Negli ultimi mesi il Superbonus 110 per cento, pensato per incentivare l’efficientamento energetico e l’adeguamento antisismico degli edifici, sta diventando uno dei nuovi cavalli di battaglia del Movimento 5 stelle. Di recente il partito guidato da Giuseppe Conte ha scritto sui social che la misura ha portato a «più occupati» e a «risparmi per le famiglie e benefici per l’ambiente», accusando un articolo del Corriere della Sera – critico nei confronti del Superbonus – di diffondere «fake news».
Sul fronte del governo, in un’audizione in Parlamento, il 6 ottobre il ministro dell’Economia Daniele Franco ha sottolineato più volte che il Superbonus sta rilanciando il settore delle costruzioni, ma con costi non indifferenti. Il ministro non si è sbilanciato sulle cifre ma ha invitato alla cautela i partiti che propongono di rendere la misura «strutturale», dunque senza una scadenza temporale.
Da giorni invece i rappresentanti del settore delle costruzioni chiedono che tutti i bonus edilizi, non solo il Superbonus, siano prorogati anche per i prossimi anni, per evitare un’altra crisi nell’edilizia.
Le posizioni in campo sono dunque molte, ognuna con i propri interessi in gioco. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza sul tema: su che cosa dicono i numeri ufficiali e le stime di impatto uscite finora sul Superbonus, e su quali sono le posizioni in Parlamento e le critiche più diffuse a questo incentivo.
Che cos’è il Superbonus
Il cosiddetto “Superbonus 110 per cento” è stato introdotto (art. 104) a maggio 2020 dal secondo governo Conte con il decreto “Rilancio”, poi convertito in legge a luglio dello scorso anno. Come suggerisce il nome, il principio alla base di questa misura è piuttosto intuitivo: i cittadini che decidono di fare lavori edilizi di efficientamento energetico o di adeguamento antisismico si vedono restituire dallo Stato l’intera cifra dell’investimento, nel rispetto di certi vincoli, più un 10 per cento. La restituzione può avvenire in diversi modi: sotto forma di detrazione, cedendo il credito nei confronti dello Stato a una banca, oppure ricevendo direttamente lo sconto in fattura del 100 per cento. In questo caso sarà l’impresa a vedersi riconosciuto un credito.
Grazie alle varie proroghe introdotte negli ultimi mesi, l’incentivo può essere richiesto per le spese sostenute dal 1° luglio 2020 fino al 30 giugno 2022 per gli edifici unifamiliari o fino al 31 dicembre 2022 per i condomini.
I meccanismi dietro al funzionamento del Superbonus – che tra i suoi obiettivi ha anche il rilancio del settore delle costruzioni – sono piuttosto complicati. Senza entrare nei dettagli, per poter accedere agli incentivi bisogna per forza effettuare alcuni interventi necessari, per esempio sostituire gli impianti termici, per poter poi sostituire gli infissi o installare i pannelli fotovoltaici.
Nelle intenzioni dei sostenitori del Superbonus, i benefici non coinvolgerebbero soltanto i cittadini. «Questa misura – spiega il sito del governo – crea un meccanismo virtuoso di mercato che offre benefici a tutti i soggetti coinvolti: il cittadino può ristrutturare casa gratuitamente, ridurre il costo delle bollette e valorizzare il proprio patrimonio immobiliare; l’impresa può aumentare il proprio fatturato grazie al maggior volume di lavori; lo Stato può rendere più efficienti e più sicure le abitazioni e sostenere l’aumento dell’occupazione e del reddito».
Come ha sottolineato in audizione il ministro Franco, una domanda da porsi è se questi benefici siano superiori ai costi per i contribuenti e lo Stato. E qui le cose si complicano: avere una risposta precisa a questa domanda non è semplice. Partiamo dal fronte dei costi.
Quanto costa il Superbonus
In un primo momento, il decreto “Rilancio” aveva stanziato oltre 14 miliardi di euro per il Superbonus, tra il 2021 e il 2026. Il finanziamento dell’incentivo è poi stato introdotto nel “Piano nazionale di ripresa e resilienza” (Pnrr), dove l’Italia si è impegnata con l’Unione europea a raggiungere una lunga serie di impegni, da qui ai prossimi cinque anni, per ricevere 191,5 miliardi di euro di risorse comunitarie.
Per il Superbonus il Pnrr ha stanziato quasi 14 miliardi di euro di soldi europei, a cui si aggiungono oltre 4,5 miliardi di euro provenienti dal cosiddetto “Fondo complementare”, un fondo che accompagna il Pnrr, finanziato interamente con risorse nazionali. Nel complesso stiamo dunque parlando di risorse superiori ai 18,5 miliardi di euro per la misura.
Nella Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef), il governo ha annunciato che il miglioramento dei conti italiani permette di confermare il Superbonus, che secondo fonti stampa potrebbe essere rinnovato, con la prossima legge di Bilancio, anche per gli interventi edilizi fatti entro il 2023.
Secondo i dati più aggiornati dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), a fine settembre gli interventi coperti dal Superbonus avevano raggiunto il valore di 7,5 miliardi di euro, con un 70 per cento circa di lavori già realizzati. Per avere un ordine di grandezza, stiamo parlando all’incirca di quanto costa in un anno il finanziamento del reddito di cittadinanza.
L’investimento medio per i condomini (oltre 6.400 quelli coinvolti) è di circa 560 mila euro, mentre per le abitazioni unifamiliari (circa 23.700 quelli coinvolti) di quasi 102 mila euro. Questo rilancio del settore edilizio, riconosciuto di recente anche dall’Associazione nazionale costruttori edili (Ance), corrisponde a soldi ben spesi per lo Stato? Al momento le prove a disposizione sono contrastanti.
L’impatto del Superbonus
Come prima cosa, va sottolineato che è ancora prematuro fare un bilancio complessivo sui benefici portati dal Superbonus. Il 9 ottobre Il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo in cui si sostiene che un «recente rapporto riservato dell’Enea» ha mostrato come il Superbonus sia meno efficace dell’Ecobonus che dà una detrazione del 65 per cento. Detta altrimenti, costi maggiori per ottenere risultati peggiori.
Abbiamo contattato Enea che ha smentito l’esistenza di un rapporto riservato con questi risultati, precisandoci di aver inviato al Ministero della Transizione ecologica e a quello dell’Economia «un insieme di dati non elaborati, aggiuntivi rispetto a quelli sui valori economici che vengono diffusi a cadenza mensile sul sito».
Un possibile effetto controproducente del Superbonus, soppesando costi e benefici, era comunque già stato sottolineato a maggio 2020, in un’audizione parlamentare, dall’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), un organismo indipendente che vigila sulla spesa pubblica. Secondo l’Upb, il Superbonus – per come è pensato – rischia di essere usato «a fini elusivi o speculativi». «L’entità della detrazione, che pone a carico dello Stato un onere persino superiore al costo degli interventi, riduce sensibilmente il conflitto di interessi tra fornitori e acquirenti sul costo degli interventi agevolati», sottolineava l’Upb l’anno scorso. «Entrambe le parti avranno infatti convenienza a massimizzare la spesa fino a raggiungere l’importo massimo agevolabile». Un aumento dei prezzi c’è stato, ma secondo i rappresentanti del settore costruzioni la causa non è da ricercare nel Superbonus, quanto nella ripresa dell’economia mondiale, che ha portato a un aumento del costo delle materie prime.
In più c’è un’altra questione, evidenziata di recente anche da un’analisi pubblicata a fine agosto su lavoce.info, riguardo agli effetti distributivi del Superbonus. Non essendoci limiti di reddito per accedere all’incentivo, uno dei rischi – come mostrato da altri bonus simili in passato – è che a beneficiarne siano soprattutto quelli che hanno di più in termini di reddito, con un impatto regressivo. Al momento dati certi su questo non ci sono, così come «non sono state rese note preventive quantificazioni» sulla «relazione tra i benefici di efficienza energetica e i costi per il fisco».
A riguardo, il Pnrr contiene alcune cifre. Secondo il piano approvato dal governo Draghi, il Superbonus potrà permettere di rinnovare «approssimativamente 100 mila edifici», generando tra i 10 mila e i 15 mila posti di lavoro ogni miliardo di euro investito.
Negli scorsi mesi sono uscite altre stime di centri di ricerca o di associazioni di categoria nell’edilizia, con ordini di grandezza molto vari. Per esempio, secondo l’Ance nel 2021 il Superbonus può avere ricadute sull’economia italiana di 21 miliardi di euro. Secondo Confindustria, invece, l’impatto positivo sul Pil, tra il 2021 e il 2022, sarà dell’1 per cento circa, oltre 18 miliardi di euro.
A marzo 2021 una ricerca della Luiss Business School, ripresa dal Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica di Palazzo Chigi, ha mostrato invece che «a fronte di un aumento della spesa per edilizia abitativa pari a 8,75 miliardi nel triennio 2020-2022», grazie al Superbonus «si registrerebbe un incremento del valore aggiunto complessivo per il Paese di 16,64 miliardi nel periodo di attuazione del provvedimento e un ulteriore incremento di 13,71 miliardi negli otto anni successivi», con impatto sul disavanzo pubblico – ossia la differenza tra entrate e uscite – di oltre 800 milioni di euro.
Per quanto riguarda gli occupati, una tentazione – seguita per esempio da alcuni esponenti del M5s – potrebbe essere quella di guardare quanto sono aumentati gli occupati nel settore delle costruzioni prima e dopo l’introduzione del Superbonus. Secondo i dati più aggiornati sul mondo del lavoro, alla fine di giugno nell’edilizia c’erano 124 mila occupati in più rispetto all’anno prima. Ma non è possibile sapere quanti sono stati merito del nuovo incentivo, quanti di altre misure e quanti della ripresa economica in generale.
Un sostegno di tutto il Parlamento
Prima di concludere, sottolineiamo che il Superbonus è una misura sostenuta da tutti i principali partiti presenti in Parlamento. Come abbiamo già visto, il Movimento 5 stelle è il partito che sin dalla nascita dell’incentivo si è speso di più per difenderlo e sostenerlo. Discorso analogo vale per l’alleato nel secondo governo Conte, il Partito democratico, mentre Italia viva ha avuto atteggiamenti più ondivaghi.
Durante la crisi che ha fatto cadere il precedente esecutivo, a fine 2020, il partito di Matteo Renzi aveva dichiarato che «la quantità di denari per il Superbonus 110 per cento è eccessiva e immotivata», per poi chiederne a giugno 2021 la proroga fino a tutto il 2022.
Anche la destra e il centrodestra sono compatti nel sostenere il Superbonus, e più in generale gli interventi a favore dell’edilizia. Forza Italia, per esempio, ne ha chiesto una sua estensione fino al 2023.
In conclusione
Da mesi il M5s ha fatto del Superbonus 110 per cento uno dei cavalli di battaglia del suo operato di governo. La misura è sostenuta anche dai principali partiti dell’arco parlamentare, che ne chiedono una sua proroga per i prossimi anni, ma al momento non ci sono ancora solide evidenze sul fatto che i benefici siano superiori ai costi.
Nel complesso, il nostro Paese ha stanziato per la misura più di 18 miliardi di euro. Secondo alcune stime, questi stanziamenti permetteranno di rinnovare circa 100 mila edifici, con un forte aumento dell’occupazione nel settore delle costruzioni. Non è chiaro però se misure simili, ma con percentuali di bonus più basse, potrebbero avere avuto risultati più efficienti, con effetti redistributivi migliori.
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