Tutti gli aumenti di tasse nella legge di Bilancio

Dai prodotti per la prima infanzia agli assorbenti femminili, passando per le sigarette e la vendita delle case ristrutturate con il Superbonus, il governo punta a incassare più soldi alzando alcune imposte 
ANSA
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Nel disegno di legge di Bilancio per il 2024, presentato dal governo il 30 ottobre in Senato, non ci sono solo misure per ridurre le tasse, come il rinnovo temporaneo del taglio del cuneo fiscale già in vigore quest’anno e che costerà circa 10 miliardi di euro per il 2024. Il testo prevede infatti alcuni aumenti di imposte con cui il governo conta di raccogliere risorse aggiuntive per finanziare le varie misure presenti nel disegno di legge di Bilancio. Ora il testo è all’esame del Senato: il governo ha annunciato che i partiti di maggioranza non presenteranno emendamenti per modificarlo, ma, al di là di eventuali modifiche, il disegno di legge dovrà essere approvato con lo stesso testo al Senato e alla Camera prima di diventare legge entro la fine dell’anno.

L’Iva sugli assorbenti

Nel 2024 l’Iva sul latte, sugli alimenti per bambini e sui pannolini aumenterà dal 5 per cento al 10 per cento (art. 11, comma 2), mentre quella sui seggiolini per le auto salirà al 22 per cento. Discorso analogo vale per i prodotti per l’igiene intima femminile, come gli assorbenti, che vedranno salire l’Iva dal 5 per cento al 10 per cento. 

Su entrambe queste categorie di prodotti la scorsa legge di Bilancio, quella per il 2023, aveva ridotto l’Iva al 5 per cento: secondo il governo questa misura non ha portato ai risparmi sperati per i consumatori, e quindi non ha senso continuare a finanziarla. Con tutta probabilità il prossimo anno i prezzi di questi prodotti aumenteranno ancora: la relazione tecnica che accompagna il disegno di Bilancio stima che nel 2024 lo Stato incasserà oltre 160 milioni di euro in più grazie all’aumento dell’Iva.

Il prezzo delle sigarette

Se non ci saranno modifiche in Parlamento, il prossimo anno crescerà il prezzo dei pacchetti di sigarette. Quelli con un prezzo compreso tra 4,70 euro e 5 euro aumenteranno (art. 11, comma 3) di 3 centesimi, mentre gli altri di 10 centesimi. Discorso analogo vale per i pacchetti di tabacco trinciato e per i tabacchi o i liquidi utilizzati per le sigarette elettroniche. Solo per il prossimo anno, grazie a questi aumenti, lo Stato conta di incassare oltre 200 milioni di euro.

Affitti brevi più cari

Dopo le trattative tra i partiti che sostengono il governo, è stato trovato un accordo per aumentare le imposte sui cosiddetti “affitti brevi”, ossia quelli che durano meno di 30 giorni. Il disegno di legge di Bilancio per il 2024 stabilisce (art. 18, comma 1) che chi affitta più di un appartamento per la durata inferiore a un mese vedrà aumentare dal 21 per cento al 26 per cento l’aliquota della cedolare secca. Come suggerisce il nome, chi sceglie di aderire al regime facoltativo della cedolare secca paga un’unica aliquota di tassazione sul reddito generato dall’affitto di un immobile. 

Secondo le stime del governo, entrando in vigore sulle dichiarazioni dei redditi del 2024, questo aumento non porterà risorse aggiuntive nel 2024, ma 17,6 milioni di euro nel 2025 e 8,8 milioni di euro nel 2026.

Le novità per il Superbonus

Il governo Meloni ha deciso di aumentare le imposte per chi decide di vendere un immobile ristrutturato con il Superbonus 110 per cento, l’incentivo fiscale introdotto nel 2020 con cui lo Stato ha coperto interamente i costi di riqualificazione degli edifici, corrispondendo anche un bonus del 10 per cento. 

Il disegno di legge di bilancio per il 2024 prevede che chi venderà una seconda casa (quindi le prime case sono escluse) entro i dieci anni dalla ristrutturazione dovrà versare al fisco il 26 per cento sulla plusvalenza generata grazie alla vendita. I dettagli fiscali sono complessi, ma, semplificando un po’, questa imposta del 26 per cento si calcolerà sulla differenza tra il prezzo con cui si è acquistato l’immobile in passato e il prezzo della sua vendita, sottraendo le spese per eventuali costi di interventi edilizi fatti negli anni, a eccezione di quelli coperti dal Superbonus. Se si vende l’immobile in un periodo tra i sei e i dieci anni successivi alla ristrutturazione, nel calcolare la plusvalenza si tiene conto della metà delle spese coperte dal Superbonus. Queste nuove regole valgono solo per chi ha usufruito del Superbonus attraverso lo sconto in fattura o la cessione del credito a una banca. 

La relazione tecnica, «prudenzialmente», non stima quanto lo Stato potrà incassare da questa nuova norma. È infatti difficile fare previsioni: secondo i critici, c’è il rischio che chi ha usufruito del Superbonus sarà spinto a non vendere il proprio immobile ristrutturato, con conseguenze sul mercato immobiliare.

Le novità per i “bonifici parlanti”

Il disegno di legge di Bilancio prevede (art. 23, comma 1) anche un aumento indiretto del prelievo fiscale che riguarda i bonus edilizi. Per accedere a questi bonus, infatti, bisogna utilizzare metodi specifici di pagamento come i cosiddetti “bonifici parlanti”. Come suggerisce il nome, questa tipologia di bonifico fornisce le informazioni per attestare che un determinato pagamento è stato fatto per lavori edilizi per cui sono previsti bonus dallo Stato. In questo modo l’Agenzia delle Entrate è messa al corrente dei dettagli della transazione e può riconoscere le agevolazioni previste dalla legge. A oggi su questi bonifici le banche o le Poste trattengono una percentuale pari all’8 per cento come acconto per l’imposta sui redditi. Con la nuova legge di Bilancio questa percentuale salirà all’11 per cento, portando circa 500 milioni di euro in più nel 2024.

Le tasse per chi ha case all’estero

Il disegno di legge presentato dal governo in Senato propone poi di aumentare l’imposta sul valore degli immobili situati all’estero, abbreviata con la sigla “Ivie”. Questa imposta deve essere pagata ogni anno da chi possiede case, fabbricati e terreni fuori dall’Italia, a esclusione della prima casa. Al momento il valore di questa imposta è pari allo 0,76 per cento del valore dell’immobile, ma il governo Meloni ha proposto (art. 23, comma 4) di alzare questa aliquota all’1,06 per cento. Nel 2024 non sono stimati benefici per le casse dello Stato, che nel 2025 però incasserà 75 milioni di euro in più rispetto alla situazione attuale. 

Lo stesso articolo del disegno di legge di Bilancio chiede di raddoppiare dal 2 per mille al 4 per mille l’aliquota dell’imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero, abbreviata nella sigla “Ivafe”. Oltre ai prodotti finanziari, sono considerati anche i conti correnti e i libretti di risparmio. L’aumento di gettito stimato grazie a questa nuova norma si aggira intorno ai 17,5 milioni di euro nel 2025.

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