La tabella con le date di presentazione delle leggi di Bilancio da parte dei governi – Fonte: Camera dei deputati
Al 23 novembre 2022, la legge di Bilancio del governo Meloni non è ancora stata presentata in Parlamento e ha già accumulato almeno 35 giorni di ritardo. Nel complesso, tra le ultime 19 leggi di Bilancio, 14 sono state trasmesse in ritardo al Parlamento.

I problemi legati ai ritardi

Un disegno di legge di Bilancio presentato in ritardo costringe i deputati e i senatori in Parlamento ad avere poco tempo per analizzare il testo, proporre modifiche e approvarlo. Se la legge non fosse approvata entro il 31 dicembre, il Paese rischierebbe di entrare nel cosiddetto “esercizio provvisorio”. In questo caso la spesa pubblica è permessa “per dodicesimi”: si prende la previsione di spesa fatta dal governo nella legge di Bilancio dell’anno precedente e la si divide per 12 mesi. Il risultato rappresenta il tetto di spesa mensile per un massimo di quattro mesi, con uno stallo che potrebbe durare fino ad aprile 2023.

Come mostra la Tabella 1, negli ultimi anni la camera che ha approvato definitivamente la legge di Bilancio ha avuto pochi giorni per leggere il testo: sei giorni nel 2021, tre nel 2020 e otto nel 2019. Anche negli anni prima i tempi tra l’approvazione della prima camera e la seconda sono stati particolarmente stretti. In pratica, siamo di fronte a quello che gli esperti chiamano “monocameralismo di fatto”, perché solo una delle due camere ha potere sul testo, mentre l’altra si limita ad approvarlo.

In generale, è venuta a crearsi l’abitudine per i governi di presentare, a un certo punto del percorso parlamentare, un emendamento (definito “maxiemendamento” per le sue dimensioni) per raccogliere tutte le modifiche alla legge di Bilancio. Sul testo modificato, i governi pongono poi la cosiddetta “questione di fiducia”: chiedono di approvare l’intero testo con un solo voto in aula, eliminando la possibilità di discutere su eventuali modifiche. Con questa decisione, però, il governo lega il suo destino a una singola votazione: nel caso in cui perdesse, dimostrerebbe di non avere più una maggioranza tra i partiti in Parlamento.

La proposta anti-ritardi

A marzo 2022 un gruppo di deputati appartenenti a vari partiti, da Liberi e uguali a Fratelli d’Italia, ha avanzato una proposta di legge per ridurre le scadenze della presentazione in Parlamento del disegno di legge di Bilancio da parte del governo. Nello specifico, il testo della proposta di legge anticipava di una settimana il termine ultimo per la presentazione della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Nadef), fissandolo al 20 settembre di ogni anno (anziché il 27), e anticipava di 10 giorni quello della legge di Bilancio, fissandolo al 10 ottobre, anziché il 20. 

In più, la proposta di legge prevedeva che se il governo non avesse rispettato la scadenza fissata per la presentazione del disegno di legge di Bilancio, il presidente del Consiglio dei ministri sarebbe stato obbligato a riferire alle camere i motivi del ritardo. La caduta del governo Draghi e le successive elezioni hanno però bloccato l’iter parlamentare del provvedimento, che l’11 maggio è stato approvato dalla Camera ma non è mai stato votato al Senato.

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