Il 20 agosto, il presidente del Consiglio uscente Giuseppe Conte ha annunciato la fine del governo Lega e Movimento 5 stelle con un lungo discorso al Senato.

Abbiamo verificato alcune dichiarazioni di Conte per vedere se corrispondono al vero, o meno. E in effetti qualcosa nelle parole del presidente del Consiglio non torna.

Un anno, 12 per cento di promesse mantenute

«Questa crisi interviene a interrompere prematuramente un’azione di governo che procedeva operosamente, e che già nel primo anno aveva realizzato molti risultati e ancora molti ne stava realizzando»

All’inizio del suo discorso, Conte ha rivendicato i risultati del suo governo. Ma tra il 1° giugno 2018 (giorno di insediamento dell’esecutivo) e il 1° giugno 2019, quanto è stato davvero fatto da Lega e M5s?

Con il nostro progetto Traccia il Contratto, abbiamo verificato quante delle 317 promesse del Contratto di governo (siglato a maggio 2018 da Matteo Salvini e Luigi Di Maio) sono state mantenute.

In un anno di lavoro, il governo Conte ha rispettato 37 impegni (il 12 per cento), tra cui l’introduzione del reddito di cittadinanza e “quota 100”. In 8 casi invece è stato fatto l’esatto opposto di quanto promesso. Per esempio, il Contratto si impegnava a non rinnovare le sanzioni economiche alla Russia: cosa non avvenuta in 14 mesi in carica.

Su 129 promesse – dall’acqua pubblica alla giustizia – qualcosa è stato fatto, anche se non di definitivo, mentre per 143 proposte gli impegni sono stati disattesi. Si pensi, per esempio, all’introduzione della flat tax o di una nuova legge sul conflitto di interessi.

Lasciamo al lettore il giudizio se questi risultati siano «molti», come indicato da Conte. In ogni caso, con il ritmo di promesse mantenute nel primo anno di lavoro, a fine legislatura Lega e M5s avrebbero portato a termine circa il 60 per cento del Contratto di governo.

Che fine ha fatto il Comitato di conciliazione?

«Ricordo che il Contratto prevede in caso di divergenze l’impegno delle parti, cito testualmente “a discuterne con la massima sollecitudine e nel rispetto dei principi di buona fede e di leale cooperazione”»

Secondo Conte, il ministro dell’Interno Matteo Salvini non ha rispettato un impegno specifico preso nel Contratto di governo.

In effetti, nelle prime pagine dell’accordo tra Lega e M5s erano contenute alcune righe per regolare la cooperazione tra le due forze politiche.

«Qualora nel corso dell’azione di governo emergano divergenze per quanto concerne l’interpretazione e l’applicazione del presente accordo – si legge sul Contratto – le parti si impegnano a discuterne con la massima sollecitudine e nel rispetto dei principi di buona fede e di leale cooperazione. Nel caso in cui le divergenze persistano, verrà convocato il Comitato di conciliazione».

La composizione e il funzionamento di questo organismo però «sono demandate ad un accordo tra le parti». Cosa mai avvenuta in 14 mesi di governo.

Quali scadenze ci sono per nuove elezioni?

«Una crisi in pieno agosto comporta potenzialmente elezioni anticipate in autunno; considerando i tempi costituzionalmente necessari per la convocazione delle nuove Camere e per la formazione del governo, il rischio di ritrovarsi in esercizio finanziario provvisorio è altamente probabile»

Come abbiamo spiegato in un precedente fact-checking, in teoria in Italia si può votare in qualsiasi giorno dell’anno. Esistono però delle scadenze tecniche che regolano i tempi per tornare alle urne.

In base a quanto dicono la Costituzione e alcune norme in materia, per convocare nuove elezioni servono almeno 60 giorni (visti i tempi per la presentazione delle liste) e massimo 70 giorni dallo scioglimento delle Camere.

Se il presidente della Repubblica decidesse di sciogliere le Camere entro la fine di agosto, per forza di cose le nuove elezioni si terrebbero tra fine ottobre e inizio novembre. Insomma, in pieno autunno, come dice Conte.

Un eventuale nuovo governo avrebbe poco più di un mese per presentare la legge di Bilancio per il 2020, che va approvata entro il 31 dicembre 2019.

Nel caso in cui questo non fosse possibile, l’Italia entrerebbe nel cosiddetto “esercizio provvisorio”, che richiede comunque una legge per entrare in vigore.

Come recita l’articolo 81, questo esercizio provvisorio può essere concesso «per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi». L’ultima volta che l’Italia è entrata in esercizio provvisorio è stato alla fine del 1987.

Il rischio legato a questa opzione – seppure percorribile – è quello di mostrare il nostro Paese come debole e instabile dal punto di vista finanziario, e non in grado di rispettare gli impegni presi a livello comunitario sui vincoli di bilancio.

Che cosa c’entra il decreto Sicurezza bis?

«Questa decisione è stata annunciata dal ministro dell’Interno subito dopo avere incassato l’approvazione con la fiducia del decreto legge Sicurezza bis»

Conte ha ragione sui tempi della crisi. L’8 agosto, la Lega ha diffuso una nota in cui annunciava una mozione di sfiducia nei confronti del presidente del Consiglio, dicendo tra le altre cose: «Inutile andare avanti a colpi di NO e di litigi, come nelle ultime settimane».

Il 5 agosto – tre giorni prima della presentazione della mozione – il Senato aveva però approvato definitivamente la conversione in legge del cosiddetto “decreto Sicurezza bis”, un criticato testo con «disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica».

Come spiega un comunicato del Senato del 5 agosto, «con 160 voti favorevoli, 57 contrari e 21 astensioni, l’Assemblea ha rinnovato la fiducia al Governo approvando definitivamente» la nuova legge.

Quanto ha lavorato il governo Conte?

«Amici della Lega […] avete macchiato quattordici mesi di intensa attività di governo»

È vero che l’attività di Lega e M5s è stata così «intensa»? Sì, ma potrebbe non essere una buona notizia.

A giugno 2019, il sito di settore Openpolis ha fatto un resoconto sul primo anno di attività lavorativa del governo Conte, confrontandola con quella dei suoi predecessori.

«Come abbiamo avuto modo di raccontare nel corso dei mesi questo esecutivo, come i precedenti, ha fortemente abusato della decretazione d’urgenza per legiferare, monopolizzando quindi la tipologia di leggi che uscivano da Camera e Senato», ha spiegato Openpolis.

Dall’inizio del suo mandato (ossia dal 1° giugno 2018) a fine maggio 2019, «l’esecutivo Conte ha presentato al parlamento 117 provvedimenti: 20 conversioni di decreti legge, 73 ratifiche di trattati internazionali, 5 provvedimenti collegati al bilancio dello stato e 19 disegni di legge ordinari. Considerando i governi della XVI, XVII e XVIII legislatura (Berlusconi IV, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni e Conte) l’esecutivo giallo-verde ha il record, assieme al quarto governo Berlusconi, di provvedimenti presentati nel primo anno».

Questi numeri assoluti però descrivono solo una parte dell’attività dell’esecutivo. Se si guardano i dati più nel dettaglio, la classifica cambia.

«Oltre il 63 per cento delle proposte di iniziativa governativa giunte in parlamento sono infatti disegni di legge per la ratifica di trattati internazionali», ha sottolineato Openpolis. «Analizzando quindi il numero di proposte presentate, al netto dei trattati internazionali, il governo Conte da primo diventa ultimo. Nessun governo da quello Berlusconi in poi aveva avanzato così poche proposte al parlamento nel suo primo anno di mandato».

Non solo. L’abuso dello strumento dei decreti-legge è andato nella direzione opposta a quanto promesso dal Contratto di governo, dove si legge che Lega e M5s si sarebbero dovuti impegnare a «incrementare il processo decisionale in Parlamento e la sua cooperazione con il governo». Promessa, dunque, non mantenuta.

No, il piano anti-dissesto idrogeologico non è una novità

«Avete oscurato […] il Piano ProteggItalia contro il dissesto idrogeologico, la prima volta in Italia»

Già a marzo 2019, Conte aveva scritto in una lettera a La Repubblica che «per la prima volta» era stato introdotto «il più grande piano di messa in sicurezza, lotta al dissesto idrogeologico e prevenzione del nostro Paese».

Come abbiamo spiegato in un precedente fact-checking, però, questo non è del tutto vero.

In sintesi, ProteggItalia è un piano anti-dissesto idrogeologico che ha stanziato per il triennio 2019-2021 risorse pari a 10,8 miliardi di euro. Di questi, 3 miliardi di euro sono già a disposizione quest’anno per opere immediatamente cantierabili.

In realtà, nel 2014 il governo Renzi aveva lanciato un progetto simile, chiamato ItaliaSicura, che aveva mobilitato risorse per 10 miliardi di euro, da spendere tra il 2015 e il 2023.

Sembra dunque esagerata l’affermazione di Conte secondo cui con ProteggItalia si mette «per la prima volta» a sistema la lotta al rischio idrogeologico. Al netto di alcune differenze, il precedente intervento ItaliaSicura è simile come tipo di impostazione.

Come siamo messi in rinnovabili?

«In Europa già ci distinguiamo per l’utilizzo delle energie rinnovabili»

A gennaio 2019, l’Ufficio statistico dell’Unione europea (Eurostat) ha pubblicato i dati più aggiornati sulle energie rinnovabili tra gli Stati membri. Con qualche elemento di successo per l’Italia.

Nel 2017, il 18,3 per cento dell’energia consumata nel nostro Paese era prodotta con le rinnovabili (per esempio eolico e solare), in aumento dello 0,9 per cento rispetto all’anno precedente.

Con questa percentuale, l’Italia ha così già superato l’obiettivo nazionale per le rinnovabili (17 per cento) fissato dall’Ue per il 2020.

Un buon risultato, che però è stato già ottenuto anche da altri 11 Paesi all’interno dell’Unione (come Svezia, Danimarca e Repubblica Ceca). Gli altri grandi Paesi come Francia, Germania, Spagna e Regno Unito sono ancora lontani da questo traguardo.

Conte ha quindi ragione nel sottolineare i successi italiani in questo ambito.

Il “merito” delle procedure d’infrazione evitate

«Con questo spirito ho affrontato le fasi più delicate di un confronto con l’Europa, riuscendo ad evitare all’Italia per due volte una procedura di infrazione per debito eccessivo, che si sarebbe rivelata particolarmente dannosa»

Nei suoi 14 mesi di governo, è vero che Lega e M5s con la guida di Conte hanno evitato due procedure d’infrazione da parte dell’Ue. Ma il presidente del Consiglio si “dimentica” di dire che l’Italia ha rischiato queste procedure proprio per l’operato del suo esecutivo. Vediamo perché.

A fine ottobre, la Commissione europea aveva bocciato – per la prima volta nella storia Ue – il Documento programmatico di bilancio inviato dall’Italia.

Questo testo (da non confondere con la legge di Bilancio) illustrava all’Europa, tra le altre cose, l’obiettivo di saldo di bilancio e le proiezioni delle entrate e delle spese per il 2019.

Secondo l’Ue, il deficit del 2,4 per cento previsto da Lega e M5s per finanziare misure come il reddito di cittadinanza e “quota 100” era troppo alto e non rispettava gli accordi presi dal nostro Paese in sede europea.

Era così iniziata una lunga trattativa tra l’esecutivo e la Commissione Ue per evitare la procedura d’infrazione per deficit eccessivo, conclusasi a metà dicembre 2018, quando Conte annunciò che il deficit previsto per il 2019 sarebbe sceso al 2,04 per cento.

Una situazione simile si è riproposta a inizio giugno 2019, quando l’Europa ha preso in considerazione la possibilità di aprire una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per non aver rispettato i parametri europei per ridurre il debito pubblico.

Secondo l’Ue, il Documento di economia e finanza approvato da Lega e M5s ad aprile 2019 conteneva stime eccessivamente ottimistiche sull’economia italiana. Secondo le previsioni europee, se l’Italia non avesse preso provvedimenti, il rapporto debito/Pil del nostro Paese avrebbe superato il 133,7 per cento nel 2019 e il 135,2 per cento nel 2020.

A inizio luglio 2019, anche questo seconda procedura è stata evitata di fatto grazie a una manovra correttiva approvata dal governo per correggere i conti pubblici italiani e ridurre l’indebitamento del nostro Paese nel 2019 per circa 7,6 miliardi di euro (circa lo 0,4 per cento del Pil).

In conclusione

Nel suo discorso per annunciare le proprie dimissioni, il presidente del Consiglio uscente Giuseppe Conte ha fatto otto affermazioni verificabili. Quattro sono sostanzialmente vere (dalla possibilità di entrare in esercizio provvisorio al successo delle energie rinnovabili), mentre una è scorretta (sull’eccezionalità del piano anti-dissesto idrogeologico).

Nelle restanti tre, Conte ha per così dire esagerato i risultati ottenuti dal suo governo in 14 mesi di attività. Nel primo anno in carica, infatti, Lega e M5s hanno mantenuto circa il 12 per cento delle promesse del Contratto di governo, abusando però dei decreti legge, limitando di fatto il potere del Parlamento (come fatto peraltro anche dai suoi predecessori). Infine, è vero che sono state evitate due procedure d’infrazione Ue, ma la responsabilità del rischio corso è da ricercare proprio nelle decisioni della maggioranza guidata dal presidente del Consiglio uscente.