La mozione di sfiducia contro Santanchè è stata respinta

La Camera ha bocciato la richiesta di dimissioni nei confronti della ministra del Turismo, presentata dal Movimento 5 Stelle. È la terza volta che succede dall’inizio della legislatura
ANSA
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Nella serata di mercoledì 25 febbraio la Camera ha bocciato la mozione di sfiducia contro la ministra del Turismo Daniela Santanchè, presentata dal Movimento 5 Stelle e sottoscritta anche dal Partito Democratico e da Alleanza Verdi-Sinistra. I partiti che sostengono il governo Meloni hanno votato contro la sfiducia, mentre tutti i partiti all’opposizione hanno votato a favore. In mattinata, la Camera ha iniziato anche la discussione di una mozione di sfiducia contro il ministro della Giustizia Carlo Nordio per il caso del carceriere libico Almasri. Al momento non è stato ancora stabilito quando quest’ultima mozione sarà votata dall’aula.

La mozione di sfiducia contro Santanchè era stata presentata dal Movimento 5 Stelle il 20 gennaio in seguito ai nuovi sviluppi dell’inchieste giudiziarie riguardanti la ministra del Turismo. Il 17 gennaio, infatti, l’esponente di Fratelli d’Italia è stata rinviata a giudizio dal Tribunale di Milano con l’accusa di falso in bilancio nella gestione di Visibilia Editore, una società editrice che pubblica il settimanale Novella 2000, e dovrà affrontare un processo che inizierà il 20 marzo. 

In precedenza, in questa legislatura il Parlamento aveva respinto altre due mozioni di sfiducia contro la ministra del Turismo, sempre riguardanti le inchieste di Santanché sul caso Visibilia. In entrambi i casi, le mozioni erano state presentate dal Movimento 5 Stelle ed erano poi state sottoscritte dal Partito Democratico e da Alleanza Verdi-Sinistra. La prima mozione era stata respinta il 26 luglio 2023 dall’aula del Senato, mentre la seconda è stata bocciata dalla Camera il 4 aprile 2024. Quella di oggi è quindi la terza mozione di sfiducia nei confronti di Santanchè respinta da uno dei due rami del Parlamento.

Prima del voto, la ministra del Turismo è intervenuta per difendersi dalle accuse dei partiti all’opposizione, con diversi momenti di tensione. «Sono consapevole che per voi rappresento il male assoluto: mi attaccate per le mie attività economiche e imprenditoriali prima che diventassi ministro, ma anche tra di voi ci sono persone che hanno il mio numero di cellulare e non hanno mancato in passato di contattarmi, con ben altri toni», ha detto Santanchè, affiancata inizialmente da una decina tra ministri e sottosegretari del governo. Tra questi c’erano il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani (Fratelli d’Italia), il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli (Lega) e la ministra delle Riforme istituzionali Maria Elisabetta Alberti Casellati (Forza Italia). Erano assenti invece i due vicepresidenti del Consiglio Antonio Tajani, leader di Forza Italia, e Matteo Salvini, leader della Lega, e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. 

Durante le dichiarazioni di voto, i partiti di maggioranza hanno difeso la ministra del Turismo. Il deputato Enrico Costa, eletto con Azione e poi passato a Forza Italia, ha detto che non si può sfiduciare Santanchè solo per le sue accuse a livello giudiziario. «La mozione si disinteressa dell’operato di Santanchè come ministro, il suo operato nel merito non conta, ma si chiede di sfiduciarla per le indagini a suo carico e per un processo non ancora concluso», ha detto Costa, che ha annunciato il voto contrario del suo partito. «Voi del Movimento 5 Stelle avete impiegato i lavori parlamentari per discutere su una questione che riguarda fatti giudiziari e che non riguarda l’operato della ministra», ha detto la deputata della Lega Ingrid Bisa. 

«State definendo l’indifendibile ministra Santanchè. Vi siete impegnati a fare da scudo nella sua veste di imprenditrice, mentre dovreste fare da scudo ai tanti imprenditori e artigiani che stanno subendo la crisi dell’industria italiana», ha risposto il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. «La presidente del Consiglio ci deve dire come mai non riesce a far dimettere la ministra Santanchè, visto che ha detto di non essere ricattabile», ha aggiunto la segretaria del PD Elly Schlein.

Uno strumento poco efficace

Al di là del caso di Santanchè, le mozioni di sfiducia, che possono essere presentate contro un ministro o un intero governo, non hanno praticamente mai avuto successo nella storia repubblicana. Per essere approvate, queste mozioni avrebbero bisogno del voto favorevole di una parte della maggioranza, a cui però non converrebbe far cadere il governo di cui fanno parte o un ministro. Questo comunque non significa che le maggioranza di governo non possano entrare in crisi, ma spesso in questi casi i governi cadono prima di arrivare a votare la sfiducia. Ad agosto 2019 per esempio, durante il governo sostenuto dalla Lega e dal Movimento 5 Stelle, la Lega aveva presentato una mozione di sfiducia nei confronti del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che però annunciò le sue dimissioni al Parlamento e salì al Quirinale a rassegnare le dimissioni prima di votare la mozione.

Al contrario, due governi sono caduti a causa della mancata approvazione in Parlamento della fiducia: si tratta dei due governi guidati da Romano Prodi, caduti a dieci anni di distanza l’uno dall’altro per il mancato voto di fiducia su risoluzioni che approvavano le comunicazioni del presidente del Consiglio. Non erano dunque mozioni di sfiducia vere e proprie. Per quanto riguarda i singoli ministri invece, tra le decine di mozioni di sfiducia individuali votate dal 1946 a oggi, solo una è stata approvata: quella contro Filippo Mancuso, ministro della Giustizia del governo Dini, il 19 ottobre 1995.

Finora si sono dimessi quattro esponenti del governo Meloni, ma non in seguito a mozioni di sfiducia. La prima a dimettersi è stata la sottosegretaria al Ministero dell’Università e della Ricerca Augusta Montaruli (Fratelli d’Italia), che a febbraio 2023 ha deciso di abbandonare il suo ruolo in seguito a una condanna definitiva per peculato. A settembre 2024 si è invece dimesso l’allora ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano per via della relazione sentimentale con la sua presunta consulente Maria Rosaria Boccia. Più di recente, a novembre dello scorso anno l’ex ministro per gli Affari europei e il PNRR Raffaele Fitto (Fratelli d’Italia) si è dimesso invece per assumere il ruolo di commissario europeo, vista l’incompatibilità tra i due ruoli. Sempre a novembre, si è dimesso dal suo ruolo anche l’allora viceministro alle Infrastrutture Galeazzo Bignami (Fratelli d’Italia), che ha assunto il ruolo di capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera al posto di Tommaso Foti. Quest’ultimo ha preso il posto Fitto come ministro per gli Affari europei.

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