Meloni non la racconta giusta sui pignoramenti dei conti correnti

Ha detto che li ha introdotti il governo Draghi e non la nuova legge di bilancio, ma qualcosa non torna in questa ricostruzione. In più Fratelli d’Italia potrebbe tradire promesse fatte in passato agli elettori
ANSA/CLAUDIO PERI
ANSA/CLAUDIO PERI
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Negli scorsi giorni è stata fatta confusione su una norma contenuta nelle bozze del disegno di legge di Bilancio per il 2024, che a oggi non è ancora stato presentato in Parlamento nonostante sia stato approvato dal Consiglio dei ministri il 16 ottobre. La norma in questione riguarda i pignoramenti e su questo tema anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni non ha detto la verità. Da un lato la leader di Fratelli d’Italia ha detto che il pignoramento sui conti correnti «l’ha fatto il precedente governo», dall’altro lato ha scritto che nella prossima legge di Bilancio non c’è nessuna norma di questo tipo.
In entrambe queste dichiarazioni, però, c’è qualcosa che non torna. E se si vanno a cercare le promesse fatte in passato da Fratelli d’Italia, si scopre che l’attuale governo rischia di non essere di parola con i propri elettori. Ma procediamo con ordine.

La prima bozza

Nei giorni successivi il Consiglio dei ministri del 16 ottobre alcuni quotidiani hanno scritto che, grazie alla nuova legge di Bilancio, il fisco avrebbe avuto l’accesso diretto ai conti correnti per effettuare pignoramenti nei confronti dei contribuenti con debiti verso lo Stato. Come spiega il sito ufficiale dell’Agenzia delle Entrate, già da tempo il pignoramento, che è l’espropriazione forzata di un bene, «può essere effettuato anche sulle somme depositate sul conto corrente, a esclusione dell’ultimo stipendio o salario che resta sempre disponibile per qualsiasi necessità del debitore». Perché allora alcuni giornali ne hanno parlato come di una nuova possibilità introdotta dalla prossima legge di Bilancio?

In una prima bozza del disegno di legge era contenuto un passaggio (art. 23, comma 13), che aggiungeva un nuovo articolo al decreto del presidente della Repubblica n. 602 del 1973, che contiene le regole per la riscossione delle imposte sui redditi. In concreto la bozza stabiliva che l’agente della riscossione poteva verificare quanti soldi avesse un debitore sul conto corrente prima di avviare la procedura di pignoramento.
Immagine 1. Il passaggio sul pignoramento dei conti correnti contenuto in una prima bozza del disegno di legge di Bilancio
Immagine 1. Il passaggio sul pignoramento dei conti correnti contenuto in una prima bozza del disegno di legge di Bilancio
Come spiega un rapporto pubblicato alla fine del 2022 dalla Corte dei Conti, a oggi in Italia «buona parte dei pignoramenti non raggiunge alcun risultato, perché i conti correnti dei debitori sottoposti a pignoramento non sono capienti o, addirittura, non hanno un saldo attivo». Per questo motivo la Corte dei Conti aveva suggerito che i riscossori possano sapere in anticipo, grazie alle informazioni più aggiornate, se i debitori hanno soldi sui propri correnti oppure no, per evitare di avviare le richieste di pignoramento senza ottenere nulla, con dispendio inutile di risorse e attività.

Il 26 ottobre Meloni ha scritto su Facebook che «nella legge di bilancio non c’è la misura che consentirebbe all’Agenzia delle Entrate di accedere direttamente ai conti correnti degli italiani per recuperare le imposte non pagate». «Consiglio di non inseguire i sentito dire o documenti non ufficiali», ha dichiarato la presidente del Consiglio, anche se, come abbiamo spiegato in passato, è proprio il governo che mette in circolazione le bozze dei provvedimenti.

La nuova bozza

In effetti in una nuova bozza della legge di Bilancio il passaggio incriminato è stato modificato, ma non in modo così sostanziale come ha lasciato intendere Meloni. La versione aggiornata non cita più esplicitamente il «pignoramento telematico dei conti correnti», ma parla del «potenziamento dell’azione di recupero coattivo». Come ha chiarito il 28 ottobre Il Sole 24 Ore nell’edizione cartacea, i termini sono diversi ma fanno riferimento alla «stessa cosa». 
Immagine 2. Il passaggio sul pignoramento dei conti correnti contenuto nella nuova bozza del disegno di legge di Bilancio
Immagine 2. Il passaggio sul pignoramento dei conti correnti contenuto nella nuova bozza del disegno di legge di Bilancio
La nuova norma stabilisce che per rendere più efficiente l’attività di riscossione, e per semplificarla e velocizzarla, l’agente della riscossione può avvalersi di «strumenti informatici» per acquisire «tutte le informazioni necessarie» per recuperare le somme dovute. Sarà compito del Ministero dell’Economia e delle Finanze stabilire i dettagli delle modalità con cui si dovrà attuare questa norma. Tra l’altro il testo richiama esplicitamente l’articolo 18 della legge delega per la riforma del fisco, approvata ad agosto dal Parlamento. Questo articolo traccia i principi generali che il governo dovrà seguire per riformare il sistema della riscossione: tra questi principi ci sono proprio «la razionalizzazione, l’informatizzazione e la semplificazione delle procedure di pignoramento» dei conti correnti.

Ricapitolando: in attesa del testo ufficiale del disegno di legge di Bilancio per il 2024, le bozze più aggiornate contengono una misura per velocizzare e semplificare i pignoramenti sui conti correnti.

Che cosa c’entra il governo Draghi

Il 27 ottobre Meloni è intervenuta sulla questione del pignoramento dei conti correnti a margine del Consiglio europeo tenutosi a Bruxelles. «È già previsto che l’Agenzia delle Entrate possa entrare e pignorare i conti correnti: l’ha fatto il precedente governo», ha dichiarato la presidente del Consiglio. «Nella legge di Bilancio l’unica cosa che c’è scritta è che, chiaramente, bisogna implementare la lotta all’evasione fiscale. Non è stata prevista alcuna norma che consente di prelevare in questo caso i soldi dai conti correnti». Come abbiamo anticipato, è vero che questa possibilità esiste già, ma non è vero che l’ha introdotta il governo guidato da Mario Draghi. 

Nel 2017 era scoppiata una polemica sulla possibilità che lo Stato potesse pignorare i soldi sui conti correnti dei debitori, senza coinvolgere l’autorità giudiziaria. All’epoca Equitalia – che oggi non esiste più ed è stata sostituita dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione – aveva chiarito in un comunicato stampa che questa forma di pignoramento (chiamata in gergo tecnico “pignoramento presso terzi”) esisteva dal 2005. Quell’anno il terzo governo guidato da Silvio Berlusconi introdusse l’articolo 72-bis al già citato decreto del presidente della Repubblica n. 602 del 1973. Quell’articolo, poi modificato tre volte negli anni successivi, regola appunto il “pignoramento verso terzi”, tra cui quello dei conti correnti.

Dunque non è vero che il pignoramento dei conti correnti l’ha introdotto il governo Draghi. Non è chiaro quindi a che cosa faccia riferimento Meloni con le sue accuse. Possiamo comunque fare due ipotesi. La prima: durante il governo Draghi sono tornate operative le attività di riscossione verso i debitori, sospese durante la pandemia di Covid-19. Lo stesso governo Draghi aveva comunque prorogato la sospensione fino al 31 agosto 2021. Questa sospensione è stata prevista per la prima volta dal decreto “Cura Italia”, approvato a marzo 2020 dal secondo governo Conte, e la sua scadenza è stata più volte posticipata nei mesi successivi. Il 26 agosto 2021, pochi giorni prima della fine della sospensione, Meloni aveva criticato il governo Draghi sui social network, accusandolo di «non distinguere chi può (e deve) pagare da chi è stato messo in condizioni di non poter pagare».

Una promessa tradita?

La seconda ipotesi: a fine luglio 2021 la stessa Meloni, insieme ad altri compagni di partito, come Ignazio La Russa, Francesco Lollobrigida e Galeazzo Bignami, aveva accusato il governo Draghi di voler rendere «più facili i pignoramenti» dei conti correnti. Secondo la leader di Fratelli d’Italia, il governo Draghi voleva dare all’Agenzia delle Entrate il potere di «vedere in tempo reale la giacenza sui conti correnti ed effettuare i pignoramenti». «Fratelli d’Italia si opporrà in ogni sede contro questo progetto illiberale», avevano scritto i quattro esponenti del partito, che oggi sono rispettivamente presidente del Consiglio, presidente del Senato, ministro dell’Agricoltura e viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. La fonte era un articolo del quotidiano Il Messaggero, che riportava le difficoltà nell’effettuare i pignoramenti segnalati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Come abbiamo visto sopra, però, se l’ultima bozza del disegno di legge di Bilancio per il 2024 sarà confermata e se non ci saranno modifiche da parte del Parlamento, i pignoramenti sui conti correnti saranno resi più facili proprio dal governo Meloni, in coerenza con quanto previsto anche dalla riforma fiscale. 

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