Fratelli d’Italia non la racconta giusta su borseggi e truffe agli anziani

Il partito promuove il decreto “Sicurezza” sostenendo che prima fosse lecito borseggiare e truffare gli anziani, ma non è vero
Pagella Politica
Il 5 giugno Fratelli d’Italia ha pubblicato sui social network due immagini, create con l’intelligenza artificiale, per promuovere il decreto “Sicurezza” e sostenere che prima della sua approvazione fosse lecito «borseggiare e truffare gli anziani». Nella prima immagine si vede un uomo incappucciato mentre deruba un’anziana in metropolitana, accompagnato dalla scritta: «Si poteva fare». Nella seconda, lo stesso uomo viene arrestato dai carabinieri con la scritta: «Adesso non più».
«Per alcuni era tollerabile, per noi no. Lo Stato ha il dovere di proteggere le persone più fragili. Noi ci siamo, e il decreto “Sicurezza” lo dimostra», prosegue il post di Fratelli d’Italia. In realtà, la truffa o il borseggio degli anziani erano già due distinti reati prima del decreto “Sicurezza” e potevano essere puniti anche con aggravanti specifiche. Il nuovo decreto non interviene sul reato di furto, in cui rientrano i borseggi, meno che mai commessi da un uomo, e non introduce un nuovo divieto circa la truffa, ma inasprisce le pene per alcune condotte già previste dal codice penale.

Che cosa cambia per i borseggi

Il borseggio è considerato una forma aggravata di furto, reato punito dall’articolo 624 del codice penale. Quest’ultimo punisce con una multa e con il carcere da sei mesi a tre anni «chiunque s’impossessa della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, al fine di trarne profitto per sé o per altri». La reclusione può arrivare fino a sei anni se il furto è commesso con varie aggravanti, previste dall’articolo 625 del codice penale. Tra queste, c’è l’aggravante del furto «commesso con destrezza», in cui rientrano i borseggi. Le aggravanti sono circostanze che aumentano la gravità di un reato e possono comportare pene più severe.

L’articolo 624-bis del codice penale punisce più nello specifico il furto «con strappo», commesso da chi «si impossessa della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, al fine di trarne profitto per sé o per altri, strappandola di mano o di dosso alla persona». 

Il decreto “Sicurezza” – convertito in legge il 4 giugno dal Senato – non interviene né sull’articolo 624 né sull’articolo 624-bis né sull’articolo 625 del codice penale. Anche prima del nuovo decreto, era previsto l’arresto in flagranza di reato per chi commetteva un furto. E anche prima del nuovo decreto, poteva essere prevista la custodia cautelare in carcere per il borseggio, dato che il furto commesso con l’aggravante della destrezza poteva essere punito con il carcere fino a sei anni, quindi una pena superiore al limite dei cinque anni previsto per disporre la custodia cautelare. 

Dunque l’immagine pubblicata da Fratelli d’Italia è fuorviante, perché lascia intendere che chi rubava qualcosa dalla borsa di un’anziana, poi fosse lasciato a piede libero se colto sul fatto. 

Il decreto “Sicurezza” ha introdotto, però, alcune novità per le detenute madri, a cui probabilmente fa riferimento il post di Fratelli d’Italia, anche se l’immagine sui social raffigura un uomo. Le donne incinte o madri di figli con un’età inferiore a un anno potranno essere trattenute in un istituto a custodia attenuata per detenute madri (ICAM), mentre per le madri di figli con un’età tra gli uno e i sei anni la custodia potrà essere disposta in un ICAM solo se le esigenze cautelari di eccezionale rilevanza lo consentano. Prima del decreto “Sicurezza” era obbligatorio rinviare l’esecuzione della pena, come la detenzione in carcere, in caso di madri con figli con meno di un anno di età. 

Il governo e i partiti che lo sostengono hanno motivato questa novità dicendo che serve a contrastare il fenomeno delle borseggiatrici madri, che sfruttano la gravidanza per non finire in carcere.

Che cosa cambia per la truffa

Veniamo adesso alle truffe agli anziani, un reato diverso rispetto al furto e al borseggio.

Il decreto “Sicurezza” ha modificato, tra gli altri, l’articolo 640 del codice penale, che punisce il reato di truffa. La definizione del reato e la pena base per chi lo commette sono rimaste invariate: resta punito con una multa da 51 a 1.032 euro e con la reclusione da sei mesi a tre anni «chiunque, con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno».

Il decreto ha però eliminato il comma 2-bis dell’articolo 640, che prevedeva un aumento di pena – fino a cinque anni di reclusione – se ricorreva l’aggravante della cosiddetta “minorata difesa”, prevista dall’articolo 61 del codice penale: «l’avere profittato di circostanze di tempo, di luogo o di persona, anche in riferimento all’età, tali da ostacolare la pubblica o privata difesa».

In questo caso, l’aggravante riguardava situazioni in cui la vittima si trovava in condizioni di particolare vulnerabilità – per esempio per l’età avanzata – che rendevano più facile commettere il reato e più difficile per la vittima difendersi.

Allo stesso tempo, il decreto ha sostituito il comma 2-bis con un nuovo terzo comma. Anche questo fa riferimento all’aggravante della minorata difesa, ma prevede una pena più alta: la reclusione da due a sei anni e una multa da 700 a 3.000 euro. 

Per questo caso di truffa aggravata, è prevista la possibilità di applicare la misura della custodia cautelare. Secondo il codice di procedura penale, infatti, la custodia cautelare in carcere è consentita solo per reati puniti con una pena non inferiore nel massimo a cinque anni.

Il decreto ha introdotto due novità. Se una persona è accusata di truffa aggravata in cui ricorre l’aggravante della minorata difesa, il reato è perseguibile d’ufficio, quindi non è necessaria la denuncia della persona truffata. Inoltre, chi commette questo reato può essere arrestato in flagranza, cioè se colto sul fatto.

Come spiega un dossier del Senato, sulla possibilità di applicare l’aggravante della minorata difesa quando il reato è commesso ai danni di una persona anziana, si è sviluppato un ampio dibattito tra i giudici, con la Corte di Cassazione che ha espresso due orientamenti diversi. Secondo il primo orientamento, l’aggravante della minorata difesa si applica automaticamente quando la vittima è anziana: l’età avanzata, da sola, è sufficiente a far scattare l’aggravante, senza che il giudice debba fornire ulteriori spiegazioni. Secondo un secondo orientamento, più recente, non basta il dato anagrafico: è necessario verificare caso per caso se l’età della vittima abbia effettivamente comportato una condizione di particolare vulnerabilità, tale da favorire la commissione del reato. 

La necessità di contrastare le truffe agli anziani è affrontata anche da un’altra proposta di legge, presentata dalla Lega, approvata a maggio 2023 dal Senato e ferma alla Camera. Il testo propone di modificare l’articolo 643 del codice penale, che nella sua attuale versione punisce il reato di “circonvenzione di persone incapaci” con la reclusione fino a sei anni.

Il reato è commesso da chi, «per procurare a sé o ad altri un profitto», «induce» una persona «a compiere un atto, che importi qualsiasi effetto giuridico per lei o per altri dannoso», «abusando dei bisogni, delle passioni o della inesperienza di una persona minore» o «abusando dello stato d’infermità o deficienza psichica di una persona, anche se non interdetta o inabilitata». La proposta della Lega – non ancora approvata definitivamente dalla Camera – è inserire un’ulteriore forma di abuso, con cui può essere commessa la circonvenzione di incapaci, sfruttando le le «condizioni di vulnerabilità di una persona, anche dovute all’età avanzata».

LEGGI LA GUIDA AI REFERENDUM DI GIUGNO

Ti spiega in modo chiaro e semplice:
• che cosa chiedono i cinque referendum abrogativi su cittadinanza e lavoro;
• le ragioni di chi è a favore e di chi è contrario;
• le posizioni dei partiti;
• e come funziona il voto, anche per chi vive fuorisede.
Scopri come riceverla gratis
Newsletter

Politica di un certo genere

Ogni martedì
In questa newsletter proviamo a capire perché le questioni di genere sono anche una questione politica. Qui un esempio.

Ultimi articoli