Guida alle feste con i parenti di destra

Dai migranti all’economia, abbiamo raccolto cinque risposte da dare a zii, genitori e amici che durante il Natale difenderanno il governo Meloni
ANSA/FABIO CIMAGLIA
ANSA/FABIO CIMAGLIA
Siete pronti a un weekend lungo con pranzi e cene di Natale da festeggiare in famiglia, tra parenti e amici? È proprio in questo periodo dell’anno che gli appuntamenti a tavola si trasformano in accesi dibattiti politici, con i sostenitori del governo Meloni da un lato, e quelli dell’opposizione dall’altro.

Abbiamo raccolto in due guide alcune delle dichiarazioni fuorvianti e scorrette che potreste sentire da chi vota i partiti di destra e da chi invece non li sopporta. Così potrete arrivare informati a eventuali dibattiti.

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Qui ci concentriamo sui tre principali partiti al governo: Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Quali tra gli argomenti della propaganda di destra che vi potrebbe capitare di ascoltare a tavola sono sbagliati, fuorvianti o imprecisi? Qui trovate l’articolo dedicato ai partiti all’opposizione.  

“Eh ma ora l’Italia cresce più di tutti in Europa”

Questa affermazione è stata fatta negli scorsi mesi da vari esponenti del governo, ma non è supportata dai numeri. Secondo le previsioni più recenti della Commissione europea, nel 2023 il Pil italiano crescerà dello 0,7 per cento rispetto al 2022. Questa percentuale è più alta della media europea (+0,6 per cento), ma è più bassa della crescita stimata per altri 13 Paesi dell’Unione europea. Tra questi, Spagna e Francia cresceranno più dell’Italia. Per il 2024 si stima che l’economia italiana crescerà dello 0,9 per cento, la quarta percentuale più bassa tra tutti i Paesi Ue.

Queste previsioni sono state confermate anche dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e dal Fondo monetario internazionale.

La variante che vostro zio potrebbe usare al cenone è quella secondo cui «con questo governo c’è il record di occupati in Italia». Di per sé questa affermazione è corretta, ma vanno fatte delle precisazioni importanti. Secondo i dati più aggiornati di Istat, a ottobre il tasso di occupazione in Italia nella fascia tra i 15 e i 64 anni di età era pari al 61,8 per cento, la percentuale più alta da quando ci sono le serie storiche mensili (questa percentuale resta comunque la più bassa tra i Paesi dell’Unione europea, insieme alla Grecia). Il miglioramento dei dati sull’occupazione, però, non è iniziato con il governo Meloni, ma è in atto da tempo, almeno dall’inizio del 2021. Già durante il governo Draghi, in vari mesi erano stati raggiunti primati, poi aumentati ancora durante il governo Meloni.

“Eh ma finalmente sbarcano meno migranti”

Non è vero: secondo i dati più aggiornati del Ministero dell’Interno, dal 1° gennaio al 20 dicembre 2023 in Italia sono sbarcati quasi 154 mila migranti, oltre 50 mila in più rispetto allo stesso periodo del 2022. I migranti arrivati quest’anno sulle coste italiane sono più del doppio di quelli sbarcati nel 2021.
Grafico 1. Migranti sbarcati in Italia dal 1° gennaio al 20 dicembre 2021, 2022, e 2023 – Fonte: Ministero dell’Interno
Grafico 1. Migranti sbarcati in Italia dal 1° gennaio al 20 dicembre 2021, 2022, e 2023 – Fonte: Ministero dell’Interno
Sui migranti la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha esagerato in varie occasioni i risultati raggiunti dal suo governo a livello europeo. Al momento l’accordo siglato per portare in Albania alcuni tra i richiedenti asilo diretti verso l’Italia è stato sospeso dalla Corte Costituzionale albanese.

“Eh ma il governo sta mantenendo le promesse”

A fine ottobre abbiamo pubblicato il “Promessometro” del governo Meloni, dove a un anno dal suo insediamento abbiamo verificato lo stato di attuazione delle 100 principali promesse contenute nel programma elettorale della coalizione di destra. Secondo le nostre verifiche, nei primi 12 mesi alla guida del Paese il governo Meloni aveva portato a termine 17 promesse, per 21 aveva fatto poco o nulla per mantenere fede alla parola data, mentre l’attuazione della maggior parte delle promesse era comunque “in corso”. Ricordiamo che una legislatura dura cinque anni e l’attuale scadrà a ottobre 2027, se non ci saranno crisi di governo e i partiti della maggioranza resteranno solidi, il governo Meloni avrà ancora quattro anni a disposizione per rispettare gli impegni presi.

Per tre promesse il governo ha fatto il contrario di quanto dichiarato nel suo programma. Aveva promesso di introdurre l’elezione diretta del presidente della Repubblica, e invece ha proposto l’elezione diretta del presidente del Consiglio; aveva promesso di ridurre l’Iva sui «prodotti e i servizi per l’infanzia» e dopo averla abbassata con la legge di Bilancio per il 2023 è tornato ad alzarla con la nuova legge di Bilancio per il 2024; aveva promesso un programma di «rimboschimento» e sulla «piantumazione di alberi sull’intero territorio nazionale», e ha ridotto gli obiettivi su questo tema fissati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

“Eh ma sul Pnrr siamo davanti a tutti gli altri Paesi”

Nelle scorse settimane la Commissione europea ha approvato la proposta di revisione del Pnrr presentata dal governo Meloni e ha dato il suo via libera all’erogazione della quarta rata del piano. Il governo ha celebrato questi risultati dicendo che siamo l’unico Paese europeo ad aver raggiunto questo obiettivo.

È vero che l’Italia è l’unica fino a oggi ad aver ottenuto un giudizio positivo sulla richiesta della quarta rata, ma questo non significa che l’Italia sia il Paese più avanti nell’attuazione del proprio Pnrr. Non tutti gli Stati membri, infatti, hanno concordato l’erogazione dei fondi europei in dieci rate come ha fatto l’Italia. Se si guarda poi alla percentuale di obiettivi raggiunti, almeno altri tre Paesi sono al nostro livello di attuazione: la Spagna (che ha il secondo piano per valore assoluto), la Danimarca e il Lussemburgo (che hanno piani più piccoli).

Come spieghiamo ogni due settimane nella nostra newsletter I soldi dell’Europa dedicata al Pnrr (ci si iscrive gratis qui), continuano a esserci problemi e ritardi nelle risorse in arrivo dall’Ue. In più la proposta di revisione del Pnrr non coincide del tutto con quella approvata dalle autorità europee. Per esempio il governo aveva chiesto all’Ue di rivedere al ribasso l’impegno della lotta contro l’evasione fiscale, richiesta non accettata.

“Eh ma il governo costruirà il ponte sullo Stretto”

La costruzione dell’opera è stata promessa dai partiti al governo nel loro programma elettorale. A maggio è stato approvato un decreto-legge per riavviare il progetto del ponte e la legge di Bilancio per il 2024 ha autorizzato la spesa di oltre 10 miliardi di euro entro il 2032. Al momento manca ancora un progetto definitivo ed è in fase di aggiornamento quello approvato nel 2011.

Nel difendere la costruzione del ponte, però, vari esponenti del governo hanno usato dichiarazioni scorrette o fuorvianti, per esempio sulle ricadute occupazionali. Tra gli altri, un anno fa il leader della Lega Matteo Salvini sosteneva che il ponte sullo Stretto creerebbe 120 mila nuovi posti di lavoro, poi questa cifra è scesa 100 mila e successivamente a 50 mila «mal contati». Di recente il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha parlato più genericamente di «alcune decine di migliaia di posti di lavoro». «Non sto a quantificare perché si vedrà lungo gli anni», ha aggiunto il leader della Lega, che da settimane cita uno studio descrivendolo come un’analisi costi-benefici secondo cui il ponte va costruito. In realtà lo studio citato da Salvini non è una vera e propria analisi costi-benefici e non sostiene che il ponte farà crescere ogni anno il Pil dell’Italia di 20 miliardi.

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