Nella serata di martedì 23 settembre il Senato ha approvato in via definitiva, con 78 voti favorevoli e 52 contrari, un disegno di legge sul salario minimo. In origine, il testo era stato presentato a luglio 2023 da tutti i partiti di opposizione, tranne Italia Viva, e chiedeva l’introduzione in Italia di una retribuzione minima oraria di 9 euro lordi all’ora, sotto la quale i datori di lavoro non avrebbero potuto scendere nel pagare i propri dipendenti. Il problema, però, è che il testo diventato legge non contiene più nulla di tutto questo.
A novembre 2023, in occasione dell’esame alla Camera del provvedimento, la maggioranza di centrodestra aveva fatto approvare [1] un emendamento che ha sostanzialmente riscritto la proposta delle opposizioni e l’ha trasformata in un disegno di legge delega. Come suggerisce il nome, una legge delega permette al Parlamento di trasferire al governo il potere legislativo su un tema specifico. Entro un termine stabilito e nel rispetto di alcuni principi generali fissati dal Parlamento, il governo può così adottare direttamente norme, tramite decreti legislativi (da non confondere con i decreti-legge).
A novembre 2023, in occasione dell’esame alla Camera del provvedimento, la maggioranza di centrodestra aveva fatto approvare [1] un emendamento che ha sostanzialmente riscritto la proposta delle opposizioni e l’ha trasformata in un disegno di legge delega. Come suggerisce il nome, una legge delega permette al Parlamento di trasferire al governo il potere legislativo su un tema specifico. Entro un termine stabilito e nel rispetto di alcuni principi generali fissati dal Parlamento, il governo può così adottare direttamente norme, tramite decreti legislativi (da non confondere con i decreti-legge).