Le date da tenere a mente per la prossima legge di Bilancio

A breve sarà il turno della Nadef, poi del Documento programmatico di Bilancio. Successivamente il governo dovrà presentare il testo in Parlamento, che dovrà approvarlo entro la fine dell’anno
Ansa
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Dopo la pausa estiva il Consiglio dei ministri è tornato a riunirsi il 28 agosto ed è stato introdotto da un intervento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha posto al centro dell’attività di governo la prossima legge di Bilancio. Questa legge, che ogni anno i governi devono scrivere e il Parlamento approvare entro il 31 dicembre, è una delle più importanti perché spiega nel dettaglio come e per quali voci saranno spese le risorse pubbliche nei prossimi anni. 

L’approvazione della legge di Bilancio poggia sul cosiddetto “ciclo di bilancio”, il percorso legislativo attraverso cui ogni anno l’Italia programma il suo bilancio nazionale. I vari passaggi del ciclo di bilancio hanno scadenze precise, che però non sempre sono rispettate. Vediamo quali sono le date principali da tenere a mente nel dibattito politico delle prossime settimane.

Il cuneo fiscale e le famiglie

Nella fase attuale il governo è appena entrato nel vivo della discussione sulla legge di Bilancio, quindi non è possibile dire con certezza che cosa ci sarà al suo interno e quando sarà definitivamente approvata. Al momento il provvedimento è in fase di programmazione, ossia è in quella fase in cui il governo stabilisce quali saranno gli obiettivi della legge e soprattutto come saranno individuate le risorse che la finanzieranno. 

Quello relativo alle voci di spesa è uno dei capitoli centrali nella stesura di una legge di Bilancio. Il 22 agosto, infatti, il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti (Lega), ospite al Meeting di Rimini, ha evidenziato alcune difficoltà nel reperimento delle risorse, affermando che la legge di Bilancio per il 2024 sarà «una manovra complicata», in cui «non si potrà fare tutto». 

Le parole di Giorgetti sono state commentate da più parti in questi giorni, e la stessa Meloni, in apertura del Consiglio dei ministri, ha evidenziato l’importanza per tutti i ministeri di verificare le coperture economiche nella stesura delle misure da finanziare con la prossima legge di Bilancio. «Se ci sono misure che non condividiamo politicamente, quelle misure non vanno più finanziate e le risorse recuperate utilizzate per gli interventi che sono nel nostro programma», ha detto Meloni durante la riunione del 28 agosto.

In ogni caso la stessa presidente del Consiglio ha già chiarito quali saranno a grandi linee gli obiettivi principali della legge di Bilancio per il 2024: «Supportare la crescita, aiutare le fasce più deboli, dare slancio a chi produce e mettere soldi in tasca a famiglie e imprese». Per portare a termine questi obiettivi sarà però fondamentale rispettare tutte le scadenze del ciclo di bilancio. La più vicina è prevista tra meno di un mese.

La prima tappa: la Nadef

Entro il 27 settembre il governo dovrà presentare al Parlamento la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, nota più comunemente con la sigla “Nadef”. Questo provvedimento contiene tutti gli aggiornamenti delle previsioni economiche e degli obiettivi di finanza pubblica del Paese presenti nel Documento di economia e finanza (Def), approvato dal governo in primavera. 

In breve, il primo Def approvato dal governo Meloni l’11 aprile prevedeva nel 2023 una crescita del Pil italiano dello 0,9 per cento rispetto al 2022. L’approvazione definitiva del Def da parte del Parlamento è avvenuta il 28 aprile, dopo alcuni errori commessi dai partiti della maggioranza durante il voto del provvedimento alla Camera.

Cinque mesi dopo il Def, il ciclo di bilancio prevede l’approvazione della Nadef, che ha il compito di aggiornare ed eventualmente modificare quanto previsto nel primo documento, anche in base a eventuali cambiamenti nella situazione economica nazionale o internazionale e alle raccomandazioni fornite dall’Unione europea. Stando alla situazione politica attuale, i principali temi su cui potrebbe intervenire la prossima Nadef saranno il taglio del cosiddetto “cuneo fiscale”, che il governo sembra essere intenzionato a rinnovare anche per il 2024, e la fine del Superbonus.

La seconda tappa: il Dpb

Una volta redatta e approvata da entrambe le camere la Nadef, la scadenza successiva è quella del 15 ottobre, data entro cui il governo deve trasmettere alla Commissione europea il Documento programmatico di bilancio (Dpb). Questo documento illustra all’Ue il progetto di bilancio dello Stato italiano per l’anno successivo. 

La Commissione europea avrà poi un mese e mezzo di tempo per valutare i Dpb di tutti gli Stati membri e confermare se questi rispettano o meno gli impegni e gli obiettivi di bilancio dell’Ue. L’anno scorso per esempio la Commissione europea aveva dato un parere positivo alla prima legge di Bilancio del governo Meloni, criticandone però alcuni aspetti: tra questi c’era per esempio l’eliminazione dell’obbligo per i commercianti di accettare i pagamenti elettronici per qualsiasi importo, mantenendolo solo per i pagamenti superiori ai 60 euro, una misura che è poi stata eliminata dal testo definitivo della manovra. 

La terza tappa: l’approvazione in Parlamento

Superata questa fase il governo entra in quella che viene definita la “sessione di bilancio”, ossia l’iter normativo che inizia entro il 20 ottobre con la presentazione al Parlamento del disegno di legge di Bilancio vero e proprio. La data però non è vincolante e negli ultimi anni i governi hanno sempre accumulato ritardi nella presentazione del testo in Parlamento.

Come abbiamo spiegato in passato, la legge di Bilancio è una legge di iniziativa governativa, quindi non è presentata da uno o più deputati o senatori, come accade per le leggi di iniziativa parlamentare, ma viene scritta e trasmessa al Parlamento direttamente dal governo in carica. Nel dettaglio, il testo della legge viene scritto a partire dalla fine dell’estate dagli uffici legislativi dei vari ministeri, che inviano al Ministero dell’Economia e delle Finanze il proprio “pezzo” di legge di Bilancio. L’ufficio legislativo del Mef deve poi trovare una sintesi tra le richieste e produrre il testo finale, verificando anche la presenza delle necessarie coperture finanziarie.

Una volta pronto il testo viene quindi approvato dal governo e presentato in Parlamento, che potrà a sua volta modificare il disegno di legge con degli emendamenti prima di dare il via libera. Per diventare legge a tutti gli effetti, il provvedimento deve essere approvato sia dalla Camera sia dal Senato nello stesso testo. Secondo la prassi, l’esame parlamentare della legge di Bilancio inizia in modo alternato tra le due camere, quindi un anno dalla Camera e quello successivo dal Senato. Quest’anno l’esame inizierà al Senato.

La legge di Bilancio per il 2024 approderà quindi inizialmente al Senato e il testo verrà affidato alla Commissione Bilancio dell’aula, che come detto potrà modificare il testo attraverso gli emendamenti. Questo lavoro può essere molto lungo, soprattutto a causa dell’importanza del testo e dei contenuti. Anche i senatori dei partiti di opposizione che sono membri della Commissione Bilancio potranno presentare i propri emendamenti al testo: la necessità di esaminare al meglio il provvedimento, unita alle diffuse pratiche di ostruzionismo politico portano quasi sempre la legge di Bilancio ad avere migliaia di emendamenti, allungando i tempi dell’esame in commissione. 

Il “maxiemendamento” e il “monocameralismo alternato”

Per questo motivo da anni ormai il governo presenta il cosiddetto “maxiemendamento”, ossia un singolo emendamento che sostituisce interamente il testo di legge originario modificandolo in modo da sintetizzare – per quanto possibile – le richieste di partiti di maggioranza e di quelli all’opposizione. Su questo maxiemendamento il governo pone poi la “questione di fiducia”, che fa cadere la possibilità per le aule di votare ulteriori modifiche al testo. In questo modo, però, il governo rischia di perdere la fiducia dell’aula, nel caso in cui non avesse la maggioranza dei voti. Una volta approvato il maxiemendamento il testo passa poi all’esame della seconda camera, che quest’anno sarà la Camera dei deputati.

Arrivati a questo punto, però, si è spesso a ridosso della scadenza del 31 dicembre, quindi i tempi a disposizione della seconda camera per esaminare il disegno di legge di Bilancio sono molto stretti. Di conseguenza, è probabile che solo il Senato riuscirà realmente a presentare emendamenti e avanzare proposte, mentre alla seconda approvazione il testo arriverà “blindato”, cioè non più modificabile a causa della mancanza di tempo. In pratica, come spesso accade, la seconda aula del Parlamento si limita ad approvare il testo senza proporre modifiche. Questo meccanismo viene definito “monocameralismo alternato”, un fenomeno sempre più frequente nella politica italiana, e in base al quale solo una delle due camere ha di fatto il potere di modificare un progetto di legge.

Il motivo per cui il rispetto delle scadenze è fondamentale sta nel fatto che se la legge di Bilancio non venisse approvata entro il 31 dicembre il governo entrerebbe nel cosiddetto “esercizio provvisorio”. Questa è una fase dell’esecutivo durante la quale la spesa pubblica è permessa “per dodicesimi”, ossia prendendo la previsione di spesa fatta dal governo nella legge di Bilancio dell’anno precedente e dividendola per dodici mesi. Il risultato rappresenta il tetto di spesa mensile per un massimo di quattro mesi, generando quindi una sorta di stallo che durerebbe fino ad aprile dell’anno successivo.

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