Referendum: quanti magistrati cambiano carriera?

Il terzo quesito vuole impedire che un magistrato possa cambiare funzione da pm a giudice, e viceversa: ecco che cosa dicono i numeri
ANSA/ALESSANDRO DI MEO
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Uno dei cinque referendum sulla giustizia, che si terranno domenica 12 giugno, riguarda un tema su cui la politica italiana discute da anni: la cosiddetta “separazione delle carriere” dei magistrati. In Italia i pubblici ministeri (pm), che fanno le indagini e svolgono la funzione requirente (rappresentano cioè l’accusa nel processo), e i giudici, che emettono le sentenze e svolgono la funzione giudicante, fanno parte dello stesso corpo giudiziario e le loro carriere non sono separate. I giudici possono dunque diventare pm, e viceversa, cambiando la propria funzione al massimo quattro volte durante la propria carriera (prima del 2006 questo vincolo non c’era), con alcuni paletti: per esempio, non si può cambiare ruolo all’interno dello stesso distretto giudiziario.

Il terzo quesito referendario sulla giustizia, quello sulla scheda di colore giallo, chiede di eliminare questa possibilità. Se passasse il sì, un magistrato dovrà scegliere a inizio carriera se esercitare la funzione di giudice o quella di pm, e non potrà poi modificare la sua decisione. Secondo i favorevoli, la separazione delle carriere dei magistrati garantirebbe una maggiore imparzialità dei giudici. Secondo i contrari, la magistratura deve essere un corpo unico e la separazione definitiva delle carriere avrebbe più costi che benefici.

Ma, al di là del merito delle posizioni in campo, il fenomeno dei cambiamenti di funzione requirente a giudicante, e viceversa, quanti magistrati ha coinvolto? Abbiamo verificato che cosa dicono i numeri.

I cambi di funzione tra i magistrati

I dati più autorevoli e aggiornati sui cambi di funzione tra i magistrati sono contenuti in uno studio pubblicato nel 2019 dal Consiglio superiore della magistratura (Csm), l’organo di autogoverno della magistratura in Italia. La ricerca è basata su un campione di 12.212 magistrati, che corrispondono al 98 per cento dai magistrati assunti dal 1965 al 2017. Una sezione dello studio è dedicata proprio all’analisi quantitativa dei cambiamenti dalle funzioni requirenti alle funzioni giudicanti, e viceversa.

Fino al 2018, il 74,1 per cento dei magistrati (9.048) presi in esame non aveva fatto alcun cambio di funzione, mentre il 25,9 per cento (3.164) ne aveva fatto almeno uno. Più nel dettaglio, meno del 10 per cento dei magistrati analizzati (1.214) ha fatto almeno due cambi di funzione: il 16 per cento (1.950) si è infatti fermato a un cambio.
Grafico 1. Distribuzione dei magistrati per numero di cambiamenti di funzione da giudicanti a requirenti e viceversa – Fonte: Csm
Grafico 1. Distribuzione dei magistrati per numero di cambiamenti di funzione da giudicanti a requirenti e viceversa – Fonte: Csm
Come abbiamo anticipato, in base alle norme attuali, stabilite nel 2006, un magistrato nel nostro Paese può al massimo cambiare quattro volte la propria funzione nel corso della carriera. Secondo i dati, fino al 2018 hanno cambiato funzione quattro volte o più 72 magistrati, un numero pari allo 0,6 per cento del campione. Solo in 13 hanno cambiato funzione più di quattro volte.

Al momento la riforma del Csm, approvata alla Camera e ora in discussione in Commissione Giustizia al Senato, interviene sul limite dei quattro cambi e prevede che i magistrati possano chiedere il passaggio dalle funzioni di giudice a quelle di pm, o viceversa, solo una volta nel corso della propria carriera. Dunque la riforma andrebbe a incidere sul 10 per cento dei magistrati che, secondo i dati sopra citati, ha fatto più di un cambio di funzione.

L’analisi del Csm permette inoltre di andare più in profondità nei dati. Per esempio, il numero maggiore di magistrati che hanno cambiato funzione da requirente a giudicante, e viceversa, è stato assunto dal 1965 al 1994: stiamo parlando di 1.072 magistrati che hanno cambiato funzione sui 3.193 assunti in quel periodo. Tra i 2.517 magistrati assunti tra il 2005 e il 2017, invece, quelli che hanno deciso di cambiare funzione sono stati 45. 

Se si analizza il numero di passaggi per decennio di trasferimento, si scopre che sono stati 756 nel periodo 2006-2018, un numero in calo rispetto ai 1.302 del periodo 1996-2005 e ai 1.611 cambi del periodo 1986-1995. Come suggerisce lo studio del Csm, è probabile che su questa dinamica abbia in parte influito l’inserimento di alcuni vincoli per i cambi di funzione avvenuto nel 2006.

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