«Questo sistema di monitoraggio che abbiamo messo in piedi, collegato alle misure restrittive, sta funzionando. Lo diciamo con la dovuta cautela, se pensiamo che in due settimane ci ha consentito di passare da un Rt, che è la velocità di contagio, intorno a 1.72, adesso siamo scesi da 1.4 a 1.2» (min. 6:40)
Questa dichiarazione di Conte è sostanzialmente corretta, ma necessita di un paio di osservazioni.
L’indice Rt, come
abbiamo scritto più volte, è fondamentale per capire qual è l’andamento del contagio del coronavirus. Dice quante persone vengono in media contagiate da un infetto: se il suo valore è superiore a 1, la trasmissione virale continua a crescere; se è inferiore a 1, va diminuendo. Un modo per ridurre l’indice Rt è quello di imporre una serie di misure di contenimento.
Lo scorso 6 novembre
è entrata in vigore la suddivisione delle regioni italiane in aree rosse, arancioni e gialle, così come stabilito dal decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) del 3 novembre. La scelta di introdurre o allentare le restrizioni in alcune regioni
si basa su due elementi. Da un lato ci sono 21 indicatori (stabiliti già a maggio scorso) che determinano il livello di rischio in cui si trova una regione; dall’altro lato c’è l’indice Rt: più è alto, più la trasmissibilità del virus rischia di diventare sempre più incontrollabile. L’incrocio di questi due elementi – i 21 indicatori e il livello dell’indice Rt – stabilisce in quale delle tre categorie di criticità debba finire una regione.
Secondo il monitoraggio più aggiornato del Ministero della Salute, pubblicato lo scorso 20 novembre, l’indice Rt in Italia
si attesta intorno a un valore di 1,18 – in sostanza l’«1,2» indicato da Conte. Bisogna sottolineare che questo dato è relativo al periodo tra il 28 ottobre e il 10 novembre. Come
abbiamo spiegato di recente, infatti, il calcolo di Rt è complesso e richiede tempo per ottenere dati consolidati. Questo non è per nulla esente da problemi: «Si osserva complessivamente una criticità nel mantenere elevata la qualità dei dati riportati al sistema di sorveglianza integrato sia per tempestività sia per completezza»,
spiega il monitoraggio ministeriale. «Come conseguenza questo può portare ad una sottostima della velocità di trasmissione e dell’incidenza».
È vero comunque che l’indice Rt è in calo, come ha detto Conte (Grafico 1):
era pari a 1,72 nel periodo tra il 15 e il 28 ottobre e a
1,43 tra il 22 ottobre e il 4 novembre. Va comunque sottolineato che questi dati sono sempre contenuti all’interno di un margine di errore, che per il più recente indice Rt pari a circa 1,2
va da 0,94 a 1,49.