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Uno dei cinque referendum sulla giustizia, che si terranno domenica 12 giugno, riguarda un tema su cui la politica italiana discute da anni: la cosiddetta “separazione delle carriere” dei magistrati. In Italia i pubblici ministeri (pm), che fanno le indagini e svolgono la funzione requirente (rappresentano cioè l’accusa nel processo), e i giudici, che emettono le sentenze e svolgono la funzione giudicante, fanno parte dello stesso corpo giudiziario e le loro carriere non sono separate. I giudici possono dunque diventare pm, e viceversa, cambiando la propria funzione al massimo quattro volte durante la propria carriera (prima del 2006 questo vincolo non c’era), con alcuni paletti: per esempio, non si può cambiare ruolo all’interno dello stesso distretto giudiziario.
Il terzo quesito referendario sulla giustizia, quello sulla scheda di colore giallo, chiede di eliminare questa possibilità. Se passasse il sì, un magistrato dovrà scegliere a inizio carriera se esercitare la funzione di giudice o quella di pm, e non potrà poi modificare la sua decisione. Secondo i favorevoli, la separazione delle carriere dei magistrati garantirebbe una maggiore imparzialità dei giudici. Secondo i contrari, la magistratura deve essere un corpo unico e la separazione definitiva delle carriere avrebbe più costi che benefici.
Ma, al di là del merito delle posizioni in campo, il fenomeno dei cambiamenti di funzione requirente a giudicante, e viceversa, quanti magistrati ha coinvolto? Abbiamo verificato che cosa dicono i numeri.
Uno dei cinque referendum sulla giustizia, che si terranno domenica 12 giugno, riguarda un tema su cui la politica italiana discute da anni: la cosiddetta “separazione delle carriere” dei magistrati. In Italia i pubblici ministeri (pm), che fanno le indagini e svolgono la funzione requirente (rappresentano cioè l’accusa nel processo), e i giudici, che emettono le sentenze e svolgono la funzione giudicante, fanno parte dello stesso corpo giudiziario e le loro carriere non sono separate. I giudici possono dunque diventare pm, e viceversa, cambiando la propria funzione al massimo quattro volte durante la propria carriera (prima del 2006 questo vincolo non c’era), con alcuni paletti: per esempio, non si può cambiare ruolo all’interno dello stesso distretto giudiziario.
Il terzo quesito referendario sulla giustizia, quello sulla scheda di colore giallo, chiede di eliminare questa possibilità. Se passasse il sì, un magistrato dovrà scegliere a inizio carriera se esercitare la funzione di giudice o quella di pm, e non potrà poi modificare la sua decisione. Secondo i favorevoli, la separazione delle carriere dei magistrati garantirebbe una maggiore imparzialità dei giudici. Secondo i contrari, la magistratura deve essere un corpo unico e la separazione definitiva delle carriere avrebbe più costi che benefici.
Ma, al di là del merito delle posizioni in campo, il fenomeno dei cambiamenti di funzione requirente a giudicante, e viceversa, quanti magistrati ha coinvolto? Abbiamo verificato che cosa dicono i numeri.