Aggiornamento 4 ottobre, ore 12 – Il 2 ottobre il Ministero dello Sviluppo ha annunciato la firma del decreto interministeriale che ha reso operativo il “Fondo Impresa Donna”, con due giorni di ritardo rispetto alle scadenze previste dal Pnrr.

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Il 29 settembre, durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha ripetuto due volte che il suo governo sta rispettando le scadenze concordate con la Commissione europea per il “Piano nazionale di ripresa e resilienza” (Pnrr).

«Il governo non ha mancato finora una sola data», ha dichiarato Draghi. «Quindi ha un pochino di credibilità per quanto concerne l’esecuzione dell’accordo che noi abbiamo sottoscritto insieme alla Commissione europea per il Pnrr». Alla fine del confronto con i giornalisti, il presidente del Consiglio ha ribadito di nuovo il concetto, affermando che «non abbiamo nessun ritardo rispetto alle scadenze concordate con la Commissione europea».

È davvero così? Abbiamo verificato e, per ora, le scadenze non sono state disattese. Ma è ancora presto per fare un bilancio: nei prossimi mesi andranno centrati parecchi obiettivi, su alcuni dei quali ci sono già stati diversi rinvii.

Un ripasso delle puntate precedenti

Il “Piano nazionale di ripresa e resilienza” (Pnrr) contiene una serie di investimenti e di riforme da completare entro il 2026, finanziati grazie ai 191,5 miliardi di euro messi a disposizione dell’Italia dall’Unione europea con il fondo Recovery and resilience facility (Rrf). A questi si aggiungono 13 miliardi del fondo React-Eu e 30,6 miliardi di un fondo complementare, finanziato dall’Italia.

Il governo Draghi ha inviato il testo del Pnrr italiano all’Ue lo scorso 30 aprile – ultima data utile per la consegna – e quasi due mesi dopo, il 22 giugno, la Commissione Ue ha dato un giudizio positivo al piano, proponendone la sua approvazione al Consiglio dell’Ue. Il via libera definitivo al Pnrr è poi arrivato dal Consiglio il 13 luglio, mentre i primi 24,9 miliardi di euro di prefinanziamento (il 13 per cento sul totale) sono stati erogati un mese esatto dopo, il 13 agosto.

Le risorse messe a disposizione dell’Ue servono a raggiungere, entro date prestabilite, traguardi (milestone) e obiettivi (target). Come spiega il regolamento europeo che ha istituito il Rrf, i primi fanno riferimento a risultati qualitativi (per esempio, l’approvazione di riforme o singoli provvedimenti normativi), mentre i secondi a risultati quantitativi (per esempio, l’assunzione di un determinato numero di personale in un settore specifico).

In allegato alla decisione dell’Ue di dare il via libero definitivo al nostro Pnrr, c’è un documento che contiene tutte le scadenze che l’Italia deve rispettare per traguardi e obiettivi, divisi per trimestri e anni, fino al 2026. Ricordiamo che al rispetto degli impegni presi con l’Ue è vincolata l’erogazione delle risorse, che avviene ogni sei mesi (la ripartizione delle rate semestrali è elencata in un decreto del Ministero dell’Economia dello scorso 6 agosto).

Vediamo quali scadenze sono state rispettate, se ce ne sono di mancate e quali ci aspettano da qui entro la fine dell’anno.

Quali sono le scadenze rispettate finora

Entro il 2021 il governo si è impegnato con l’Ue a rispettare 51 scadenze. Come sottolinea un monitoraggio del 23 settembre scorso sull’attuazione del Pnrr, presentato in Consiglio dei ministri dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli e dal ministro dell’Economia Daniele Franco, 24 scadenze fanno riferimento a investimenti e 27 all’adozione di riforme.

Tra questi 51 impegni, cinque andavano conseguiti già entro il secondo trimestre del 2021 (ossia entro giugno scorso). Secondo il monitoraggio, questo obiettivo è stato raggiunto, con l’approvazione di norme che, tra le altre cose, hanno riguardato la governance del Pnrr, con il cosiddetto “decreto Semplificazioni”. Questo decreto è stato approvato a maggio e convertito in legge a luglio, ma ad oggi manca ancora l’approvazione di 22 decreti attuativi, quelli che concretizzano quanto disposto dal testo di legge.

In questo 2021, le altre cinque scadenze più vicine del Pnrr fanno riferimento al terzo trimestre dell’anno, ossia vanno rispettate entro il 30 settembre. In base al già citato monitoraggio, allo scorso 22 settembre era stato conseguito solo il rifinanziamento del fondo che dà finanziamenti alle aziende, soprattutto piccole e medie imprese, che esportano beni e prestano servizi all’estero.

Rimanevano invece sotto la voce “in corso” altri quattro investimenti. Tre, sotto la responsabilità del Ministero della Transizione ecologica, sono stati centrati il 28 e il 29 settembre. In quelle date sono stati pubblicati tre decreti ministeriali: da un lato, due dedicati ai criteri di selezione dei progetti per la realizzazione di impianti di gestione dei rifiuti e per la realizzazione di progetti di economia circolare per le filiere industriali strategiche (in totale con risorse per 2,1 miliardi di euro); dall’altro, un decreto che stanzia 500 milioni di euro per strumenti di monitoraggio e prevenzione a difesa del territorio e delle infrastrutture.

Al 22 settembre l’altro investimento “in corso” era quello relativo all’approvazione del decreto ministeriale per l’istituzione del “Fondo Impresa Donna”, da 400 milioni di euro, a sostegno dell’imprenditoria femminile, previsto dalla legge di Bilancio per il 2021 (art. 1, co. 103). In base alle rilevazioni dell’Ufficio per il programma di governo, il decreto è stato adottato dal Ministero per lo Sviluppo economico il 29 settembre, il giorno prima della scadenza del terzo trimestre 2021. Secondo l’Ufficio stampa del Mise, contattato da Pagella Politica, il decreto in questione sarebbe ancora «in corso di definizione».

Ricapitolando: finora il governo ha rispettato le dieci scadenze accordate con l’Ue per il Pnrr entro il secondo e terzo trimestre del 2021. Qual è invece lo scenario che si prospetta per i prossimi mesi?

Quali sono le scadenze in arrivo

Negli ultimi tre mesi del 2021 il governo dovrà rispettare 41 scadenze. Secondo il monitoraggio del governo, al 22 settembre 33 degli impegni da raggiungere entro dicembre erano “in corso” di realizzazione, mentre otto erano già stati conseguiti. Tra questi, era conteggiata anche la riforma del processo penale, approvata in via definitiva al Senato lo scorso 23 settembre.

Ad oggi, tra gli obiettivi “in corso” c’è anche la legge delega per la riforma del processo civile, approvata dal Senato il 22 settembre e ora alla Camera. La riforma della giustizia, ricordiamo, rientra tra le “riforme orizzontali” – insieme a quella della pubblica amministrazione – ossia interventi strutturali che toccano tutti gli interventi del Pnrr.

Tra le questioni più spinose sul tavolo del governo, c’è anche la riforma del fisco, su cui si sta confrontando la maggioranza di governo, non senza difficoltà. Negli scorsi giorni la riforma è stata più volte annunciata dalla stampa in arrivo al Consiglio dei ministri, per poi essere rimandata. In conferenza stampa Draghi ha giustificato i rinvii dicendo che il governo si è dovuto occupare delle nuove regole per il green pass, della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Nadef) e alle misure per ridurre i rincari delle bollette di energia elettrica. Il presidente del Consiglio ha poi detto che la riforma fiscale sarà presentata in Consiglio dei ministri «la settimana prossima» (quella tra il 4 e il 10 ottobre).

Draghi ha anche annunciato che il disegno di legge delega sulla concorrenza sarà presentato «entro ottobre». In base agli impegni presi con l’Ue, l’adozione della legge annuale sulla concorrenza non rientra tra le scadenze da conseguire entro il 2021 (ma per il 2022), ma il governo aveva comunque annunciato di voler presentare il suo progetto entro il trimestre del 2021, impegno disatteso.

In conclusione

In conferenza stampa il presidente del Consiglio Mario Draghi ha voluto rassicurare gli investitori internazionali dicendo che finora il suo governo ha rispettato tutte le scadenze prese con l’Ue per il Pnrr.

Abbiamo verificato e, per ora, le dieci scadenze previste per il secondo e terzo trimestre 2021 non sono state disattese. È però ancora prematuro fare un bilancio complessivo: entro dicembre 2021 andranno rispettate 41 scadenze. Sul tavolo del governo ci sono la riforma del fisco, che è già stata rinviata diverse volte, e anche la legge sulla concorrenza: l’esecutivo voleva portarla in Parlamento entro settembre, ma è stata rinviata ad ottobre.