Com’è andato il G7 di Meloni in Giappone

La presidente del Consiglio ha incontrato i leader dei principali Paesi del mondo e ha annunciato che il prossimo anno il vertice si terrà in Puglia
Ansa
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Dal 19 al 21 maggio a Hiroshima, in Giappone, si è tenuto il vertice del G7, il gruppo con i sette Paesi più industrializzati al mondo, a cui si aggiunge l’Unione europea. All’incontro ha partecipato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha lasciato in anticipo il vertice per visitare le zone dell’Emilia-Romagna colpite dalle alluvioni. 

Il 20 maggio, durante una conferenza stampa, Meloni ha definito un «successo» il G7 in Giappone, dove si è parlato di vari temi, dalla guerra in Ucraina all’andamento dell’economia mondiale. Tra le altre cose il G7 ha confermato «fino a quando sarà necessario» il proprio supporto al Paese invaso dalla Russia e hanno ribadito la necessità di mantenere la pace tra la Cina e Taiwan. Meloni ha anche annunciato che nel 2024 il prossimo G7 sarà organizzato dall’Italia in Puglia, senza però rilevare ancora il luogo preciso dell’incontro.

Gli incontri con Sunak e Macron

Per motivi opposti, due incontri di Meloni erano i più attesi: quello con il primo ministro britannico Rishi Sunak e quello con il presidente francese Emmanuel Macron. Da un lato i rapporti tra Italia e Regno Unito sono particolarmente solidi, rafforzati a fine aprile con la visita di Meloni a Londra. Dall’altro lato, nonostante il riavvicinamento degli ultimi mesi sul fronte industriale, i rapporti tra Italia e Francia sono stati più difficili, in particolare a causa delle critiche di alcuni esponenti del governo francese alla gestione italiana dell’immigrazione. 

Nonostante non ci sia stata una comunicazione ufficiale sui risultati dell’incontro tra Meloni e Macron, c’è stato comunque un percorso di riavvicinamento tra i due leader, già iniziato pochi giorni prima in Islanda, durante un vertice del Consiglio d’Europa (un organismo che non fa parte dell’Ue e non va confuso né con il Consiglio europeo né con il Consiglio dell’Ue). 

Come ricostruito da Formiche, in Giappone Meloni e Sunak hanno sottolineato il rilancio delle relazioni bilaterali tra i due Paesi: hanno discusso dell’importanza della cooperazione e dell’interdipendenza tra diverse regioni geografiche, in particolare tra l’Europa atlantica e il Pacifico occidentale. Questo tema è strettamente collegato alla collaborazione nell’ambito della difesa tra i due Paesi. 

Sunak e Meloni hanno anche parlato di Cina e della necessità di ridefinire le relazioni con il Paese asiatico per mitigare i rischi delle cosiddette “catene di approvvigionamento”, ovvero l’insieme di processi che riguardano la produzione e lo scambio di prodotti dall’Asia al resto del mondo. Meloni ha sottolineato l’importanza di una politica di collaborazione costruttiva con i Paesi del “Sud Globale” per affrontare le sfide comuni come i cambiamenti climatici.

Via della Seta: che cosa farà l’Italia?

A oggi l’Italia è l’unico Paese membro del G7 ad aver firmato il memorandum d’intesa per l’ingresso nella Nuova via della seta, il progetto infrastrutturale cinese chiamato Belt and road initiative (Bri). Siglato nel 2019 dal primo governo di Giuseppe Conte, ora l’accordo sta per scadere e il governo Meloni deve decidere se rinnovarlo o no. Sul memorandum, dal G7 «non ho ricevuto nessuna pressione, non è stato mai citato», ha detto Meloni durante la conferenza stampa di Hiroshima. «È una valutazione delicata che abbiamo tempo per fare, ma è una valutazione che va fatta con gli attori in campo, ovvero il Parlamento» ha aggiunto la presidente del Consiglio.

Nelle prossime settimane Meloni dovrebbe recarsi a Washington per la prima visita ufficiale negli Stati Uniti. Secondo Il Sole 24 Ore, che cita fonti diplomatiche, il viaggio tarda ad arrivare proprio a causa del dossier cinese, su cui gli Stati Uniti hanno puntato la loro attenzione. Meloni in conferenza stampa ha comunque affermato che l’incontro con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden potrebbe avvenire «ragionevolmente prima dell’estate». In ogni caso, la strategia dell’amministrazione americana è promuovere un progressivo allontanamento delle economie occidentali dalla Cina.

Il 15 maggio, in un’intervista con Il Messaggero, il ministro degli Esteri Antonio Tajani (Forza Italia) ha dichiarato che il governo sta «riflettendo se rinnovare il memorandum». «La Cina è un nostro competitor. Vogliamo buoni rapporti ma le regole devono essere uguali per tutti. Dunque diciamo no al dumping sociale e ambientale [la pratica delle aziende di spostare la produzione dove ci sono meno restrizioni sul lavoro e sull’inquinamento, ndr], alla concorrenza sleale, alla sottrazione di know-how [competenze specifiche, ndr] al posto di investimenti di lungo termine», ha aggiunto il vicepresidente del Consiglio. Secondo Bloomberg, Meloni ha già comunicato a Kevin McCarthy, speaker della Camera degli Stati Uniti in visita a Roma a inizio maggio, che il suo governo è pronto a uscire dalla Nuova via della seta. Mancano però ancora i dettagli e i tempi di questa scelta.

L’incontro con Kishida

A Hiroshima Meloni ha avuto modo di confrontarsi con il primo ministro del Giappone Fumio Kishida. L’incontro si è incentrato in particolare sul tema dei semiconduttori, dossier su cui entrambi i Paesi si sono detti pronti a collaborare. L’obiettivo è migliorare le catene di produzione e riuscire a soddisfare la domanda globale di chip, con i governi occidentali che hanno compreso i rischi legati a una produzione eccessivamente concentrata in una singola regione, come nel caso di Taiwan.

Le relazioni tra Italia e Giappone sono solide e la presidenza italiana del G7 nel 2024 sottolinea ulteriormente questa cooperazione. I due leader hanno discusso anche di Cina, della guerra in Ucraina e del disarmo nucleare. Lo scorso gennaio, durante la visita di Kishida a Roma, si era deciso di elevare i rapporti bilaterali a “partenariato strategico” con un focus su sicurezza nazionale ed economia. Meloni ha sottolineato l’importanza della cooperazione sulla difesa, considerando l’iniziativa dedicata alla produzione di jet, in sinergia tra Italia, Giappone e Regno Unito.

Parlando di aerei a guerra, da Hiroshima Meloni si è espressa sulla fornitura di jet F-16 in Ucraina: «Noi non disponiamo di F-16 per cui difficilmente possiamo partecipare al progetto: si parla di un eventuale addestramento di piloti ucraini, una decisione che non abbiamo ancora preso e che valutiamo con gli alleati». In Giappone la leader di Fratelli d’Italia ha incontrato anche il presidente ucraino Zelensky, ribadendogli il sostegno da parte dell’Italia.

Lo scambio con Trudeau

Negli scorsi giornali, a proposito di G7, si è parlato molto dello scambio avuto tra Meloni e il primo ministro del Canada Trudeau. Il 19 maggio, durante un colloquio tra i due capi di governo, Trudeau si è detto «preoccupato» per alcune posizioni che l’Italia «sta assumendo in merito ai diritti Lgbt». Con tutta probabilità il primo ministro canadese ha fatto riferimento a un voto del Parlamento europeo, tenutosi ad aprile, in cui con un emendamento all’interno di un’ampia risoluzione è stata criticata la «retorica anti-diritti, anti-gender e anti-Lgbtq» da parte di alcuni governi europei, «come nel caso di Ungheria, Polonia e Italia».

«Per quanto riguarda il presidente Trudeau, io penso che fosse vittima di una fake news, tant’è che ho parlato con lui e mi pare che lui stesso se ne sia reso conto», ha commentato il giorno dopo Meloni durante una conferenza stampa. «Noi non abbiamo fatto alcun provvedimento su questa materia e quindi non so di che cosa bisognerebbe essere preoccupati rispetto a quello che c’era prima».

Qualcosa, in realtà, il governo ha fatto in materia di diritti Lgbt. Il 19 maggio il Ministero dell’Interno ha infatti inviato una circolare ai prefetti, in cui ha citato una sentenza della Corte di Cassazione per sollecitarli a comunicare ai sindaci di interrompere la registrazione dei genitori non biologici nei certificati di nascita di bambini con due padri o con due madri.

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