Il 14 giugno la Camera dei deputati ha approvato, con 365 voti favorevoli, due contrari e due astenuti, il disegno di legge di riforma costituzionale per inserire la tutela dello sport in Costituzione. Ora il testo torna all’esame del Senato, che l’aveva già approvato lo scorso 23 marzo: i disegni di legge di riforma costituzionale devono essere infatti approvati da ciascuna camera con due deliberazioni, in un intervallo di tempo non inferiore ai tre mesi, e devono essere approvate a maggioranza assoluta nella seconda votazione.
«Sono soddisfatta perché tutti i gruppi politici quando si parla di sport hanno condiviso il valore che ha», ha commentato la sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali, ex campionessa olimpionica di scherma. «Lo sport trasmette i principi cardine della nostra Costituzione, ma ora siamo a metà di un percorso, adesso andiamo avanti e speriamo che entro la fine della legislatura lo sport entri in Costituzione».
La proposta di legge costituzionale, frutto dell’unione di diverse proposte parlamentari, consiste di un solo articolo, che chiede di modificare l’articolo 33 della Costituzione, aggiungendo la seguente frase: «La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme». Come spiega un dossier della Camera, la specificazione “in tutte le sue forme” è stata aggiunta durante i lavori in Commissione Affari costituzionali del Senato, per «dare un’accezione quanto più possibile ampia al concetto di attività sportiva». Un’altra ipotesi, scartata durante il lavoro dei parlamentari, era stata quella di introdurre la tutela nello sport non all’articolo 33, bensì all’articolo 9 (quello dove è stata inserita la tutela dell’ambiente) o all’articolo 32.
In generale, l’inserimento della tutela dello sport in Costituzione ha un valore fortemente simbolico e, al momento, non sono prevedibili cambiamenti significativi nell’ordinamento italiano, come invece avvenuto con il taglio dei parlamentari o la concessione del voto ai diciottenni per eleggere i membri del Senato. Un discorso analogo vale anche per l’inserimento della peculiarità delle isole in Costituzione, a cui manca solo un voto della Camera per essere approvato definitivamente.
Come sottolinea un dossier della Camera, il testo originale della Costituzionale del 1948 non conteneva nessun riferimento allo sport, per due motivi: «L’esperienza del fascismo, che dello sport aveva fatto uno dei principali strumenti di propaganda e veicolo della propria ideologia; le difficili condizioni economiche e sociali lasciate in eredità dal secondo conflitto mondiale». Con la riforma del Titolo V del 2001, che lo sport è entrato in Costituzione, ma solo perché l’«ordinamento sportivo» è stato inserito tra le materie di competenza concorrenti tra lo Stato e le regioni.
Se la tutela dello sport dovesse ricevere gli ultimi due via libera di Senato e Camera, l’Italia andrebbe ad aggiungersi agli altri nove Paesi dell’Unione europea che promuovono l’attività sportiva nelle loro costituzioni. Stiamo parlando di Bulgaria, Croazia, Grecia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna e Ungheria.
«Sono soddisfatta perché tutti i gruppi politici quando si parla di sport hanno condiviso il valore che ha», ha commentato la sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali, ex campionessa olimpionica di scherma. «Lo sport trasmette i principi cardine della nostra Costituzione, ma ora siamo a metà di un percorso, adesso andiamo avanti e speriamo che entro la fine della legislatura lo sport entri in Costituzione».
La proposta di legge costituzionale, frutto dell’unione di diverse proposte parlamentari, consiste di un solo articolo, che chiede di modificare l’articolo 33 della Costituzione, aggiungendo la seguente frase: «La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme». Come spiega un dossier della Camera, la specificazione “in tutte le sue forme” è stata aggiunta durante i lavori in Commissione Affari costituzionali del Senato, per «dare un’accezione quanto più possibile ampia al concetto di attività sportiva». Un’altra ipotesi, scartata durante il lavoro dei parlamentari, era stata quella di introdurre la tutela nello sport non all’articolo 33, bensì all’articolo 9 (quello dove è stata inserita la tutela dell’ambiente) o all’articolo 32.
In generale, l’inserimento della tutela dello sport in Costituzione ha un valore fortemente simbolico e, al momento, non sono prevedibili cambiamenti significativi nell’ordinamento italiano, come invece avvenuto con il taglio dei parlamentari o la concessione del voto ai diciottenni per eleggere i membri del Senato. Un discorso analogo vale anche per l’inserimento della peculiarità delle isole in Costituzione, a cui manca solo un voto della Camera per essere approvato definitivamente.
Come sottolinea un dossier della Camera, il testo originale della Costituzionale del 1948 non conteneva nessun riferimento allo sport, per due motivi: «L’esperienza del fascismo, che dello sport aveva fatto uno dei principali strumenti di propaganda e veicolo della propria ideologia; le difficili condizioni economiche e sociali lasciate in eredità dal secondo conflitto mondiale». Con la riforma del Titolo V del 2001, che lo sport è entrato in Costituzione, ma solo perché l’«ordinamento sportivo» è stato inserito tra le materie di competenza concorrenti tra lo Stato e le regioni.
Se la tutela dello sport dovesse ricevere gli ultimi due via libera di Senato e Camera, l’Italia andrebbe ad aggiungersi agli altri nove Paesi dell’Unione europea che promuovono l’attività sportiva nelle loro costituzioni. Stiamo parlando di Bulgaria, Croazia, Grecia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna e Ungheria.