Mercoledì 20 settembre la Camera ha approvato in via definitiva e all’unanimità il disegno di legge di riforma costituzionale per inserire la tutela dello sport in Costituzione. Come per ogni disegno di legge di riforma costituzionale, per essere approvato il testo sulla tutela dello sport ha seguito un esame particolare in Parlamento: il provvedimento è stato infatti approvato due volte sia dalla Camera sia dal Senato nella stessa versione, in un intervallo di tempo non inferiore ai tre mesi, e con la maggioranza assoluta dei voti nella seconda votazione.
La riforma costituzionale, frutto dell’unione di diverse proposte parlamentari, ha aggiunto nell’articolo 33 della Costituzione la frase: «La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme». Come spiega un dossier della Camera, la specificazione «in tutte le sue forme» è stata aggiunta durante i lavori in Commissione Affari costituzionali del Senato per «dare un’accezione quanto più possibile ampia al concetto di attività sportiva». L’articolo 33 è tra quelli che tutelano i diritti sociali dei cittadini ed è dedicato in particolare alla scienza, alla cultura e all’educazione.
La riforma è stata approvata con il voto favorevole di tutti i deputati presenti alla Camera. C’è però chi ha sollevato alcune perplessità. Per esempio secondo il deputato di Italia Viva Luigi Marattin introdurre la tutela dello sport è «nobile», ma sarebbe necessario modificare la Costituzione non solo «per inserire dichiarazioni di principio», ma per attuare riforme più ampie e di sistema. Ma che conseguenze avrà questa modifica della Costituzione? In breve: non molte, almeno nell’immediato.
Finora all’interno della Costituzione lo sport veniva menzionato solo nell’articolo 117, quello che regola il rapporto tra le funzioni dello Stato, delle regioni e delle province autonome. In base alla Costituzione l’ordinamento sportivo, dalle regole delle principali manifestazioni sportive fino alla pratica dello sport nelle scuole, è regolato in modo concorrente tra lo Stato e le regioni. In altre parole sia lo Stato che le regioni possono legiferare sulle questioni sportive, a patto che le norme regionali non vadano contro quelle nazionali.
«Inserire nella Costituzione l’esplicito riconoscimento del valore educativo dello sport vuol dire che da oggi in poi lo Stato non dovrà solamente regolare l’attività sportiva, ma dovrà promuoverla attivamente, e dunque valorizzando l’attività sportiva nelle scuole, assumendo per esempio nuovi insegnanti ed educatori in questo ambito», ha spiegato a Pagella Politica il costituzionalista Alfonso Celotto, professore di Diritto costituzionale all’Università Roma Tre.
In ogni caso, vista la genericità della frase inserita, al momento la tutela dello sport in Costituzione ha un valore prettamente simbolico. In altre parole dovrà essere la politica ad attuarla attraverso proposte di legge o altri provvedimenti specifici. «Mi sembra una modifica dal carattere estremamente simbolico e che non avrà grandi effetti nella vita dei cittadini», ha detto a Pagella Politica il costituzionalista Mauro Volpi, professore di Diritto costituzionale all’Università di Perugia. Secondo Volpi questa riforma potrebbe avere alla lunga più risvolti sul piano giuridico. «Con l’introduzione di questo principio in Costituzione potrebbero aumentare i ricorsi da parte dei tribunali per questioni di legittimità costituzionale su leggi in ambito sportivo, qualora i giudici ritengano che il principio dello sport come pratica educativa non venga rispettato», ha spiegato Volpi.
Celotto e Volpi sono concordi sul fatto che la politica si stia concentrando troppo su riforme minimali della Costituzione e che le riforme necessarie siano altre. «Tra quelle principali, penso che la politica dovrebbe discutere e dare precedenza a riforme come quella per la separazione delle carriere dei magistrati, quella sulla forma di governo, ma siccome non si riesce mai a trovare un accordo spesso si finisce ad approvare riforme che definirei “di contorno”, posto che ritengo comunque lo sport un valore fondamentale», ha detto Celotto, che è stato capo gabinetto del Ministero per le Riforme istituzionali e la Semplificazione normativa, incarico da cui si è dimesso a gennaio 2023.
Con questa riforma costituzionale l’Italia si aggiunge agli altri nove Paesi dell’Unione europea che promuovono l’attività sportiva nelle loro costituzioni. Tra questi ci sono anche Bulgaria, Croazia, Grecia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna e Ungheria.
L’introduzione della tutela dello sport in Costituzione si aggiunge poi ad altre riforme approvate in questi anni per tutelare particolari aspetti della vita del nostro Paese. «Se da un lato queste non hanno una grande incisività dal punto di vista degli effetti pratici, l’aspetto positivo di queste riforme è che sono mirate e precise, dato che intervengono su un numero limitato di articoli, e non rischiano di stravolgere l’impianto costituzionale», ha commentato Volpi.
Durante la scorsa legislatura, a febbraio 2022, la Camera ha approvato in via definitiva e con un’ampia maggioranza una proposta di riforma costituzionale che ha introdotto la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi. Cinque mesi dopo, a luglio 2022, la Camera ha dato il via libera definitivo a una proposta di riforma costituzionale di iniziativa popolare per riconoscere la peculiarità delle Isole, con l’obiettivo tra gli altri di superare gli svantaggi dovuti alle loro caratteristiche geografiche. La proposta di riforma costituzionale sulle Isole era stata presentata ancora nel 2018 dal Comitato promotore sardo per l’insularità e aveva ricevuto l’appoggio di diverse associazioni, tra cui la Federazione delle associazioni sarde in Italia (Fasi) e dell’Associazione nazionale comuni isole minori (Ancim), una unione volontaria di comuni delle isole minori italiane. Con l’introduzione della tutela dello sport, la Costituzione è stata modificata in totale 46 volte dalla nascita della Repubblica italiana: tra il 1948 e il 1996 è stata modificata 25 volte, mentre dal 1997 in poi 21 volte.
La riforma costituzionale, frutto dell’unione di diverse proposte parlamentari, ha aggiunto nell’articolo 33 della Costituzione la frase: «La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme». Come spiega un dossier della Camera, la specificazione «in tutte le sue forme» è stata aggiunta durante i lavori in Commissione Affari costituzionali del Senato per «dare un’accezione quanto più possibile ampia al concetto di attività sportiva». L’articolo 33 è tra quelli che tutelano i diritti sociali dei cittadini ed è dedicato in particolare alla scienza, alla cultura e all’educazione.
La riforma è stata approvata con il voto favorevole di tutti i deputati presenti alla Camera. C’è però chi ha sollevato alcune perplessità. Per esempio secondo il deputato di Italia Viva Luigi Marattin introdurre la tutela dello sport è «nobile», ma sarebbe necessario modificare la Costituzione non solo «per inserire dichiarazioni di principio», ma per attuare riforme più ampie e di sistema. Ma che conseguenze avrà questa modifica della Costituzione? In breve: non molte, almeno nell’immediato.
Finora all’interno della Costituzione lo sport veniva menzionato solo nell’articolo 117, quello che regola il rapporto tra le funzioni dello Stato, delle regioni e delle province autonome. In base alla Costituzione l’ordinamento sportivo, dalle regole delle principali manifestazioni sportive fino alla pratica dello sport nelle scuole, è regolato in modo concorrente tra lo Stato e le regioni. In altre parole sia lo Stato che le regioni possono legiferare sulle questioni sportive, a patto che le norme regionali non vadano contro quelle nazionali.
«Inserire nella Costituzione l’esplicito riconoscimento del valore educativo dello sport vuol dire che da oggi in poi lo Stato non dovrà solamente regolare l’attività sportiva, ma dovrà promuoverla attivamente, e dunque valorizzando l’attività sportiva nelle scuole, assumendo per esempio nuovi insegnanti ed educatori in questo ambito», ha spiegato a Pagella Politica il costituzionalista Alfonso Celotto, professore di Diritto costituzionale all’Università Roma Tre.
In ogni caso, vista la genericità della frase inserita, al momento la tutela dello sport in Costituzione ha un valore prettamente simbolico. In altre parole dovrà essere la politica ad attuarla attraverso proposte di legge o altri provvedimenti specifici. «Mi sembra una modifica dal carattere estremamente simbolico e che non avrà grandi effetti nella vita dei cittadini», ha detto a Pagella Politica il costituzionalista Mauro Volpi, professore di Diritto costituzionale all’Università di Perugia. Secondo Volpi questa riforma potrebbe avere alla lunga più risvolti sul piano giuridico. «Con l’introduzione di questo principio in Costituzione potrebbero aumentare i ricorsi da parte dei tribunali per questioni di legittimità costituzionale su leggi in ambito sportivo, qualora i giudici ritengano che il principio dello sport come pratica educativa non venga rispettato», ha spiegato Volpi.
Celotto e Volpi sono concordi sul fatto che la politica si stia concentrando troppo su riforme minimali della Costituzione e che le riforme necessarie siano altre. «Tra quelle principali, penso che la politica dovrebbe discutere e dare precedenza a riforme come quella per la separazione delle carriere dei magistrati, quella sulla forma di governo, ma siccome non si riesce mai a trovare un accordo spesso si finisce ad approvare riforme che definirei “di contorno”, posto che ritengo comunque lo sport un valore fondamentale», ha detto Celotto, che è stato capo gabinetto del Ministero per le Riforme istituzionali e la Semplificazione normativa, incarico da cui si è dimesso a gennaio 2023.
Con questa riforma costituzionale l’Italia si aggiunge agli altri nove Paesi dell’Unione europea che promuovono l’attività sportiva nelle loro costituzioni. Tra questi ci sono anche Bulgaria, Croazia, Grecia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna e Ungheria.
L’introduzione della tutela dello sport in Costituzione si aggiunge poi ad altre riforme approvate in questi anni per tutelare particolari aspetti della vita del nostro Paese. «Se da un lato queste non hanno una grande incisività dal punto di vista degli effetti pratici, l’aspetto positivo di queste riforme è che sono mirate e precise, dato che intervengono su un numero limitato di articoli, e non rischiano di stravolgere l’impianto costituzionale», ha commentato Volpi.
Durante la scorsa legislatura, a febbraio 2022, la Camera ha approvato in via definitiva e con un’ampia maggioranza una proposta di riforma costituzionale che ha introdotto la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi. Cinque mesi dopo, a luglio 2022, la Camera ha dato il via libera definitivo a una proposta di riforma costituzionale di iniziativa popolare per riconoscere la peculiarità delle Isole, con l’obiettivo tra gli altri di superare gli svantaggi dovuti alle loro caratteristiche geografiche. La proposta di riforma costituzionale sulle Isole era stata presentata ancora nel 2018 dal Comitato promotore sardo per l’insularità e aveva ricevuto l’appoggio di diverse associazioni, tra cui la Federazione delle associazioni sarde in Italia (Fasi) e dell’Associazione nazionale comuni isole minori (Ancim), una unione volontaria di comuni delle isole minori italiane. Con l’introduzione della tutela dello sport, la Costituzione è stata modificata in totale 46 volte dalla nascita della Repubblica italiana: tra il 1948 e il 1996 è stata modificata 25 volte, mentre dal 1997 in poi 21 volte.