Guida alle elezioni regionali in Veneto

Dai candidati al come si vota, passando per i risultati del passato, abbiamo raccolto tutto quello che c’è da sapere sul voto del 23 e 24 novembre
ANSA
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Domenica 23 (dalle ore 7 alle 23) e lunedì 24 novembre (dalle 7 alle 15) si terranno le elezioni regionali in Veneto per eleggere il nuovo presidente di regione e i nuovi consiglieri regionali. Oltre che in Veneto, in quei giorni ci saranno le elezioni regionali anche in Puglia e Campania.

In Veneto, la discussione politica verso il voto si è concentrata soprattutto all’interno del centrodestra, impegnato per mesi nella scelta del successore di Luca Zaia. Il presidente uscente della Lega governa la regione dal 2010 e non può più ricandidarsi a causa del limite ai mandati, circostanza che ha aperto un confronto acceso tra il suo partito e Fratelli d’Italia.

Per orientarsi tra candidati, programmi e regole del voto, abbiamo raccolto tutto ciò che serve sapere per arrivare preparati alle urne.

La sfida tra Stefani e Manildo

Come successore di Zaia, la coalizione di centrodestra ha deciso di candidare Alberto Stefani, vicesegretario della Lega e deputato dal 2018, sostenuto dal suo partito, da Fratelli d’Italia, Forza Italia, Noi Moderati, dall’Unione di Centro e dalla Liga Veneta Repubblicana.

La decisione è arrivata dopo un lungo confronto interno, segnato dal tentativo della Lega di modificare la legge nazionale sui mandati per permettere a Zaia un eventuale quarto mandato consecutivo. Fratelli d’Italia e Forza Italia si sono però sempre opposti a questa modifica. Inoltre, per mesi il partito di Giorgia Meloni ha rivendicato per sé il diritto di indicare il candidato presidente, forte della crescita elettorale registrata negli ultimi anni che lo ha portato a superare la Lega in molte aree della regione.
Alla fine, Fratelli d’Italia ha fatto un passo indietro, accettando di non esprimere il proprio candidato in Veneto in cambio della possibilità di farlo in Campania, mentre la Lega ha scelto Stefani. Zaia, intanto, si presenta come capolista in tutte le province, una scelta che ha anche un chiaro valore politico nei confronti del suo stesso partito.
Il candidato del centrodestra alla presidenza del Veneto Alberto Stefani – Fonte: ANSA
Il candidato del centrodestra alla presidenza del Veneto Alberto Stefani – Fonte: ANSA
Il centrosinistra e il Movimento 5 Stelle sostengono invece la candidatura di Giovanni Manildo, esponente del Partito Democratico ed ex sindaco di Treviso dal 2013 al 2018. La sua elezione nel capoluogo trevigiano, allora roccaforte del centrodestra, aveva rappresentato una svolta simbolica. Oggi Manildo è appoggiato, oltre che dal Partito Democratico e dal Movimento 5 Stelle, da Alleanza Verdi-Sinistra, da “Uniti per Manildo” (una lista che riunisce candidati di Italia Viva, Azione e altre forze centriste), da “Le Civiche Venete”, da Volt Europa e dalla lista “Pace Salute Lavoro-Rifondazione Comunista”.

Sul piano dei programmi, Stefani propone il rilancio della formazione tecnica e professionale, nuovi sostegni alle imprese e l’istituzione dello psicologo di base. Manildo presenta un progetto che punta a marcare la discontinuità con la gestione del centrodestra: stop al consumo di suolo, un piano straordinario di edilizia popolare e l’introduzione di un “contratto d’ingresso” che integri i salari dei giovani con 500 euro al mese nei primi due anni di lavoro.
Il candidato del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle alla presidente del Veneto Giovanni Manildo – Fonte: ANSA
Il candidato del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle alla presidente del Veneto Giovanni Manildo – Fonte: ANSA

Gli altri candidati

Oltre ai due principali sfidanti, ci sono altri tre candidati presidente: Riccardo Szumski con la lista “Resistere Veneto”, Marco Rizzo con Democrazia Sovrana Popolare, e Fabio Bui con “Popolari per il Veneto”.

Szumski, già sindaco di Santa Lucia di Piave, propone di trasformare il Veneto in una regione a statuto speciale, interventi più incisivi sulla sicurezza pubblica e l’introduzione dell’insegnamento del dialetto veneto nelle scuole. Bui, ex presidente della provincia di Padova, avanza proposte simili sullo statuto speciale, oltre a misure per favorire l’integrazione dei lavoratori stranieri e alla riorganizzazione della sanità locale tramite una riduzione della dimensione delle aziende sanitarie. Al momento, Rizzo non ha diffuso un programma ufficiale.

Com’è andata in passato

Per comprendere la competizione attuale è utile ripercorrere i risultati delle precedenti elezioni regionali. Dal 1995, anno di introduzione dell’elezione diretta del presidente di regione, il Veneto ha sempre eletto presidenti di centrodestra. Per tre mandati consecutivi, dal 1995 al 2005, la regione è stata governata da Giancarlo Galan di Forza Italia. Dal 2010 è iniziata la lunga stagione di Zaia, confermato nel 2015 e nel 2020.

Come si vota

Gli aventi diritto al voto sono circa 4,1 milioni, distribuiti in sette circoscrizioni, che corrispondono alle province di Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza.

Gli elettori possono votare solo per il candidato presidente, o per un candidato e una lista collegata, oppure solo per una lista, nel qual caso il voto si trasferisce automaticamente al candidato associato. Come in Campania e Puglia, è previsto il cosiddetto “voto disgiunto”, che consente di scegliere un candidato presidente e una lista collegata a un altro candidato.

Gli elettori possono indicare fino a due preferenze per il consiglio regionale, purché riguardino candidati di sesso diverso, altrimenti la seconda preferenza viene annullata. Lo scrutinio inizierà alle ore 15 di lunedì 24 novembre, subito dopo la chiusura dei seggi.
Il fac-simile della scheda elettorale per le elezioni regionali in Veneto – Fonte: Consiglio regionale del Veneto
Il fac-simile della scheda elettorale per le elezioni regionali in Veneto – Fonte: Consiglio regionale del Veneto
Il vincitore è semplicemente il candidato che ottiene più voti, poiché non è previsto alcun ballottaggio. Il Consiglio regionale è composto da 49 consiglieri più il presidente della giunta e il candidato presidente arrivato secondo. 

La legge elettorale prevede una doppia soglia di sbarramento: una coalizione ottiene seggi se raggiunge almeno il 5 per cento dei voti, oppure una percentuale inferiore, purché almeno una lista della coalizione superi il 3 per cento. Sono inoltre previsti premi di maggioranza: la coalizione vincente ha diritto ad almeno 27 seggi su 49 se ottiene meno del 40 per cento dei voti e ad almeno 29 seggi se supera questa soglia.
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