Il 16 giugno il Senato ha approvato definitivamente la riforma dell’ordinamento giudiziario e del Consiglio superiore della magistratura (Csm), con 173 voti favorevoli, 37 contrari e 16 astensioni. Il testo – noto anche come riforma “Cartabia”, dal nome della ministra della Giustizia Marta Cartabia – era già stato approvato ad aprile dalla Camera dei deputati, dopo lunghe trattative tra i partiti che sostengono il governo guidato da Mario Draghi e dopo le critiche dell’Associazione nazionale dei magistrati (Anm).
La riforma è il terzo intervento significativo sulla giustizia fatto dall’esecutivo, dopo la riforma della giustizia civile e di quella penale, entrambe fondamentali per il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), finanziato con oltre 190 miliardi di euro dall’Unione europea per rilanciare l’economia italiana.
Il Csm è l’organo che governa la magistratura in Italia: tra le altre cose, decide le assunzioni, i trasferimenti e le promozioni di tutti i magistrati italiani, e valuta il loro lavoro. Di Csm si è sentito molto parlare negli ultimi mesi, perché tre dei cinque referendum sulla giustizia, bocciati il 12 giugno alle urne, riguardavano proprio i magistrati. Più in generale, da anni il Csm è al centro del dibattito politico italiano, accusato di essere eccessivamente influenzato dalle cosiddette “correnti”, ossia le aggregazioni tra i vari magistrati con una linea politica comune.
Dall’elezione dei membri del Csm alla cosiddetta “separazione delle carriere”, ecco quali sono i quattro punti principali della riforma, che, ricordiamo, è in parte un disegno di legge delega. Tradotto in parole semplici, alcune novità contenute nella riforma saranno subito effettive, mentre per altre, nei prossimi mesi, servirà l’approvazione di appositi decreti da parte del governo.
La riforma è il terzo intervento significativo sulla giustizia fatto dall’esecutivo, dopo la riforma della giustizia civile e di quella penale, entrambe fondamentali per il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), finanziato con oltre 190 miliardi di euro dall’Unione europea per rilanciare l’economia italiana.
Il Csm è l’organo che governa la magistratura in Italia: tra le altre cose, decide le assunzioni, i trasferimenti e le promozioni di tutti i magistrati italiani, e valuta il loro lavoro. Di Csm si è sentito molto parlare negli ultimi mesi, perché tre dei cinque referendum sulla giustizia, bocciati il 12 giugno alle urne, riguardavano proprio i magistrati. Più in generale, da anni il Csm è al centro del dibattito politico italiano, accusato di essere eccessivamente influenzato dalle cosiddette “correnti”, ossia le aggregazioni tra i vari magistrati con una linea politica comune.
Dall’elezione dei membri del Csm alla cosiddetta “separazione delle carriere”, ecco quali sono i quattro punti principali della riforma, che, ricordiamo, è in parte un disegno di legge delega. Tradotto in parole semplici, alcune novità contenute nella riforma saranno subito effettive, mentre per altre, nei prossimi mesi, servirà l’approvazione di appositi decreti da parte del governo.