Quali sono le zone più a rischio idrogeologico in Italia

L’Emilia-Romagna è la regione più a rischio per le alluvioni, mentre la Valle d’Aosta per le frane
ANSA
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A maggio, nel giro di pochi giorni, una parte dell’Emilia-Romagna è stata colpita da due alluvioni che hanno causato almeno 14 morti e migliaia di evacuati. Vari politici hanno commentato l’accaduto, sottolineando come la regione colpita sia particolarmente esposta a eventi di questo tipo. «L’Emilia-Romagna è la regione a maggior rischio idrogeologico», ha per esempio dichiarato il 18 maggio al Corriere della Sera il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin. 

Numeri alla mano, vediamo quali sono le zone più a rischio di frane e alluvioni in tutta Italia.

Le zone più a rischio di alluvioni

L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) pubblica periodicamente una serie di statistiche sul dissesto idrogeologico nel nostro Paese. L’edizione più recente è quella del 2021.

Nei suoi report Ispra classifica le aree allagabili in Italia in base a tre scenari di probabilità: elevata, media e bassa probabilità di alluvioni. Nel primo scenario rientrano le aree allagabili da alluvioni con tempi di ritorno compresi tra i 20 e i 50 anni. Con “tempo di ritorno” si fa riferimento all’intervallo medio di tempo che intercorre tra due alluvioni con intensità simile. Nello scenario con probabilità media il tempo di ritorno è tra 100 e 200 anni, mentre in quello a bassa probabilità è superiore ai 200 anni. 

Secondo le rilevazioni più aggiornate di Ispra, il 5,4 per cento del territorio italiano (oltre 16 mila chilometri quadrati) rientra nel livello di pericolosità elevata. Stiamo parlando di una superficie più grande dell’intera regione Campania. Il 10 per cento del territorio (oltre 30 mila chilometri quadrati) è a pericolosità media, il 14 per cento (oltre 42 mila chilometri quadrati) è a pericolosità bassa. Queste tre percentuali non vanno sommate tra loro: una zona con uno scenario a pericolosità alta, infatti, è conteggiata anche tra quelle a pericolosità media e bassa.

Nelle zone con un elevato rischio di alluvione vivono 2,4 milioni di persone e ci sono più di 620 mila edifici (il 4,3 per cento del totale). In quelle con un rischio medio vivono 6,8 milioni di persone e ci sono altri 1,5 milioni di edifici. In quelle a bassa probabilità ci sono circa 12,3 milioni di persone e 2,7 milioni di edifici. Ispra considera come zone con maggiore pericolosità per le alluvioni quelle con media o elevata probabilità di alluvione, ossia quelle dove vivono in totale 6,8 milioni di persone. 

La Calabria è la regione con la quota più grande di territorio a elevata probabilità di alluvione (17,1 per cento), seguita dall’Emilia Romagna (11,6 per cento) e dal Veneto (10 per cento). Trentino-Alto Adige e Marche sono invece vicini allo 0 per cento. L’Emilia-Romagna (45,6 per cento) è prima tra le regioni con la percentuale di territorio con la probabilità di alluvione media, davanti a Calabria (17,2 per cento) e Friuli-Venezia Giulia (14,6 per cento). Dunque è vero che, se si considera solo il rischio di allagamento dopo le alluvioni, l’Emilia-Romagna è la regione con il rischio maggiore.
In Lombardia la provincia con maggiore superficie allagabile è quella di Mantova, in Veneto sono quelle di Venezia, Padova e Rovigo, mentre in Emilia-Romagna sono quelle di Ravenna e Ferrara. L’8,3 per cento del Nord-Est è a rischio elevato di alluvione contro il 5,9 per cento del Nord-Ovest, il 5,7 per cento del Sud, il 3,6 per cento del Centro e il 2,5 per cento delle Isole. 

Le zone più a rischio di frane

Per quanto riguarda le frane, Ispra classifica le zone del Paese in cinque aree: quelle con pericolosità molto elevata, elevata, media e moderata, e le “aree di attenzione”, dove ci sono possibili situazioni di dissesto a cui non è ancora stata associata una classe di pericolosità. 

Nel complesso il 20 per cento del territorio nazionale (60,5 mila chilometri quadrati) è in una zona a pericolosità da frana o in un’area di attenzione. Le zone a pericolosità molto elevata riguardano il 3,1 per cento del territorio e 500 mila persone, quelle a pericolosità elevata il 5,6 per cento del territorio e 804 mila persone, quelle a pericolosità media toccano il 4,8 per cento del territorio e 1,7 milioni di persone e quelle a pericolosità moderata il 4,2 per cento del territorio e 2 milioni di persone. Le aree di attenzione coinvolgono il 2,3 per cento del territorio e 677 mila persone. Le zone considerate molto a rischio (pericolosità molto elevata ed elevata) sono l’8,7 per cento del territorio: qui vivono 1,3 milioni di persone.
In Valle d’Aosta l’82 per cento del territorio è classificato con pericolosità molto elevata o elevata da frana, mentre la seconda regione più a rischio è la Campania (19,4 per cento), seguita da Toscana e Molise (16 per cento). La pericolosità media o moderata coinvolge invece il 44 per cento del territorio della Liguria, il 31 per cento di quello della Toscana e intorno al 20 per cento di quelle del Trentino-Alto Adige, Sardegna e Campania. 
L’11,4 per cento del territorio del Nord-Ovest è classificato a pericolosità da frana elevata o molto elevata, poi ci sono il Centro (10,1 per cento), il Sud (8,9 per cento), il Nord-Est (8,2 per cento) e le Isole (4,5 per cento). 

Come evidenzia Ispra, le frane sono causate soprattutto dalle condizioni del territorio italiano e dalle attività umane, come costruzioni, strade e scavi. L’impatto dei cambiamenti climatici contribuisce con intense e brevi piogge che portano a un incremento della frequenza dei fenomeni franosi superficiali e delle colate di fango e detriti.

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