In Parlamento ci sono quasi cento proposte per cambiare la Costituzione

L’elezione diretta del presidente del Consiglio non è l’unica novità che interessa ai parlamentari. Alcune iniziative sono piuttosto curiose
Ansa
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Si dice che la Costituzione italiana sia “la più bella del mondo”, ma dall’inizio della legislatura deputati e senatori hanno presentato quasi cento proposte di riforma per modificarla. C’è chi chiede di dare più tempo al Parlamento per convertire i decreti-legge, e chi vuole che i deputati siano stati in precedenza amministratori locali. Alcuni vogliono cambiare il nome alla Camera dei deputati, altri vogliono riconoscere le radici giudaico-cristiane dell’Italia, mentre altri ancora chiedono di tutelare gli anziani. 

In base alle verifiche di Pagella Politica, dal 13 ottobre 2022 a oggi sono stati depositati in Parlamento 98 disegni di legge di riforma della Costituzione, oltre alla riforma per l’elezione diretta del presidente del Consiglio presentata dal governo Meloni, ora all’esame della Commissione Affari costituzionali del Senato. Alcune proposte sono di portata simile a quella del governo e puntano a modificare il funzionamento delle istituzioni. Quasi una proposta su due, invece, vuole cambiare solo singoli articoli della Costituzione, aggiungendo o togliendo alcune frasi o parole. 

Un progetto di riforma simile a quello del governo è stato presentato al Senato da Italia Viva lo scorso agosto e il suo esame è stato abbinato alla riforma del premierato. Il testo, a prima firma di Matteo Renzi, è composto da cinque articoli, che prevedono l’introduzione dell’elezione diretta del presidente del Consiglio, affidando a quest’ultimo il compito di nominare i ministri del suo governo, un potere che a oggi spetta al capo dello Stato. Lo stesso testo è stato presentato dal partito di Renzi alla Camera, a prima firma di Maria Elena Boschi, ma il suo esame non è ancora iniziato.

Le proposte sul funzionamento di Camera e Senato

Altri disegni di riforma costituzionale si concentrano sull’attività del Parlamento. Per esempio, una proposta depositata al Senato da un senatore del Partito Democratico punta a cambiare la composizione del Senato, prevedendo che sia composto da 200 eletti direttamente dai cittadini, più altri 22 senatori eletti dai consigli regionali tra i loro membri, che in questo caso durerebbero in carica quanto i consigli. La riforma propone di modificare le regole dei decreti-legge, stabilendo che abbiano un contenuto omogeneo e che siano convertiti in legge dal Parlamento in seduta comune, ossia dalla Camera e dal Senato riuniti insieme, e non più da ciascuna camera separatamente. Il testo contiene anche la cosiddetta “sfiducia costruttiva”: in caso di mozione di sfiducia i parlamentari che chiedono le dimissioni del presidente del Consiglio devono proporre anche il nome della persona che lo sostituirà.

Un altro disegno di riforma del PD al Senato punta a velocizzare l’esame delle proposte di legge: il testo prevede la possibilità per il governo di chiedere al Parlamento di approvare un disegno di legge entro 70 giorni, un limite che sale a 85 giorni nel caso di disegni di legge di «particolare complessità». Il disegno di legge aggiunge poi la possibilità per i parlamentari di chiedere un giudizio di legittimità costituzionale sulle leggi e fissa alcuni limiti sul contenuto dei decreti-legge, stabilendo per esempio che deve essere «specifico e omogeneo». Infine, stabilisce che le commissioni parlamentari d’inchiesta possono essere istituite solo se ottengono il via libera di almeno un terzo dei componenti di ciascuna camera.

Rimanendo in tema, un disegno di legge di riforma costituzionale della Lega e uno di Forza Italia puntano a estendere da 60 a 90 giorni il tempo a disposizione di Camera e Senato per convertire i decreti. Il testo della Lega stabilisce anche che i decreti-legge perdono efficacia «se la votazione finale nella Ca­mera in cui sono stati presentati avviene oltre il sessantesimo giorno dalla presenta­zione stessa». 

Una proposta di riforma costituzionale del Movimento 5 Stelle prevede invece l’introduzione «del rinvio parziale delle leggi di conversione dei decreti-legge da parte del Presidente della Repubblica e di limiti costituzionali alla decretazione d’urgenza». Il testo di quest’ultima proposta non è pubblicamente disponibile. Il Movimento 5 Stelle aveva comunque presentato un progetto di riforma identico nella scorsa legislatura. Questo testo stabiliva che i decreti-legge devono avere «un contenuto omogeneo e corrispondente al titolo». In più, la proposta introduceva la possibilità per il presidente della Repubblica di promulgare solo una parte delle leggi di conversione dei decreti-legge, rinviando al Parlamento per un secondo esame le norme che non seguono il criterio dell’omogeneità.

Un limite all’elezione dei deputati

Tra le riforme costituzionali depositate finora in Parlamento non ci sono solo proposte di grande portata, anzi. In base alle verifiche di Pagella Politica, in 49 casi su 98 le proposte presentate da deputati e senatori riguardano solo singoli articoli della Costituzione e alcune sono piuttosto curiose. 

Tra queste, una proposta del deputato della Lega Stefano Candiani chiede di modificare l’articolo 56 della Costituzione per limitare la possibilità di essere eletti alla Camera. Al momento l’unico requisito per diventare deputati è aver compiuto 25 anni di età, mentre per essere eletti al Senato servono almeno 40 anni. 

Il testo della proposta di Candiani, presentata lo scorso 5 marzo, non è ancora pubblicamente disponibile ma Pagella Politica ne ha preso visione. Il testo è composto da un solo articolo e stabilisce che un cittadino può essere eletto come deputato se ha almeno 25 anni, a patto però che sia stato titolare «per almeno un mandato, di cariche di giunta o di consiglio comunale o regionale». In pratica, se la riforma fosse approvata, un cittadino potrebbe essere eletto alla Camera solo se in precedenza è stato un amministratore locale per almeno cinque anni. «Da sempre per la Lega gli amministratori locali sono una forza e un vivaio e c’è un fattore determinante anche in politica: la competenza», ha spiegato Candiani a Pagella Politica. La modifica non riguarderebbe comunque i deputati eletti nelle circoscrizioni estere, per cui si applicherebbe solo il limite di età anagrafica, e non riguarderebbe nemmeno i senatori.
Immagine 1. Il frontespizio della proposta di riforma costituzionale presentata da Stefano Candiani (Lega)
Immagine 1. Il frontespizio della proposta di riforma costituzionale presentata da Stefano Candiani (Lega)

Proposte simboliche

Altre proposte di riforma costituzionale hanno invece un carattere più simbolico. Per esempio, nelle scorse settimane ha fatto discutere una proposta di due deputati del PD, Gian Antonio Girelli e Sara Ferrari, per cambiare il nome della Camera in “Camera delle deputate e dei deputati”. La proposta, che per Girelli e Ferrari serve a prendere atto dei cambiamenti culturali del nostro Paese, è stata criticata da vari esponenti della maggioranza di centrodestra e non è condivisa nemmeno da altri deputati dello stesso PD. 

Una proposta della senatrice Michaela Biancofiore (Noi Moderati) vuole aggiungere all’articolo 7 della Costituzione il seguente comma: «La Repubblica si riconosce nei valori storico-culturali e sociali delle sue radici giudaico-cristiane». L’articolo 7 è quello che regola i rapporti tra lo Stato e la Chiesa cattolica. A novembre dello scorso anno un gruppo di deputati del Movimento 5 Stelle ha depositato un testo di riforma costituzionale per inserire «gli anziani» al comma 2 dell’articolo 31 della Costituzione, che nella forma attuale recita: la Repubblica «protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo». La proposta non è nuova e in passato è stata un cavallo di battaglia del centrodestra, senza avere successo. 

In Parlamento sono state presentate anche sette proposte di riforma per inserire la tutela delle vittime dei reati nell’articolo 111 della Costituzione, quello che stabilisce i principi del giusto processo. Due testi sono stati presentati dal PD, altri due da Fratelli d’Italia, uno dal Movimento 5 Stelle, uno da Alleanza Verdi-Sinistra e uno dal gruppo Misto.

Un percorso lungo

Come anticipato, queste proposte sono tutte per lo più simboliche: se approvate, sarà infatti compito della politica e dei legislatori attuarle in concreto con leggi e altri provvedimenti. 

A prescindere dai contenuti di una riforma, modificare la Costituzione non è comunque semplice, dato che serve una speciale procedura di revisione prevista dall’articolo 138 della Costituzione stessa. In sostanza, la Camera e il Senato devono approvare la proposta di riforma costituzionale due volte nel medesimo testo, a distanza di almeno tre mesi l’una dall’altra. Se nella seconda votazione entrambe le camere approvano il testo a maggioranza dei due terzi dei componenti, la proposta di riforma si considera definitivamente approvata, altrimenti può essere sottoposta a referendum popolare per confermarla. 

Al momento le proposte di riforma che hanno iniziato l’esame parlamentare sono 18 sulle 98 totali, meno del 20 per cento. In questa legislatura sono già state approvate due riforme costituzionali: a novembre 2022 è stata inserita la tutela della peculiarità delle Isole, mentre a settembre 2023 è entrata nella Costituzione la tutela dello sport.

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