La nuova legge di Bilancio, in cinque misure

Ansa
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Il 30 dicembre la Camera ha approvato in via definitiva il disegno di legge di Bilancio per il 2022, sette giorni dopo il sì del Senato. Visti i tempi ristretti, i deputati sono stati costretti a votare la manovra finanziaria a scatola chiusa, senza poter introdurre modifiche al testo approvato dai senatori. Questi ultimi, a loro volta, hanno potuto esaminare il disegno di legge in un periodo più breve rispetto quanto avvenuto gli anni scorsi, in cui già si erano registrati ritardi consistenti rispetto a quanto stabilito dalle regole di bilancio.

Dal reddito di cittadinanza al taglio delle tasse, passando per il Superbonus, le pensioni e il caro bollette, vediamo quali sono le cinque misure principali contenute nella prima manovra del governo Draghi.

La riduzione dell’Irpef

Uno dei provvedimenti più dibattuti delle ultime settimane ha riguardato la revisione dell’Irpef, ossia l’imposta sui redditi delle persone fisiche. Con un accordo di maggioranza raggiunto a fine novembre, il governo ha deciso di ridurre da cinque a quattro il numero delle aliquote dell’imposta.

I redditi fino a 15 mila euro lordi continueranno a pagare un’aliquota del 23 per cento, mentre quelli tra i 15 mila e i 28 mila euro vedranno ridursi l’aliquota dal 27 al 25 per cento. Le attuali due aliquote del 38 per cento (per i redditi tra 28 mila e 55 mila euro) e del 41 per cento (per i redditi tra 55 mila e 75 mila euro) saranno unificate in un’unica aliquota del 35 per cento, da applicare ai redditi tra 28 mila e 50 mila euro. Per i redditi sopra i 50 mila euro, varrà un’unica aliquota del 43 per cento (oggi in vigore per i redditi sopra i 75 mila euro).

Sono state riviste anche le soglie delle detrazioni fiscali, che permettono di ridurre la base di reddito su cui è calcolata l’imposta, e il “bonus Renzi”, confermato in parte per i redditi fino a 28 mila euro. Soltanto per il prossimo anno, i redditi da lavoro dipendente fino a 35 mila euro avranno inoltre un taglio dei contributi previdenziali di circa lo 0,8 per cento.

Nel complesso, la revisione dell’Irpef avrà un costo di circa 7 miliardi di euro e secondo le stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio (organo indipendente che vigila sulla spesa pubblica) i vantaggi maggiori riguarderanno le fasce di reddito-medio alte, in particolare i redditi tra i 42 mila e i 54 mila euro lordi.

La stretta sul reddito di cittadinanza

La nuova legge di Bilancio interviene poi su diversi aspetti del reddito di cittadinanza, non seguendo nessuna delle indicazioni arrivate a fine novembre dal Comitato scientifico del Ministero dell’Interno, guidato dalla sociologa Chiara Saraceno.

Da un lato la manovra ha rifinanziato il reddito di cittadinanza con oltre un miliardo di euro annui, tra il 2022 e il 2029, in aggiunta alle risorse già a disposizione. In base alle proiezioni future, il costo del reddito di cittadinanza si attesterà così intorno ai 9 miliardi di euro l’anno.

Dall’altro lato è stata introdotta una serie di restrizioni per cercare di spingere maggiormente i beneficiari del reddito di cittadinanza ad accettare le offerte di lavoro e invertire la rotta sui risultati del sussidio per quanto riguarda le politiche attive del lavoro, finora piuttosto deludenti.

Tra le varie novità, un beneficiario del reddito di cittadinanza non potrà più rifiutare tre offerte di lavoro prima di vedersi togliere l’assegno, ma soltanto due. E dopo il primo rifiuto vedrà ridursi l’assegno di 5 euro al mese, in modo cumulativo. I percettori che non si presenteranno almeno una volta al mese ai centri per l’impiego, salvo per un “giustificato motivo”, perderanno il sussidio. Le imprese che assumeranno beneficiari del reddito anche a tempo determinato o part-time riceveranno incentivi fiscali. Parallelamente, saranno aumentati i controlli per evitare le frodi.

La proroga del Superbonus

La manovra ha prorogato la misura del cosiddetto “Superbonus” al 110 per cento con scadenze differenziate a seconda dei beneficiari. Ricordiamo che il Superbonus 110 per cento, introdotto a maggio 2020 dal secondo governo Conte, si basa su un principio piuttosto intuitivo: i cittadini che decidono di fare lavori edilizi di efficientamento energetico o di adeguamento antisismico si vedono restituire dallo Stato l’intera cifra dell’investimento, nel rispetto di certi vincoli, più un 10 per cento. La restituzione può avvenire in diversi modi: sotto forma di detrazione, cedendo il credito nei confronti dello Stato a una banca, oppure ricevendo direttamente lo sconto in fattura del 100 per cento. In questo caso sarà l’impresa a vedersi riconosciuto un credito.

Uno dei punti più dibattuti, oltre ai costi ingenti, ha riguardato l’eliminazione in manovra del tetto Isee per gli interventi effettuati entro il 2022 su unità immobiliari dalle persone fisiche. L’agevolazione fiscale potrà essere richiesta, senza limiti di reddito dei beneficiari, a patto che entro la fine di giugno 2022 sia stato completato il 30 per cento dei lavori.

L’addio a “quota 100”

Dopo i tre anni di durata sperimentale, con la nuova manovra finanziaria si interrompe la cosiddetta “quota 100”, introdotta a gennaio 2019 dal primo governo Conte. Questo provvedimento ha permesso di andare in pensione anticipata ai lavoratori con almeno 62 anni di età e con un minimo di 38 anni di contributi, registrando però risultati più bassi delle aspettative per quanto riguarda il ricambio occupazionale tra nuovi pensionati e giovani.

Per il 2022 è stata introdotta la cosiddetta “quota 102”: potranno andare in pensione anticipata i soggetti che nel corso dell’anno raggiungeranno i requisiti di età anagrafica pari a 64 anni e di anzianità contributiva pari a 38 anni.

L’introduzione di “quota 102” è stato un compromesso raggiunto dai partiti che sostengono il governo Draghi. Ognuna delle forze di maggioranza ha infatti una posizione diversa su come vada riformato il sistema pensionistico italiano, così come i sindacati. Il tema delle pensioni tornerà dunque ancora di forte attualità in vista dell’arrivo del 2023.

Le risorse contro i rincari in bolletta

Infine, una delle misure più attese della manovra riguarda i nuovi stanziamenti per far fronte al continuo aumento dei prezzi delle bollette energetiche, dalla luce al gas. Nel complesso le risorse messe in campo con la legge di Bilancio ammontano a quasi 4 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti i soldi impiegati da giugno scorso in poi.

Gli interventi su questo fronte riguardano diversi ambiti per i primi tre mesi del 2022. Innanzitutto, la manovra ha confermato l’azzeramento degli oneri generali di sistema applicati alle utenze domestiche e a quelle di negozi e commercianti per luce e gas. Gli oneri di sistema sono i costi fissi che servono a coprire attività di interesse generale del sistema elettrico e del gas, come per esempio gli incentivi per l’utilizzo e la produzione di energie rinnovabili.

Per tutte le utenze l’Iva sul gas viene ridotta al 5 per cento e sono stati potenziati i bonus applicati ai clienti domestici del settore elettrico e del gas naturale in condizioni economicamente svantaggiate e ai clienti domestici in gravi condizioni di salute. Inoltre, chi non riuscirà a pagare le bollette ricevute tra gennaio e aprile 2022 potrà farlo con un piano di rateizzazione di una durata non superiore ai 10 mesi, senza dover pagare gli interessi.

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