Sul salario minimo i nuovi esperti del Cnel hanno idee diverse

C’è chi si è detto favorevole, altri si sono mostrati più attendisti, mentre altri ancora sono apertamente contrari
Ansa
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Oggi, venerdì 22 ottobre, è il giorno dell’insediamento ufficiale dei nuovi membri del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel), l’organismo chiamato in causa dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni per presentare entro i primi giorni di ottobre una proposta di legge contro il lavoro povero. Di recente in Gazzetta Ufficiale è stata pubblicata la nomina dei dieci esperti in economia e diritto – otto nominati dal presidente della Repubblica e due proposti dalla presidente del Consiglio – che faranno parte del nuovo Cnel. 

In base alle verifiche di Pagella Politica questi esperti non hanno una posizione comune sul salario minimo: alcuni si sono detti già contrari a questa misura, altri si sono detti più possibilisti, altri ancora non si sono espressi.

I più possibilisti

Gli esperti nominati dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella sono: Carlo Altomonte, Marcella Mallen, Enrica Morlicchio, Luca Nogler, Ivana Pais, Alessandro Rosina, Valeria Termini e Michele Tiraboschi. I due nominati su indicazione del governo sono Francesco Rotondi e Roberto Zazza. 

Tra questi nomi, il più favorevole all’introduzione del salario minimo in Italia è Alessandro Rosina, professore di Demografia all’Università Cattolica di Milano. Il 6 settembre, in un’intervista con il quotidiano la Repubblica, Rosina ha dichiarato che il salario minimo «è senz’altro una delle leve da azionare per dare un messaggio di fiducia ai giovani». «Per dire che stiamo scommettendo su di loro, che non vogliamo che siano più working poor, sottopagati e sfruttati», ha spiegato il professore. 

In passato, o più di recente, almeno tre tra i nuovi esperti membri del Cnel hanno invece mostrato posizioni più attendiste sul tema. «Mi chiedono se sono contraria al salario minimo. Assolutamente no! Ma giuristi del lavoro e esperti di relazioni industriali dovranno ideare una legge che non produca l’effetto opposto a quello desiderato», ha scritto per esempio su Twitter (oggi X) il 9 giugno 2022 Enrica Morlicchio, professoressa di Sociologia dei processi economici e del lavoro all’Università Federico II di Napoli. A fine agosto Morlicchio ha dichiarato che un eventuale salario minimo andrebbe accompagnato da politiche a sostegno dell’occupazione femminile e giovanile e che riducano l’«instabilità contrattuale».

Ormai tre anni fa, a settembre 2020, il professore di Economia all’Università Bocconi di Milano Carlo Altomonte aveva invece dichiarato (min. 00:20) di essere d’accordo sull’idea di garantire dei livelli di retribuzioni minimi in ogni Stato dell’Unione europea, aggiungendo che l’obiettivo non era semplice viste le differenze sociali e di mercato del lavoro tra i vari Paesi. 

La posizione di Luca Nogler, professore di Diritto del lavoro all’Università di Trento, è più sfumata. «Quando si dice che il sistema del salario minimo tedesco ha funzionato, è vero, ma è servito sostanzialmente a recuperare quel gap, quel divario, tra il tasso di copertura dei contratti collettivi tedesco e il tasso di copertura dei contratti collettivi italiani», ha detto Nogler a maggio 2022 durante un convegno organizzato proprio al Cnel, sottolineando la necessità di far emergere il lavoro illegale e non regolato da nessun contratto. In un intervento pubblicato sul sito dell’Università di Trieste, pubblicato nel 2018, Nogler non escludeva la possibilità di introdurre il salario minimo anche in Italia.

I contrari

Tra i nuovi esperti del Cnel i contrari al salario minimo sono Michele Tiraboschi, professore di Diritto del lavoro all’Università di Modena e Reggio Emilia, e l’avvocato Francesco Rotondi, fondatore dello studio legale LABLAW Rotondi & Partners. Coordinatore scientifico della scuola di formazione dell’Associazione per gli studi internazionali e comparati sul diritto del lavoro e sulle relazioni industriali (Adapt), Tiraboschi si è più volte espresso contro il salario minimo e a favore di un sistema che privilegi la contrattazione collettiva tra imprese e sindacati.
Il 7 settembre, in intervista con il sito True-News, Rotondi ha invece proposto un’alternativa al salario minimo, ossia l’introduzione di un “reddito civile”. «Il reddito civile si propone di un essere un algoritmo, un’equazione centrale basata sul Prodotto interno lordo, un indicatore della generazione della ricchezza di un Paese in grado di cogliere elementi macroeconomici dinamici e trasferirli come moltiplicatori nell’economia reale del Paese, delle regioni e delle province senza disfunzioni e dispersioni. Si tratta di un “valore forte” che si propone con selettività a vari livelli nel nostro Paese, come metodo disciplinato di calcolo per gestire le dinamiche sociali attualmente intimorite da inflazione, disoccupazione e recessione», ha spiegato Rotondi, docente alla scuola di formazione politica della Lega e nominato al Cnel dalla presidente del Consiglio Meloni.

Gli indecisi

C’è poi chi finora non ha preso una posizione netta sul tema del salario minimo. «Da economista ho ben chiaro che il tema del salario minimo ha risvolti che devono essere approfonditi e analizzati. Non siamo stati ancora convocati, né consultati sulla proposta. Non abbiamo avuto ancora la possibilità di discutere e di confrontarci», ha dichiarato il 2 settembre in un’intervista con la Repubblica Valeria Termini, professoressa di Economia politica all’Università Roma Tre. «Certo non si può parlare di una posizione comune dei consiglieri esperti del Cnel su questo tema».

Al momento anche la presidente dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis) Marcella Mallen, la professoressa di Sociologia economica all’Università cattolica di Milano Ivana Pais e l’avvocato Roberto Zazza, scelto dal governo, non si sono ancora espressi sul salario minimo.

La composizione del Cnel

Il Cnel è un organo consultivo su materie economiche e giuridiche previsto dalla Costituzione, ed è guidato al momento dall’ex ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta. Oltre al presidente, l’assemblea del Cnel è composta da 64 consiglieri nominati con decreto del presidente della Repubblica: 48 sono rappresentanti delle categorie produttive e dei sindacati; sei delle principali organizzazioni di volontariato; gli altri dieci sono per l’appunto esperti e professori in ambito giuridico ed economico. 

Una volta insediati, i nuovi esperti dovranno affrontare come prima cosa il tema del salario minimo. Lo scorso 12 agosto Meloni ha affidato al Cnel il compito di formulare entro 60 giorni una proposta di legge da presentare al Parlamento sull’introduzione di una retribuzione minima per i lavoratori. Tra i poteri del Cnel c’è infatti anche quello di formulare e presentare progetti di legge alla Camera e al Senato. 

In passato Brunetta è stato più volte critico nei confronti del salario minimo. A luglio, in un’audizione in Parlamento, il Cnel ha presentato un testo spiegando che è scorretto parlare di salario minimo «senza affrontare, a monte, i principali problemi che ostacolano la crescita dei salari dei lavoratori». Tra questi problemi ci sono i ritardi nei rinnovi contrattuali, la crescita dell’inflazione e l’elevato livello delle tasse sul lavoro. Il Cnel ha anche criticato le proposte sul salario minimo perché non contengono «soluzioni in grado di affrontare il problema dei bassi salari dal lato della riforma fiscale e da quello della contrattazione a vari livelli».

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