Quali partiti vogliono aumentare le spese militari e quali no

Il centrodestra e Azione-Italia viva sono favorevoli, il Pd punta sulla cooperazione europea, mentre l’Alleanza Verdi-Sinistra e il Movimento 5 stelle sono contrari
ANSA/GIUSEPPE LAMI
ANSA/GIUSEPPE LAMI
Il 13 settembre la Commissione Difesa del Senato ha dato parere favorevole a sei decreti ministeriali relativi all’acquisto di nuovi strumenti di difesa, nell’ambito del programma pluriennale di ammodernamento e rinnovamento del settore. Secondo l’Osservatorio Milex sulle spese militari italiane, un progetto avviato nel 2016 in collaborazione con la Rete italiana pace e disarmo, la spesa complessiva dei programmi approvati è di 6 miliardi di euro, una parte dei quali è già stata preventivata nel Documento programmatico pluriennale (Dpl) per il triennio 2022-2024 e nel Bilancio ordinario del Ministero della Difesa, mentre una parte andrà invece finanziata con futuri stanziamenti. 

Nel corso della discussione in commissione, solo i rappresentanti del Movimento 5 stelle hanno dato parere negativo, sostenendo che un governo dimissionario e un Parlamento ormai sciolto non dovrebbero prendere decisioni su queste tematiche. «È una questione di democrazia, di rispetto del Parlamento e delle sue prerogative», ha detto il senatore del Movimento 5 stelle Gianmarco Corbetta in una nota riportata dall’agenzia di stampa Public Policy. «In questo ultimo scorcio di legislatura, governo e Parlamento dovrebbero concentrarsi non sul riarmo, ma esclusivamente sull’emergenza economica e sociale che le nostre famiglie e le nostre imprese stanno affrontando».

In base ai dati forniti dalla Nato, quest’anno l’Italia spenderà in difesa 28,8 miliardi di euro, una cifra pari all’1,54 per cento del nostro Prodotto interno lordo (Pil). 

Al di là delle decisioni prese negli ultimi giorni, che cosa pensano i principali partiti e coalizioni candidate alle elezioni politiche del 25 settembre riguardo la possibilità di aumentare le spese militari nella prossima legislatura? Ecco che cosa hanno scritto nei rispettivi programmi elettorali confrontabili sul sito indecis.it, un progetto curato anche da Pagella Politica, che sintetizza le posizioni dei partiti su diversi temi, dai diritti civili all’economia.
Posizione dei partiti riguardo all’aumento delle spese militari – Fonte: Indecis.it
Posizione dei partiti riguardo all’aumento delle spese militari – Fonte: Indecis.it

Chi vuole aumentare le spese militari

Nel suo programma la coalizione di centrodestra, formata da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati, si dice favorevole ad aumentare la spesa militare per rispettare gli «impegni assunti nell’Alleanza atlantica». Nel 2014 l’Italia, insieme agli altri Paesi membri della Nato, ha sottoscritto l’obiettivo di destinare alla difesa almeno il 2 per cento del Pil. L’impegno è stato sempre confermato negli anni successivi, ma non rappresenta un impegno legalmente vincolante e al momento non sono previste conseguenze o sanzioni specifiche per chi non dovesse rispettarlo.
La volontà di raggiungere il 2 per cento del Pil è ribadita nei rispettivi programmi anche da Fratelli d’Italia, da Forza Italia e dalla lista Noi moderati che raggruppa esponenti di Unione di centro, Coraggio Italia, Italia al centro e Noi con l’Italia. 

Nel suo programma, la Lega non fa direttamente riferimento agli obiettivi Nato, ma dedica comunque ampio spazio al tema della difesa. Nel documento si legge infatti che «l’incremento […] delle risorse nel comparto difesa» avrebbe «evidenti ricadute positive» sulla sicurezza interna dello Stato e dei cittadini, permetterebbe di rafforzare le operazioni in ambito spaziale e cibernetico (quindi contro gli attacchi informatici) e contribuirebbe al «mantenimento e al ristabilimento della Pace, alla sicurezza dei commerci, della navigazione, al contrasto alla pirateria e al traffico di esseri umani, armi e stupefacenti». 

È favorevole ad aumentare le spese militari anche la lista formata da Azione di Carlo Calenda e Italia viva di Matteo Renzi, che nel suo programma afferma (pag. 62) di voler «incrementare il budget per la spesa in difesa e raggiungere il target del 2 per cento entro il 2025».

Chi è contrario all’aumento delle spese militari

Tra i contrari all’aumento delle spese militari c’è l’Alleanza Verdi-Sinistra, la lista formata da Sinistra italiana ed Europa verde, che nel suo programma propone di bloccare potenziali incrementi del budget presentando «una moratoria». I due partiti vorrebbero anche «interrompere subito l’invio di armi in Ucraina» e, sul lungo termine, raggiungere una situazione di «disarmo globale».

Un altro partito che si oppone all’aumento delle spese militari è il Movimento 5 stelle, il cui leader Giuseppe Conte ha di recente scritto su Twitter: «Altri miliardi per le spese militari mentre famiglie e imprese non ce la fanno? La risposta è no!». Già lo scorso marzo, poco dopo l’inizio della guerra in Ucraina, il Movimento 5 stelle si era opposto alla possibilità di aumentare le spese per raggiungere il 2 per cento del Pil entro il 2024, trovando poi un accordo con il governo per posticipare la data limite al 2028. 

Anche Unione popolare, la lista di sinistra guidata dall’ex magistrato ed ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris, è contrario. Nel suo programma, Unione popolare spiega di voler «superare» la Nato, sostenendo «politiche di disarmo a livello globale, opponendosi all’aumento delle spese militari al 2 per cento del Pil».

Sul fronte dei partiti “antisistema”, nei loro programmi Italexit di Gianluigi Paragone e Italia sovrana e popolare non fanno riferimenti specifici alla possibilità di aumentare le spese militari, ma entrambi esprimono posizioni molto critiche nei confronti della Nato e affermano di voler fermare l’invio di armi all’Ucraina. Vita, il movimento guidato dalla deputata ex Movimento 5 stelle Sara Cunial, vede l’Italia come una «nazione pacifica e neutrale, esclusa da alleanze militari armate» e propone di vietare la produzione di armamenti sul territorio nazionale.

La posizione del Partito democratico

Nel suo programma elettorale, il Pd non prende una posizione chiara rispetto alla necessità o meno di aumentare le spese militari dell’Italia, e auspica invece il rafforzamento delle iniziative di «sicurezza e difesa europee», come lo Strategic Compass. «È evidente che una difesa comune non può ridursi a essere identificata esclusivamente con un “esercito comune”, ma occorre che sia condivisa l’analisi delle minacce, che vi sia una agenda europea, che si gestiscano insieme strumenti e risorse», si legge nel programma. 

A marzo, quando il Parlamento e il governo discutevano della necessità di aumentare le spese militari in seguito allo scoppio del conflitto in Ucraina, il Pd aveva votato a favore dell’ordine del giorno che chiedeva di incrementare il budget per raggiungere il 2 per cento del Pil, ma già in quell’occasione Letta aveva dichiarato che «ha poco senso che ogni Paese spenda di più se non si introduce una vera difesa europea», posizione ribadita poi anche in aprile. 

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