Nella notte tra il 21 e il 22 novembre, il Consiglio dei ministri guidato da Giorgia Meloni ha approvato il disegno di legge di Bilancio per il 2023, una delle leggi più importanti dello Stato perché spiega nel dettaglio come saranno spese le risorse pubbliche e per quali voci. L’iter della legge non è però terminato: per poter entrare in vigore, la legge di Bilancio deve essere prima presentata in Parlamento, e poi approvata nel medesimo testo da Camera e Senato entro il 31 dicembre.
In teoria, la scadenza per la presentazione del disegno di Bilancio in Parlamento è fissata al 20 ottobre, un termine che però non è vincolante. Quest’anno, le elezioni anticipate e il cambio di governo ha inevitabilmente creato un ritardo – al momento, siamo già a oltre un mese dalla scadenza – ma gli scorsi anni questa scadenza non è stata rispettata da nessun governo. Salvo rare eccezioni, ritardi ci sono sempre stati per le ultime 10 leggi di Bilancio.
Un dossier pubblicato lo scorso febbraio dal Servizio studi della Camera ha raccolto tutte le date relative alla presentazione e all’approvazione della legge di Bilancio, a partire dal 2004 in poi. Come mostra la Tabella 1, tra il 2004 e il 2009 la presentazione per il disegno di legge di Bilancio in Parlamento era fissata entro il 30 settembre. Al massimo i ritardi erano stati di un giorno, nel 2006 e nel 2007, con il secondo governo guidato da Romano Prodi. Tra il 2010 e il 2015, la scadenza era il 15 ottobre e i ritardi sono aumentati, con il picco di 10 giorni toccato nel 2015, con il governo di Matteo Renzi. Dal 2016 in poi, è entrata in vigore l’attuale scadenza del 20 ottobre: le sei leggi di Bilancio presentate da quell’anno in poi sono arrivate in Parlamento in media con quasi 16 giorni di ritardo. Nel 2016 e 2017 con nove giorni (governo Gentiloni), nel 2018 con 11 e nel 2019 con 13 (primo e secondo governo Conte). Nel 2020, a causa della pandemia di Covid-19, il testo aveva accumulato 29 giorni di ritardo (secondo governo Conte), nel 2021 22 giorni (con il governo Draghi).
In teoria, la scadenza per la presentazione del disegno di Bilancio in Parlamento è fissata al 20 ottobre, un termine che però non è vincolante. Quest’anno, le elezioni anticipate e il cambio di governo ha inevitabilmente creato un ritardo – al momento, siamo già a oltre un mese dalla scadenza – ma gli scorsi anni questa scadenza non è stata rispettata da nessun governo. Salvo rare eccezioni, ritardi ci sono sempre stati per le ultime 10 leggi di Bilancio.
Un dossier pubblicato lo scorso febbraio dal Servizio studi della Camera ha raccolto tutte le date relative alla presentazione e all’approvazione della legge di Bilancio, a partire dal 2004 in poi. Come mostra la Tabella 1, tra il 2004 e il 2009 la presentazione per il disegno di legge di Bilancio in Parlamento era fissata entro il 30 settembre. Al massimo i ritardi erano stati di un giorno, nel 2006 e nel 2007, con il secondo governo guidato da Romano Prodi. Tra il 2010 e il 2015, la scadenza era il 15 ottobre e i ritardi sono aumentati, con il picco di 10 giorni toccato nel 2015, con il governo di Matteo Renzi. Dal 2016 in poi, è entrata in vigore l’attuale scadenza del 20 ottobre: le sei leggi di Bilancio presentate da quell’anno in poi sono arrivate in Parlamento in media con quasi 16 giorni di ritardo. Nel 2016 e 2017 con nove giorni (governo Gentiloni), nel 2018 con 11 e nel 2019 con 13 (primo e secondo governo Conte). Nel 2020, a causa della pandemia di Covid-19, il testo aveva accumulato 29 giorni di ritardo (secondo governo Conte), nel 2021 22 giorni (con il governo Draghi).