Preordina Bugie al potere, il libro di Pagella Politica con il fact-checking del primo anno del governo Meloni. In tutte le librerie dal 27 ottobre.
Il 16 ottobre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato che nel disegno di legge di Bilancio per il 2024 il governo ha deciso di togliere la riduzione dell’Iva sui prodotti per la prima infanzia. Il taglio, ha dichiarato Meloni in conferenza stampa, «purtroppo è stato nella stragrande maggioranza dei casi assorbito da aumenti di prezzo». «Non penso che valga la pena di rinnovare questa misura», ha aggiunto la presidente del Consiglio, che in passato aveva difeso il provvedimento come strumento per incentivare la natalità.
La «riduzione dell’aliquota Iva sui prodotti e servizi per l’infanzia» era stata promessa dalla coalizione di centrodestra nel suo programma elettorale in vista delle elezioni politiche del 25 settembre 2022. Questo impegno era stato mantenuto dal governo Meloni un anno fa, con l’approvazione della legge di Bilancio per il 2023. Il governo aveva infatti portato dal 22 per cento al 5 per cento l’Iva sui prodotti per la prima infanzia, come i pannolini, il latte e i seggiolini per le auto. Il costo della misura era pari a circa 180 milioni di euro l’anno. Ricordiamo che l’Iva è un’imposta sul valore aggiunto: una riduzione dell’aliquota dell’Iva comporta una riduzione del costo per un bene o un servizio a cui è applicata l’imposta. La legge di Bilancio per quest’anno aveva poi abbassato al 5 per cento anche l’Iva sui prodotti di igiene intima femminile, come tamponi e assorbenti, ma su questo provvedimento non sono state comunicate novità.
Al momento il testo ufficiale del disegno di legge di Bilancio per il 2024 non è ancora stato pubblicato. Dovrà essere trasmesso al Parlamento e approvato, con eventuali modifiche, entro la fine dell’anno.
La promessa di ridurre l’Iva sui prodotti per la prima infanzia era stata annunciata il 26 ottobre 2022 dalla stessa Meloni in Parlamento, nel suo discorso per ottenere la fiducia di Camera e Senato. «È indispensabile intervenire con misure volte ad accrescere il reddito disponibile delle famiglie – aveva detto la presidente del Consiglio – e riuscire ad allargare la platea dei beni primari che godono dell’Iva ridotta al 5 per cento».
Un anno dopo il governo ha deciso di tornare indietro e annullare il taglio. Il motivo? Come anticipato, l’aumento medio dei prezzi ha annullato i risparmi generati dalla riduzione dell’Iva. Secondo i dati Istat più recenti, a settembre 2023 l’inflazione è aumentata di oltre il 5 per cento rispetto a un anno prima (l’indice dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona è cresciuto del 9 per cento).
Già a maggio c’erano stati i primi dubbi sull’efficacia della misura approvata dal governo con la scorsa legge di Bilancio. Il 15 maggio il Ministero delle Imprese e del Made in Italy aveva divulgato i risultati di un monitoraggio condotto tra gennaio e marzo dal Garante per la sorveglianza dei prezzi. «Dal monitoraggio è emerso che nei primi tre mesi di applicazione delle aliquote ridotte, fino a marzo scorso, gli effetti della manovra non appaiono interamente trasferiti a vantaggio del consumatore: in alcuni casi, infatti, pur tenendo conto che la misura dell’intervento si inserisce in una fase caratterizzata da un’inflazione tutt’ora presente, si osserva una riduzione del prezzo pari solo al 50 per cento di quella attesa», si legge sul sito del ministero.
Dunque, mesi fa, si stimavano riduzioni dei prezzi inferiori alle attese per vari prodotti per la prima infanzia. Secondo i dati raccolti dal ministero, a marzo i prezzi dei pannolini aperti erano scesi del 5 per cento rispetto a dicembre 2022, quelli dei pannolini mutandina del 2,9 per cento, mentre quelli i prezzi del latte avevano registrato una riduzione tra il 2,9 per cento e l’1,3 per cento, a seconda della tipologia. I prezzi dei seggiolini per le auto erano calati del 2 per cento. In sintesi, il governo ha deciso che non valesse più la pena impiegare circa 180 milioni di euro l’anno per riduzioni così minime.
Durante l’approvazione della scorsa legge di Bilancio era già stato ipotizzato che la riduzione dell’Iva al 5 per cento avrebbe avuto effetti ridotti, ma non solo: c’erano state anche altre obiezioni. Per esempio il 5 dicembre 2022, in audizione alla Camera, Fabrizio Balassone, capo del servizio struttura economica della Banca d’Italia, aveva sottolineato che il taglio dell’Iva sui prodotti per la prima infanzia sarebbe andato «a beneficio di tutti i consumatori di tali prodotti, destinando risorse pubbliche anche a nuclei che non versano in condizione di bisogno».
Preordina Bugie al potere, il libro di Pagella Politica con il fact-checking del primo anno del governo Meloni. In tutte le librerie dal 27 ottobre.
Il 16 ottobre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato che nel disegno di legge di Bilancio per il 2024 il governo ha deciso di togliere la riduzione dell’Iva sui prodotti per la prima infanzia. Il taglio, ha dichiarato Meloni in conferenza stampa, «purtroppo è stato nella stragrande maggioranza dei casi assorbito da aumenti di prezzo». «Non penso che valga la pena di rinnovare questa misura», ha aggiunto la presidente del Consiglio, che in passato aveva difeso il provvedimento come strumento per incentivare la natalità.
La «riduzione dell’aliquota Iva sui prodotti e servizi per l’infanzia» era stata promessa dalla coalizione di centrodestra nel suo programma elettorale in vista delle elezioni politiche del 25 settembre 2022. Questo impegno era stato mantenuto dal governo Meloni un anno fa, con l’approvazione della legge di Bilancio per il 2023. Il governo aveva infatti portato dal 22 per cento al 5 per cento l’Iva sui prodotti per la prima infanzia, come i pannolini, il latte e i seggiolini per le auto. Il costo della misura era pari a circa 180 milioni di euro l’anno. Ricordiamo che l’Iva è un’imposta sul valore aggiunto: una riduzione dell’aliquota dell’Iva comporta una riduzione del costo per un bene o un servizio a cui è applicata l’imposta. La legge di Bilancio per quest’anno aveva poi abbassato al 5 per cento anche l’Iva sui prodotti di igiene intima femminile, come tamponi e assorbenti, ma su questo provvedimento non sono state comunicate novità.
Al momento il testo ufficiale del disegno di legge di Bilancio per il 2024 non è ancora stato pubblicato. Dovrà essere trasmesso al Parlamento e approvato, con eventuali modifiche, entro la fine dell’anno.
La promessa di ridurre l’Iva sui prodotti per la prima infanzia era stata annunciata il 26 ottobre 2022 dalla stessa Meloni in Parlamento, nel suo discorso per ottenere la fiducia di Camera e Senato. «È indispensabile intervenire con misure volte ad accrescere il reddito disponibile delle famiglie – aveva detto la presidente del Consiglio – e riuscire ad allargare la platea dei beni primari che godono dell’Iva ridotta al 5 per cento».
Un anno dopo il governo ha deciso di tornare indietro e annullare il taglio. Il motivo? Come anticipato, l’aumento medio dei prezzi ha annullato i risparmi generati dalla riduzione dell’Iva. Secondo i dati Istat più recenti, a settembre 2023 l’inflazione è aumentata di oltre il 5 per cento rispetto a un anno prima (l’indice dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona è cresciuto del 9 per cento).
Già a maggio c’erano stati i primi dubbi sull’efficacia della misura approvata dal governo con la scorsa legge di Bilancio. Il 15 maggio il Ministero delle Imprese e del Made in Italy aveva divulgato i risultati di un monitoraggio condotto tra gennaio e marzo dal Garante per la sorveglianza dei prezzi. «Dal monitoraggio è emerso che nei primi tre mesi di applicazione delle aliquote ridotte, fino a marzo scorso, gli effetti della manovra non appaiono interamente trasferiti a vantaggio del consumatore: in alcuni casi, infatti, pur tenendo conto che la misura dell’intervento si inserisce in una fase caratterizzata da un’inflazione tutt’ora presente, si osserva una riduzione del prezzo pari solo al 50 per cento di quella attesa», si legge sul sito del ministero.
Dunque, mesi fa, si stimavano riduzioni dei prezzi inferiori alle attese per vari prodotti per la prima infanzia. Secondo i dati raccolti dal ministero, a marzo i prezzi dei pannolini aperti erano scesi del 5 per cento rispetto a dicembre 2022, quelli dei pannolini mutandina del 2,9 per cento, mentre quelli i prezzi del latte avevano registrato una riduzione tra il 2,9 per cento e l’1,3 per cento, a seconda della tipologia. I prezzi dei seggiolini per le auto erano calati del 2 per cento. In sintesi, il governo ha deciso che non valesse più la pena impiegare circa 180 milioni di euro l’anno per riduzioni così minime.
Durante l’approvazione della scorsa legge di Bilancio era già stato ipotizzato che la riduzione dell’Iva al 5 per cento avrebbe avuto effetti ridotti, ma non solo: c’erano state anche altre obiezioni. Per esempio il 5 dicembre 2022, in audizione alla Camera, Fabrizio Balassone, capo del servizio struttura economica della Banca d’Italia, aveva sottolineato che il taglio dell’Iva sui prodotti per la prima infanzia sarebbe andato «a beneficio di tutti i consumatori di tali prodotti, destinando risorse pubbliche anche a nuclei che non versano in condizione di bisogno».
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