Il fact-checking di Meloni a “Il giorno de La Verità”

Dall’astensione ai referendum ai contenuti del decreto “Sicurezza”, abbiamo verificato sei dichiarazioni della presidente del Consiglio
ANSA/ANGELO CARCONI
ANSA/ANGELO CARCONI
Il 4 giugno la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è stata ospite dell’evento “Il giorno de La Verità”, intervistata dal direttore dell’omonimo quotidiano, Maurizio Belpietro. Rispondendo alle domande, Meloni ha difeso la sua scelta di andare al seggio l’8 e il 9 giugno senza ritirare le schede referendarie (scelta che equivale all’astensione), e ha ribadito di essere contraria alle modifiche delle norme sulla concessione della cittadinanza italiana agli stranieri. La presidente del Consiglio ha poi difeso la stabilità del suo governo, e ha respinto le accuse di isolamento internazionale e di autoritarismo, difendendo l’approvazione definitiva del decreto “Sicurezza”
Abbiamo verificato sei dichiarazioni della presidente del Consiglio per vedere quante sono supportate da fatti e numeri, e quante no.

L’astensione ai referendum

«Nella storia della Repubblica italiana tutti i partiti, a fasi alterne, hanno fatto campagna per l’astensione ai referendum quando non condividevano i referendum»

Meloni ha sostanzialmente ragione. A partire dagli anni Novanta, spesso i partiti contrari ai referendum hanno invitato all’astensione, piuttosto che a votare No. Famoso è il caso del 1991, quando l’ex presidente del Consiglio Bettino Craxi disse agli elettori: «Andate al mare», invece di votare ai referendum sulla legge elettorale. Negli anni successivi ci sono stati altri casi di campagne per l’astensione ai referendum, come quando nel 2016 l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi si era schierato a favore dell’astensione in vista del referendum sulle trivelle. Astenersi a un referendum fa parte di una strategia precisa, ossia di far fallire il quesito, a prescindere dal risultato. Affinché i risultati di un referendum abrogativo siano validi deve partecipare infatti almeno il 50 per cento più uno degli elettori.

I costi dei referendum

«Invece di chiedere di spendere altri 400 milioni per interrogare gli italiani su qualcosa che il Parlamento poteva fare tranquillamente»

La presidente del Consiglio sbaglia. Come abbiamo spiegato in un altro fact-checking, la spesa citata da Meloni è esagerata e ha origine da una stima del 2009. Per i referendum dell’8 e 9 giugno è stimato un costo di circa 88 milioni di euro.

Le divisioni nel PD

«Segnalo sommessamente che la cosa che ho dichiarato io l’hanno dichiarata anche diversi esponenti attuali di massimo spicco del Partito Democratico, che hanno dichiarato che su alcuni referendum si recheranno alle urne ma non ritireranno la scheda. Mi pare Guerini, la Picierno e altri»

È vero. In una lettera inviata a la Repubblica gli esponenti del Partito Democratico Giorgio Gori, Lorenzo Guerini, Marianna Madia, Pina Picierno, Lia Quartapelle e Filippo Sensi hanno scritto che voteranno Sì al quesito sulla cittadinanza e al quesito sulla sicurezza sul lavoro, ma non voteranno agli altri tre quesiti «perché la condizione del lavoro in Italia passa dal futuro, non da una sterile resa dei conti con il passato».

Quante cittadinanze concede l’Italia

«Noi siamo da svariato tempo tra le nazioni europee che ogni anno concede il maggior numero di cittadinanze»

Meloni ha sostanzialmente ragione: negli ultimi anni l’Italia è tra i Paesi europei che concedono più cittadinanze. Secondo i dati Eurostat, nel 2023 l’Italia ha concesso la cittadinanza a circa 214 mila stranieri residenti. Non è però il numero più alto in Europa: la Spagna, infatti, ha superato l’Italia con oltre 240 mila cittadinanze concesse. Nel 2022, così come nel 2020, l’Italia è stato il Paese europeo che ha concesso il maggior numero di nuove cittadinanze. Nel 2021 invece era quarta. Bisogna però considerare che queste classifiche fanno riferimento alle cittadinanze concesse in valori assoluti. Rapportando il numero alla popolazione dei singoli Paesi Ue, infatti, la classifica cambia. Ad esempio, nel 2023 l’Italia ha dato la cittadinanza a 3,6 stranieri ogni mille residenti, il quinto valore più alto dietro a Lussemburgo, Svezia, Spagna e Belgio.

L’emissione di BTP

«Negli ultimi giorni abbiamo fatto un’ultima emissione di BTP e abbiamo messo sul mercato 17 miliardi di euro e sono arrivate richieste per 210 miliardi di euro»

I numeri citati dalla presidente del Consiglio sono corretti. Il 5 giugno il Ministero dell’Economia (MEF) ha comunicato i dettagli di una nuova emissione di titoli di Stato italiani. Si tratta di un nuovo BTP a 5 anni con scadenza a ottobre 2030 e della riapertura del BTP Green con scadenza nel 2037. L’importo complessivo emesso sul mercato è stato pari a 17 miliardi di euro, per una domanda totale superiore a 210 miliardi. All’operazione hanno partecipato oltre 340 investitori, sia per il BTP a 5 anni che per il BTP Green.

Il contenuto del decreto “Sicurezza”

«Il decreto “Sicurezza” prevede una stretta contro i borseggi […], prevede una stretta contro le truffe agli anziani»

Il decreto “Sicurezza” è stato approvato dal governo ad aprile ed è stato convertito in legge definitivamente dal Senato lo scorso 4 giugno. Il decreto – che riprende in buona parte il precedente disegno di legge “Sicurezza” – inasprisce le pene per alcune condotte già previste dal codice penale, come la reclusione delle detenute madri. Secondo il governo, questa novità contrasta il fenomeno delle borseggiatrici madri, che sfrutterebbero la gravidanza per non andare in carcere. Per quanto riguarda le truffe agli anziani, il decreto “Sicurezza” ha introdotto l’arresto in flagranza e ha reso perseguibile il reato d’ufficio. Quello che dice Meloni quindi è sostanzialmente vero. Non è vero, invece, come ha sostenuto Fratelli d’Italia, che prima del decreto non esistessero sanzioni contro questo tipo di reati.

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