L’ingloriosa fine dei 6,6 milioni di nuovi alberi nel Pnrr

Sarebbero dovuti essere piantati entro il prossimo anno, ma era chiaro da tempo che questo obiettivo non era raggiungibile. Ora il governo ha deciso di ridimensionarlo
ANSA
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Nella proposta di modifica del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) il governo Meloni ha chiesto alla Commissione europea di poter ridimensionare l’obiettivo di piantare 6,6 milioni di alberi entro il 2024. Gli investimenti per la «tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano» rientrano infatti tra le nove misure che l’esecutivo vuole definanziare dal Pnrr, a causa dell’impossibilità di portarle a termine entro il 2026, anno di scadenza del piano.

Il Pnrr scritto dal governo Draghi e approvato dall’Ue nell’estate del 2021 prevede uno stanziamento di 330 milioni di euro per un piano di riforestazione in 14 città metropolitane. In base al piano originario questo intervento è suddiviso in due obiettivi (target) piantare circa 1,6 milioni di alberi entro la fine del 2022 e i restanti 5 milioni entro la fine del prossimo anno. Già nella primavera nel 2022 avevamo spiegato che questo obiettivo sembrava molto difficile, se non quasi impossibile da raggiungere, per una serie di motivi. Vari esperti avevano sottolineato che le risorse stanziate e il numero di piante nei vivai non erano sufficienti, così come le capacità dei comuni di attuare gli interventi di piantumazione e manutenzione.
Un anno dopo, a marzo 2023, questi dubbi si sono rivelati corretti. Durante il controllo concomitante effettuato su questi investimenti (controllo concomitante sul Pnrr che ora non esiste più per decisione del governo Meloni), la Corte dei Conti ha infatti certificato che la prima scadenza fissata per la fine del 2022 non sembrava essere stata raggiunta, nonostante le rassicurazioni dell’esecutivo: in quella data alcune città non avevano ancora piantato gli alberi che dovevano piantare, altre li avevano piantati ma poi le piante erano seccate, altre ancora avevano semplicemente piantato semi nei vivai.
Ora il governo ha deciso di intervenire per le «impossibilità oggettive a raggiungere pienamente l’obiettivo». Nella proposta di revisione del Pnrr, spiega un dossier del Servizio studi del Parlamento, si chiede di «modificare la descrizione dell’intervento» e del traguardo, e «la tempistica di realizzazione nel testo della Cid». La Cid è la sigla che sta per Council Implementing Decision: è la decisione del Consiglio dell’Unione europea che a luglio 2021 ha approvato il Pnrr italiano (qui si parla degli alberi da piantare). Al momento non si conoscono ulteriori dettagli: per esempio non è chiaro quanti alberi vorrà piantare in alternativa il governo Meloni ed entro quale scadenza.

La proposta di modifica del Pnrr chiede anche di decurtare 110 milioni di euro dai 330 milioni citati prima. Il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto ha promesso che le misure definanziate dal Pnrr, tra cui questa che riguarda gli alberi, saranno comunque attuate trovando altre fonti di finanziamento. Al momento stiamo parlando di una promessa. Tra le ipotesi di fonti alternative ci sono il fondo complementare al Pnrr, alimentato con risorse nazionali, e gli altri fondi europei.

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