Aggiornamento 10 settembre 2019: Una precedente versione di questo articolo diceva che era vero che il governo M5s-Pd fosse il più giovane delle storia. In realtà, calcolando l’età media dal giorno dell’insediamento, il governo Renzi risulta essere più giovane.

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Il 9 settembre, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha tenuto un lungo discorso alla Camera, per chiedere ai deputati la fiducia al suo nuovo governo, sostenuto da Movimento 5 stelle, Partito democratico e Liberi e Uguali.

Abbiamo verificato alcune dichiarazioni fatte da Conte a Montecitorio per vedere se corrispondono al vero, o meno. E in effetti qualcosa nel discorso del presidente del Consiglio non torna.

Il governo “più giovane” della storia?

«Questo è il governo più giovane della storia della Repubblica»

Secondo le elaborazioni di Pagella Politica (considerando solo i ministri, non essendoci ancora state le nomine dei sottosegretari), il nuovo governo Pd-M5s è il secondo esecutivo con l’età media più bassa della storia repubblicana (47,7 anni al 5 settembre 2019, giorno del giuramento) dietro al governo Renzi (47,4 anni al 22 febbraio 2014).

Il ministro più giovane dell’esecutivo Conte II è Luigi di Maio (33 anni), seguito da Fabiana Dadone (35 anni, del M5s) e Giuseppe Provenzano (37 anni, del Pd).

La ministra più anziana è invece Luciana Lamorgese (65 anni, indipendente), mentre il ministro è Dario Franceschini (60 anni, del Pd).

Quanto vale il turismo per l’economia italiana?

«[Il turismo] è un settore chiave che contribuisce per più del 10 per cento al nostro Pil»

Come abbiamo verificato in un precedente fact-checking, esistono diverse stime sul contributo del settore turistico alla ricchezza del nostro Paese.

Secondo uno studio della Banca d’Italia (pubblicato a dicembre 2018), «nel 2015 […] in Italia le attività connesse al turismo producevano un valore aggiunto di 88 miliardi di euro, pari al 5,9 per cento del Pil totale».

Secondo una ricerca di marzo 2018 del World Travel and Tourism Council (Wttc) – un organo che rappresenta il settore privato turistico a livello mondiale – nel 2017 l’impatto economico dato dalla spesa dei turisti in Italia nel settore viaggi e turismo era invece pari al 5,5 per cento del Pil.

Due percentuali entrambe inferiori rispetto a quelle citate da Conte.

Ai contributi diretti, però, si aggiungono anche quelli indiretti (dati principalmente dagli investimenti dell’industria turistica) e indotti (relativi alle spese delle persone occupate nel settore turistico) generati dal turismo.

Se consideriamo queste due componenti, il contributo del turismo al Pil italiano è in linea con quanto indicato dal presidente del Consiglio.

Secondo lo studio del Wttc, nel 2017 il contributo totale del turismo nel nostro Paese è stato pari al 13 per cento del Pil. Un dato che secondo le stime dell’organo di ricerca è destinato a crescere nel 2018 (+1,4 per cento) e nel decennio successivo (+1,3 per cento annuo fino al 2028).

Qual è stata la risposta dei mercati?

«Come dimostra la sensibile riduzione dei tassi rispetto ai livelli dello scorso ottobre, i mercati finanziari stanno investendo con fiducia sulla nuova fase che l’Italia sta attraversando»

È vero che il livello dello spread e i tassi di interesse sui titoli di Stato italiani sono calati nelle ultime settimane, ma come abbiamo verificato di recente non è tutto merito dell’annuncio del nuovo governo.

Il differenziale tra Btp italiani e Bund tedeschi mostra una tendenza al ribasso ormai da due mesi. Da fine giugno 2019, infatti, lo spread è iniziato a calare consistentemente, passando da 242 punti base (28 giugno 2019) a 150 punti base (4 settembre 2019, giorno prima del giuramento del nuovo governo).

Nella prima metà del 2019, lo spread aveva seguito un andamento piuttosto lineare, variando tra gennaio e fine giugno in una forbice di quasi 60 punti base (tra i 293 e i 234).

Discorso analogo vale per i tassi di interesse sui titoli di Stato emessi sul mercato dal Dipartimento del Tesoro nelle ultime settimane.

Come abbiamo verificato di recente, a fine agosto – tra Btp a 10 anni e Btp a 5 anni – l’Italia ha promesso circa 300 milioni di euro di interessi in meno rispetto alla precedente asta di fine luglio. Tuttavia è da alcuni mesi che si sta verificando una tendenza ribassista di questo tipo, e sta coinvolgendo – da ottobre 2018 – i titoli di Stato a lunga scadenza di molti altri Paesi Ue.

Il ruolo dell’Italia nell’elezione di Von der Leyen

«Sul piano europeo, la nostra azione di governo potrà avviarsi in corrispondenza dell’insediamento di una nuova Commissione, a cui il nostro Paese ha contribuito in modo primario»

Il 16 luglio 2019, il Parlamento europeo ha eletto come futura presidente della Commissione Ursula Von der Leyen, ex ministra della Difesa della Germania. La carica inizierà il 1° novembre 2019 e avrà un mandato di cinque anni.

La nomina di Von der Leyen – prima donna nella storia ha ricoprire questa carica – ha ricevuto 383 voti a favore e 327 contro, con 22 astensioni. Ma il ruolo dell’Italia è stato davvero «primario» nella sua elezione?

Tra astensioni e contrari, rispetto ai voti favorevoli Von der Leyen ha avuto uno scarto di 34 voti.

All’epoca, Partito democratico e Forza Italia hanno dichiarato il proprio appoggio a Von der Leyen (che fa parte del Partito popolare europeo, Ppe), mentre hanno votato contro sia la Lega che Fratelli d’Italia.

In base ai risultati delle europee di maggio 2019, dal nostro Paese Von der Leyen ha potuto contare su 40 voti a favore (19 Pd, 7 Forza Italia e 14 M5s) e 33 contrari (28 Lega e 5 Fratelli d’Italia).

Dunque, da un punto di vista numerico, è vero che l’Italia ha contribuito in modo determinante all’elezione della nuova presidente della Commissione europea. Ma a livello di partiti italiani cosa si può dire?

Secondo un’elaborazione del sito di settore YouTrend – pubblicata il 17 luglio scorso – «i voti di due forze difficilmente etichettabili come “euro-entusiaste”, ovvero il Movimento 5 Stelle e i polacchi di Diritto e Giustizia, si sono rivelati decisivi per la nomina di Ursula von der Leyen».

Ricordiamo però che la Lega, il 16 luglio 2019, faceva parte della maggioranza di governo, guidata da Conte con il M5s.

È vero dunque che l’Italia ha svolto un ruolo di primo piano nella nomina di Von der Leyen – 40 voti dall’Italia, con quelli del M5s, secondo le analisi, «decisivi» – ma è anche vero che il primo esecutivo Conte, ancora operativo, si era di fatto diviso sul voto al Parlamento europeo.

Il “merito” delle procedure d’infrazione evitate

«Ho evitato due procedure di infrazione»

È vero: in 14 mesi di governo, Lega e M5s hanno evitato due procedure d’infrazione Ue, ma Conte si è “dimenticato” di dire che entrambe erano state causate proprio dall’operato del suo governo.

A fine ottobre 2018, la Commissione Ue aveva bocciato il Documento programmatico di bilancio dell’Italia. Questo testo illustrava all’Europa l’obiettivo di saldo di bilancio e le proiezioni delle entrate e delle spese per il 2019 del nostro Paese.

Secondo l’Ue, il deficit del 2,4 per cento previsto dal governo Conte (per finanziare provvedimenti come il reddito di cittadinanza e “quota 100”) era troppo elevato e non rispettava gli accordi presi dall’Italia in sede europea.

Era così iniziata una trattativa tra l’esecutivo e la Commissione Ue per evitare la procedura d’infrazione per deficit eccessivo, conclusasi a metà dicembre 2018, quando Conte ha annunciato che il deficit previsto per il 2019 sarebbe sceso al 2,04 per cento.

Una situazione simile si è riproposta a giugno 2019, quando la Commissione Ue ha annunciato la possibilità di aprire una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per non aver rispettato i parametri europei per ridurre il debito pubblico.

Secondo l’Ue, il Documento di economia e finanza (Def) approvato da Lega e M5s ad aprile 2019 conteneva stime troppo ottimistiche sull’economia italiana. Secondo le previsioni europee, se il governo Conte non avesse preso provvedimenti, il rapporto debito/Pil del nostro Paese avrebbe superato il 133,7 per cento nel 2019 e il 135,2 per cento nel 2020.

A inizio luglio 2019, questo seconda procedura è stata evitata grazie a una manovra correttiva approvata dal governo per correggere i conti pubblici italiani e ridurre l’indebitamento del nostro Paese nel 2019 per circa 7,6 miliardi di euro.

Quante volte Conte è stato in Libia?

«Il mio incessante e personale impegno a favore della stabilizzazione della Libia ha rappresentato la conferma del livello di priorità attribuito da noi a questa area del mondo, peraltro da me diffusamente visitata allo scopo di promuovere proficui incontri e relazioni politiche»

Nei 14 mesi del primo governo Conte, il presidente del Consiglio si è recato in visita in Libia soltanto una volta: il 23 dicembre 2018.

«Rientro ora a Roma, al termine di una giornata impegnativa», scriveva su Facebook Conte quel giorno. «Dopo l’approvazione della legge di bilancio al Senato a tarda notte e un Consiglio dei ministri durato fino alle tre del mattino, all’alba di oggi sono partito per la Libia. Tre tappe in una sola giornata per incontrare i principali interlocutori libici, peraltro proprio alla vigilia della festa di indipendenza della Libia: Fayez Al Serraj e Khaled Al Meshri a Tripoli, Khalifa Haftar a Bengasi, Aghila Issa Saleh a Tobruk».

Conte però è andato in Nord Africa anche agli inizi di novembre 2018. Il 2 novembre 2018, il presidente del Consiglio è stato in visita a Tunisi, in Tunisia, mentre tre giorni dopo si è recato ad Algeri, in Algeria.

La morte di Dante

«Preparandoci nel modo migliore a celebrare il VII centenario della morte di Dante Alighieri, nel 2021»

È vero: il poeta Dante Alighieri è morto nel 1321. Nel 2021, si festeggerà così il settecentenario dalla data della sua morte, su cui però c’è incertezza sul giorno.

«La data della morte oscilla fra il 13 e il 14 settembre», spiega il critico letterario Siro Chimenz, nel Dizionario biografico degli italiani della Treccani. «Il Boccaccio dà la data del “dì che la esaltazione della Santa Croce si celebra dalla Chiesa”, cioè il 14; ma i due epitaffi latini, di Giovanni del Virgilio (“Theologus Dantes, nullius dogmatis expers”) e di Menghino Mezzani, ravennate amico e studioso dell’Alighieri (“Inclita fama cuius universum penetrat orbem”), danno quella delle idi di settembre, cioè il 13».

In conclusione

Abbiamo verificato sette dichiarazioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, fatte il 9 settembre alla Camera per chiedere la fiducia al nuovo governo Pd-M5s.

In due occasioni, Conte è stato sostanzialmente corretto: è vero che nel 2021 si celebrerà il settimo centenario dalla morte di Dante e che il turismo – considerando i contributi indiretti e indotti – pesa per oltre il 10 per cento sul Pil italiano.

Di poco, non è vero che il governo M5s-Pd è il più giovane della storia: meglio di lui ha fatto il governo Renzi, al giorno dell’insediamento. I tassi di interesse e lo spread, invece, con il nuovo esecutivo sono sì scesi, ma questo trend è iniziato già da tempo.

Conte si è poi “dimenticato” di dire che le procedure d’infrazione evitate dal suo precedente governo erano state causate proprio dalle sue politiche, mentre nell’elezione di Von der Leyen a presidente della Commissione Ue il ruolo «primario» dell’Italia è stato ricoperto da Pd, Forza Italia e M5s, mentre la Lega – all’epoca al governo con Conte – aveva votato contro.

Infine, il presidente del Consiglio – in 14 mesi di esecutivo Lega-M5s – è stato una sola volta in Libia, ma le visite in Nord Africa («diffusamente visitata») salgono a tre se si considerano anche quelle in Tunisia e Algeria di novembre 2018.