Quali sono i ministeri più importanti per il nuovo governo

In questo momento storico, alcuni ruoli all’interno del prossimo governo avranno responsabilità maggiori rispetto agli altri
ANSA
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Tra i partiti della coalizione di destra, le trattative per formare un nuovo governo vanno avanti ormai da settimane. Salvo sorprese, nei prossimi giorni il presidente della Repubblica Sergio Mattarella darà infatti l’incarico alla presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni di formare un nuovo governo. Ma quali sono i ministeri principali, quelli insomma con più poteri, su cui si sta concentrando la ripartizione tra i partiti dei ruoli nel prossimo governo? Ne abbiamo individuati almeno sei.

Economia e Finanze

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) è uno dei ministeri più importanti, ha sede nel Palazzo delle Finanze, a Roma, ed è nato nel 2001 in seguito all’accorpamento del Ministero delle Finanze con il Ministero del Tesoro. In particolare, il Mef delinea le scelte dello Stato in materia di politica economico-finanziaria, di bilancio e di programmazione degli investimenti pubblici. Sarà questo ministero a occuparsi di questioni centrali come il progresso nell’attuazione delle riforme e degli investimenti necessari per riscuotere i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e le contromisure per attenuare i rincari dei prezzi energetici.

Negli ultimi governi, il ministro dell’Economia è stato generalmente un “tecnico”, ossia un esperto, un accademico o un funzionario di primo livello scelto al di fuori del mondo della politica. Ma non sono comunque mancati i casi dei cosiddetti “tecnici di area”, ossia esperti le cui posizioni sono però riconducibili a una certa area politica, come Giulio Tremonti (Forza Italia, ora eletto con Fratelli d’Italia) nei governi Berlusconi o Pier Carlo Padoan (Partito democratico) nei governi Renzi e Gentiloni

A causa del suo ruolo di indirizzo nella politica economica del Paese, il Mef è spesso chiamato a intervenire in ambiti di competenza generalmente attribuiti ad altri ministeri. Un esempio è il Ministero dello Sviluppo economico (Mise), che ha la competenza sulle politiche industriali a tutela delle aziende italiane. Tra le varie cose, nelle prossime settimane, il Mef e il Mise avranno il compito di varare i provvedimenti per continuare a sostenere le imprese contro l’aumento del costo dell’elettricità e del gas. 

Un altro ministero collegato al Mef è il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, che si occupa di realizzare tutti gli interventi che riguardano la tutela del lavoro, l’adeguatezza del sistema previdenziale e la disciplina degli ammortizzatori sociali come strumento di lotta alla povertà. Tra i compiti del Ministero del Lavoro c’è quello di gestire le risorse stanziate per finanziare il reddito di cittadinanza, che il centrodestra nel suo programma comune propone di sostituire con «misure più efficaci di inclusione sociale e di politiche attive di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro».

Esteri

Il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci) ha sede nel Palazzo della Farnesina, a Roma, e ha il compito di regolare i rapporti politici, economici, sociali e culturali dell’Italia con l’estero. Il Ministero opera nel mondo attraverso una serie di uffici che rappresentano il Paese fuori dai confini nazionali e tutelano gli italiani all’estero, come ambasciate e uffici consolari. In ambito europeo, al ministro degli Esteri è affidato il compito di rappresentare la posizione italiana nella politica estera e di sicurezza comune.

Uno dei compiti principali del ministro degli Esteri è quello di svolgere missioni istituzionali in diverse aree del mondo per tutelare i rapporti tra l’Italia e i Paesi stranieri e intervenire con la diplomazia nelle zone di conflitto internazionale. Una delle principali aree d’azione del prossimo ministro degli Esteri riguarderà sicuramente la guerra in Ucraina, Paese che l’Italia sostiene con aiuti militari e con l’accoglienza dei rifugiati. 

Interno

Il Ministero dell’Interno si trova nel Palazzo del Viminale, a Roma, e rappresenta la massima autorità nazionale di pubblica sicurezza. Dipendono direttamente dal Ministero dell’Interno, infatti, la polizia di Stato, i vigili del fuoco e i prefetti, e i suoi funzionari sono distribuiti nei vari uffici centrali o periferici dislocati in tutto il Paese. I principali temi di cui si occupa il Viminale sono la sicurezza, il controllo dei flussi migratori, la tutela dei diritti e, tra le altre cose, la garanzia del corretto svolgimento delle elezioni su tutto il territorio nazionale.

Il ministro dell’Interno rappresenta una carica politica di primo livello, e spesso è stata attribuita a un esponente dei partiti di maggioranza: l’ultimo esempio in questo senso è quello del segretario della Lega Matteo Salvini, che nel primo governo Conte è stato nominato ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio. Nei governi tecnici a guida Monti e Draghi, invece, il Viminale è stato assegnato a due prefetti indipendenti, rispettivamente Annamaria Cancellieri e Luciana Lamorgese. Con tutta probabilità, una delle aree di lavoro del Ministero su cui il prossimo governo porrà la maggiore attenzione sarà quella relativa all’immigrazione irregolare, che i partiti di centrodestra hanno promesso di contrastare. In particolare, Fratelli d’Italia ha proposto di attivare un «blocco navale» lungo le coste del Nord Africa per impedire gli sbarchi di immigrati sulle coste italiane, anche se l’idea sembra avere diversi limiti.

Giustizia

Il Ministero della Giustizia ha sede a Palazzo Piacentini, a Roma, e si occupa dell’organizzazione e dell’amministrazione giudiziaria civile, penale e minorile, dei magistrati e di quella penitenziaria. 

Nel complesso il ministro della Giustizia, comunemente noto come “guardasigilli”, ricopre un ruolo delicato: deve infatti organizzare e gestire tutti i servizi della giustizia, come per esempio il funzionamento dei tribunali, e tra i suoi compiti rientra anche la pubblicazione in Gazzetta ufficiale delle leggi approvate in via definitiva dal Parlamento. In più, il ministro della Giustizia ha il potere di avviare azioni disciplinari per sanzionare i magistrati.

Lo scorso 12 giugno si è votato per i cinque quesiti referendari sulla giustizia promossi dalla Lega e dal Partito Radicale, che però non hanno raggiunto raggiunto il quorum e quindi sono falliti. I quesiti erano per lo più tecnici e chiedevano l’annullamento di alcune norme sul funzionamento dell’ordinamento giudiziario: le opinioni dei partiti a riguardo erano molto diverse tra loro ma tutto il centrodestra era d’accordo su alcuni quesiti, come quello relativo alla separazione delle carriere dei magistrati. Secondo diversi commentatori, tra i primi provvedimenti del prossimo ministro della Giustizia potrebbe esserci proprio l’attuazione di alcune delle proposte referendarie proposte la scorsa estate.

Difesa

Il Ministero della Difesa ha sede in via XX settembre, a Roma, ed è l’autorità che controlla le forze armate, occupandosi della disciplina in ambito militare. Anche il ministro della Difesa gioca un ruolo centrale nel funzionamento della macchina dello Stato, soprattutto nell’attuale momento storico in cui ci troviamo a vivere. Tra i compiti del ministro c’è quello di attuare le deliberazioni in materia di difesa e sicurezza adottate dal governo e approvate dal Parlamento, emanare le direttive in merito alla politica militare italiana e partecipare a tutti gli organismi internazionali ed europei competenti in materia di difesa e sicurezza militare.

Inoltre, il Ministero della Difesa supervisiona la spesa militare nazionale e decreta l’acquisto di nuovi strumenti di difesa. In base ai dati forniti dalla Nato, nel 2022 l’Italia spenderà in difesa 28,8 miliardi di euro, una cifra pari all’1,54 per cento del nostro Prodotto interno lordo (Pil). Durante la campagna elettorale vari partiti, tra cui Fratelli d’Italia e Forza Italia, hanno proposto di aumentare la spesa militare portandola al 2 per cento del Pil. La stessa proposta era presente anche nel programma congiunto della coalizione di centrodestra.

Transizione ecologica

Il Ministero della Transizione ecologica (Mite) è stato istituito per la prima volta nel 2021 dal governo Draghi in sostituzione del precedente Ministero dell’Ambiente e tutela del territorio e del mare. Il Mite, nato su richiesta in particolare del Movimento 5 stelle, oltre a occuparsi della tutela del territorio e dell’ambiente ha competenze anche per quanto riguarda la politica energetica italiana.

In particolare, al Mite è assegnato il compito di promuovere le energie rinnovabili e l’efficienza energetica, adottare strategie politico-economiche per mantenere stabili i prezzi energetici e favorire l’economia circolare e una corretta gestione dei rifiuti. Per portare a termine questi obiettivi, il ministero avrà voce in capitolo sui quasi 60 miliardi di euro del Pnrr destinati alla transizione ecologica, ossia al passaggio verso forme di energia con un minore impatto sull’ambiente.

Durante la campagna elettorale, il programma comune del centrodestra prevedeva il ritorno dell’Italia all’uso dell’energia nucleare: al momento non sappiamo come il prossimo governo affronterà la questione, ma qualsiasi intervento in questo ambito sarà di competenza del Ministero della Transizione ecologica.

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