L’8 e il 9 giugno si terranno cinque referendum abrogativi: uno riguarda le regole per ottenere la cittadinanza italiana da parte degli stranieri, gli altri quattro propongono l’eliminazione – totale o parziale – di alcune norme sul lavoro, dai contratti a tempo determinato alla sicurezza nei luoghi di lavoro.
Sui cinque quesiti, i partiti che sostengono il governo Meloni si mostrano più compatti rispetto a quelli all’opposizione. Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia sono contrari alla proposta di dimezzare – da dieci a cinque anni – il periodo minimo di residenza legale richiesto a uno straniero adulto, proveniente da un Paese extra-Ue, per poter richiedere la cittadinanza italiana. Nei giorni scorsi, esponenti di questi partiti hanno dichiarato il loro sostegno al No nel referendum sulla cittadinanza, o meglio: hanno invitato gli elettori a non recarsi alle urne per ostacolare il raggiungimento del quorum. I referendum abrogativi, infatti, sono validi solo se partecipa al voto almeno il 50 per cento più uno degli aventi diritto. La stessa strategia dell’astensione è stata adottata anche per i quattro quesiti sul lavoro.