Da alcune settimane il tema delle pensioni è diventato di forte centralità all’interno del dibattito politico italiano, in vista della presentazione in Parlamento della legge di Bilancio per il 2022. In particolare il tentativo del governo è quello di mediare non solo tra le divergenze interne alla maggioranza, ma anche con le richieste dei sindacati, dopo l’annuncio che “quota 100” non sarà rinnovata dopo la scadenza del 2021.
Quali sono i dati principali quando parliamo di pensioni in Italia? Dal numero di pensionati alla spesa dello Stato, abbiamo raccolto le otto cifre più significative per avere un ordine di grandezza del dibattito in corso.
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16 milioni
Secondo i dati Istat più aggiornati, pubblicati a febbraio (qui le tavole scaricabili), nel 2019 in Italia i pensionati erano oltre 16 milioni e 35 mila, circa il 26,8 per cento dei 59,8 milioni di residenti due anni fa nel nostro Paese. Un dato rimasto sostanzialmente stabile negli ultimi anni.
Tra i pensionati, il 48,1 per cento era composto da uomini, mentre il 51,9 per cento da donne.
602 ogni mille
Nel 2019 in Italia il rapporto tra pensionati che avevano versato i contributi e i lavoratori che li versavano all’epoca era di 602 ogni 1.000 lavoratori. «Il rapporto è diminuito di quasi 6 punti percentuali nei sei anni successivi alla riforma del sistema pensionistico del 2012, mentre nei precedenti 12 anni si era ridotto di soli 2 punti», ha sottolineato Istat nell’ultimo report “Condizioni di vita dei pensionati”.
Il rapporto tra il numero dei pensionati e quello dei lavoratori è fondamentale per la sostenibilità del sistema pensionistico. Nel nostro Paese vige un sistema per cui chi attualmente lavora paga le pensioni che vengono oggi erogate. Detta altrimenti, un pensionato non incassa quanto ha versato nel corso della propria vita, come se avesse un conto personale e separato presso l’Inps.
22,8 milioni
Nel 2019 in totale le pensioni erogate in Italia sono state circa 22,8 milioni, quasi 7 milioni in più del numero dei pensionati. Come è possibile? A volte può accadere che un unico pensionato abbia diritto a più di una pensione, magari di diverso tipo, per esempio allo stesso tempo di vecchiaia e di invalidità.
Secondo i dati Istat, nel 2019 il 67,3 per cento dei pensionati prendeva (Tav. 5) una sola pensione, il 24,7 per cento due e l’8 per cento tre o più pensioni.
In valori assoluti le donne percepivano (Tav. 4) quasi 12,6 milioni di pensioni, contro i 10,2 milioni degli uomini. La differenza è dovuta al fatto che le donne percepiscono molte più pensioni da “superstiti”, ossia quelle erogate dall’Inps alla morte del congiunto (note anche come “pensioni di reversibilità”).
52,2 per cento
A proposito delle diverse prestazioni pensionistiche erogate, nel 2019 oltre 11,9 milioni pensioni erano di vecchiaia (Tav. 4): il 52,2 per cento sul totale. La seconda categoria più numerosa era quella delle pensioni da superstite (circa 4,3 milioni), mentre quelle di invalidità erano 1,1 milioni.
301 miliardi
Due anni fa lo Stato ha speso complessivamente per le pensioni 301 miliardi di euro (pari al 16,8 per cento del Pil), con un +2,5 per cento rispetto al 2018. Di questi, circa 273 miliardi sono andati nelle cosiddette “pensioni Ivs”: di invalidità, vecchiaia e superstiti.
Per avere un ordine di grandezza, basti pensare che ogni anno lo Stato spende circa 60 miliardi di euro per l’istruzione, considerando anche le università.
1.567 euro
Se si divide la spesa pensionistica per il numero di pensionati, si ottiene una spesa mensile media di circa 1.567 euro a pensionato. In realtà questo dato nasconde un’ampia variabilità.
Secondo Istat, nel 2019 il 12,1 per cento dei pensionati rientrava (Tav. 6) nella classe di reddito mensile fino a 499 euro, il 23,1 per cento tra 500 e 999 euro e il 20,7 per cento tra 1.000 e 1.499. Il restante 44,1 per cento sta tra i 1.500 e i 3.000 euro o più. Più nello specifico, circa un pensionato su quattro rientrava nella classe di reddito mensile superiore ai 2.000 euro.
Ci sono poi differenze tra gli uomini e le donne. La maggior parte delle donne (il 30,1 per cento) stava nella fascia 500-999 euro, mentre la maggior parte degli uomini (il 20,6 per cento) in quella 1.500-1.999 euro.
50,8 per cento
Come sono distribuite geograficamente le pensioni nel nostro Paese? Due anni fa praticamente la metà degli importi erogati con le pensioni (il 50,8 per cento) era distribuito (Tav. 2) al Nord, il 21,2 per cento al Centro e il 28 per cento nel Mezzogiorno.
420 mila
Infine un dato in crescita nel 2019 era quello delle persone che percepivano una pensione ma continuavano a lavorare. Due anni fa erano circa 420 mila, con un +3,6 per cento rispetto al 2018 ma con un -18,5 per cento rispetto al 2011.
«Tale aggregato è composto principalmente da uomini (in oltre tre casi su quattro), da residenti nelle regioni settentrionali (in due casi su tre) e da lavoratori non dipendenti (in circa l’85% dei casi)», spiegava Istat nel suo rapporto di febbraio scorso.
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