A Bari le inchieste mettono a rischio la riconferma del centrosinistra

Dai candidati al come si vota, ecco tutto quello che c’è da sapere sulle elezioni per il sindaco del capoluogo pugliese
Ansa
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Sabato 8 e domenica 9 giugno, oltre alle elezioni europee, si terranno le elezioni comunali in più di 3.700 comuni in tutta Italia. Oltre a Firenze, tra le città più popolose al voto c’è Bari, dove da mesi si discute delle elezioni comunali per via delle inchieste giudiziarie che hanno coinvolto il consiglio comunale del capoluogo pugliese e la giunta regionale. Queste inchieste, che riguardano possibili infiltrazioni mafiose nella politica locale, hanno messo in difficoltà i partiti che guidano sia il comune di Bari sia la Regione Puglia, e che in Parlamento sono all’opposizione del governo Meloni. 

Dai candidati al come si vota, abbiamo raccolto tutto quello che c’è da sapere per arrivare informati alle elezioni comunali a Bari, comune attualmente amministrato dal sindaco Antonio Decaro (Partito Democratico), che sarà candidato alle europee.

I candidati

I candidati alle elezioni comunali a Bari sono cinque. La coalizione di centrodestra sostiene la candidatura di Fabio Saverio Romito, che ha 36 anni. Romito ha iniziato la sua carriera politica in Forza Italia per poi passare alla Lega, partito con cui è diventato consigliere regionale in Puglia nel 2020, ruolo che ricopre attualmente. Romito è sostenuto anche da Noi Moderati, dall’Unione di Centro, dalla lista “Bari per Fabio Romito”, dalla lista “Agorà”, da “Mario Conca per Bari”, dai “Liberali e Riformisti”, dalla lista “Romito sindaco” e dalla lista “Pensionati e invalidi giovani insieme”.
Fabio Saverio Romito, candidato del centrodestra a Bari, insieme al segretario della Lega Matteo Salvini,  3 giugno 2024 – Fonte: Ansa
Fabio Saverio Romito, candidato del centrodestra a Bari, insieme al segretario della Lega Matteo Salvini, 3 giugno 2024 – Fonte: Ansa
Il Partito Democratico, insieme a Europa Verde, sostiene la candidatura di Vito Leccese, 43 anni, già deputato dei Verdi dal 1992 al 1994. Leccese è sostenuto anche dalla lista “Noi Popolari”, da “Progetto Bari con Leccese”, “Leccese sindaco”, “Con Leccese sindaco” e “Decaro per Bari”. Il Movimento 5 Stelle e Sinistra Italiana appoggiano invece l’avvocato Michele Laforgia, 62 anni di età. Ad aprile Leccese e Laforgia avrebbero dovuto sfidarsi nelle primarie tra il PD e il Movimento 5 Stelle per la scelta di un candidato sindaco comune, ma le primarie sono state annullate dopo le inchieste che hanno coinvolto il comune di Bari e la giunta regionale. L’annullamento delle primarie ha causato anche la divisione a livello locale tra Europa Verde e Sinistra Italiana, che in Parlamento e alle elezioni europee sono uniti nell’Alleanza Verdi-Sinistra.
Vito Leccese, candidato del PD e di Europa Verde a Bari, insieme alla segretaria del PD Elly Schlein, 5 aprile 2024 – Fonte: Ansa
Vito Leccese, candidato del PD e di Europa Verde a Bari, insieme alla segretaria del PD Elly Schlein, 5 aprile 2024 – Fonte: Ansa
Fuori dagli schieramenti principali ci sono due candidati: Nicola Sciacovelli, sostenuto da Italexit e dalla lista “Sciacovelli sindaco-Ci piace!”, e Sabino Mangano, sostenuto dalla lista civica “Oltre-Movimenti civici associati-Mangano sindaco”. 

Le inchieste 

Come anticipato, a Bari le candidature a sindaco sono state influenzate dalle recenti inchieste giudiziarie. Il 26 febbraio la polizia ha arrestato nel capoluogo pugliese 130 persone ritenute responsabili di una serie di reati di stampo mafioso, tra cui quello di scambio elettorale politico-mafioso. Tra gli arrestati ci sono una consigliera del comune di Bari e suo marito, ex consigliere della Regione Puglia. Il 19 marzo il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha quindi firmato un “provvedimento di accesso ispettivo” nei confronti del comune pugliese, per verificare lo stato dell’amministrazione cittadina ed eventualmente sciogliere il comune per infiltrazioni mafiose. 

Il 24 marzo hanno poi fatto molto discutere alcune dichiarazioni del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, che dal palco di una manifestazione a Bari ha raccontato un aneddoto secondo cui anni prima, quando era sindaco del capoluogo pugliese, aveva «affidato» l’allora assessore comunale Decaro (presente sul palco) alla sorella di un boss barese. 

Due settimane più tardi, Emiliano e la giunta regionale sono stati coinvolti in una nuova inchiesta giudiziaria. Il 4 aprile si è dimessa infatti l’assessora ai Trasporti della regione Puglia Anita Maurodinoia, del Partito Democratico, accusata di voto di scambio e corruzione elettorale. Il giorno dopo, il 5 aprile, il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha ritirato la disponibilità del suo partito a fare le primarie con il PD per la scelta del candidato sindaco a Bari, rompendo di fatto l’alleanza tra i due partiti alle comunali. Il Movimento 5 Stelle ha quindi confermato che a Bari sosterrà la candidatura di Laforgia, mentre il PD quella di Leccese. Allo stesso tempo, Laforgia e Leccese si sono promessi reciproco sostegno se uno di loro andrà al ballottaggio contro il candidato del centrodestra Romito. 

Come si vota

A Bari, come in tutti i comuni italiani, l’elezione del sindaco avviene su un’unica scheda, dove gli elettori possono esprimere il loro voto in vari modi. Possono votare solo per un candidato sindaco, e il voto non si estende alle liste a esso collegate; possono votare per una lista di consiglieri, e il voto si estende al candidato sindaco collegato; oppure possono votare per un candidato sindaco e una delle liste collegate. 

A Bari, come in tutti i comuni con più di 15 mila abitanti (i cosiddetti “comuni superiori”), è previsto anche il cosiddetto “voto disgiunto”: l’elettore può votare per un candidato sindaco e per una lista a lui non collegata. Nel capoluogo pugliese, e negli altri comuni superiori, se nessuno dei candidati sindaco ottiene almeno il 50 per cento più uno dei voti al primo turno è previsto un ballottaggio tra i due candidati che hanno ottenuto più voti, che si svolge due settimane dopo il primo turno. L’eventuale ballottaggio a Bari e negli altri comuni superiori al voto è previsto per domenica 23 e lunedì 24 giugno.

I precedenti

Dal 1995 a oggi, ossia da quando i sindaci sono eletti direttamente dai cittadini e non dai consiglieri comunali, Bari è stata guidata due volte dal centrodestra e quattro volte dal centrosinistra.

Alle elezioni comunali del 1995 ha vinto il candidato sindaco del centrodestra Simeone Di Cagno Abbrescia, sostenuto da Forza Italia, poi riconfermato alle elezioni comunali del 1999. Alle elezioni comunali del 2004 è stato eletto sindaco per la prima volta Michele Emiliano, sostenuto da una coalizione di centrosinistra che comprendeva i Democratici di Sinistra e i centristi de La Margherita. Emiliano è stato poi rieletto nel 2009, sostenuto questa volta dal Partito Democratico, dall’Italia dei Valori e dall’Unione di Centro. Nel 2014, giunto al secondo mandato consecutivo, Emiliano non si è ricandidato e al suo posto la coalizione di centrosinistra ha presentato come candidato Antonio Decaro, già assessore comunale a Bari e deputato del PD, che è stato eletto sindaco. Decaro è stato poi rieletto nel 2019 per un secondo mandato consecutivo. In Italia nei comuni con più di 15 mila abitanti i sindaci non possono fare più di due mandati consecutivi. Per questo Decaro non è stato ricandidato alle comunali, e il Partito Democratico lo ha candidato invece per un posto al Parlamento europeo.

Più di recente, alle elezioni politiche del 2022 nel collegio di Bari alla Camera ha vinto la coalizione di centrodestra con quasi il 36 per cento dei voti, mentre al secondo posto si è piazzata la coalizione di centrosinistra, formata da Partito Democratico, Alleanza Verdi-Sinistra, Più Europa e Impegno Civico, con il 28 per cento. Il primo partito è stato invece il Movimento 5 Stelle, con il 27 per cento dei voti, seguito da Fratelli d’Italia (23 per cento) e dal PD (19 per cento).

L’elezione dei consiglieri comunali

Le comunali a Bari serviranno a eleggere anche i nuovi membri del consiglio comunale. Qui, come nelle altre città tra i 250 mila e 500 mila abitanti, il consiglio comunale è composto dal sindaco e da 36 consiglieri comunali.

I consiglieri comunali sono eletti con metodo proporzionale: ogni lista ottiene un numero di consiglieri pari ai voti presi. È comunque prevista una soglia di sbarramento al 3 per cento: le liste che non raggiungono questa soglia non eleggono nessun consigliere comunale. Per la lista o la coalizione che sostiene il candidato sindaco vincitore è previsto un premio di maggioranza del 60 per cento dei seggi in consiglio comunale, che viene assegnato secondo un sistema particolare, eccetto quelli della Valle d’Aosta, della Sicilia, del Friuli-Venezia Giulia, nella provincia autonoma di Bolzano e in quella di Trento, dove sono previste regole speciali.

Innanzitutto va precisato che i voti ottenuti da un candidato sindaco non corrispondono necessariamente ai voti presi dalle liste collegate. Un candidato può ottenere più voti delle liste che lo sostengono perché gli elettori possono votare solo per lui, senza scegliere nessuna lista di consiglieri. Un candidato può anche ottenere meno voti delle liste collegate quando molti elettori esercitano il voto disgiunto, e votano quindi per una lista e per un candidato sindaco a essa non collegato. Questo caso particolare è avvenuto di recente alle elezioni regionali in Sardegna, dove era previsto il voto disgiunto: il candidato presidente di Regione del centrodestra Paolo Truzzu, arrivato secondo, ha preso circa 328 mila voti mentre le liste collegate ne hanno presi circa 334 mila, quasi 6 mila in più dello stesso Truzzu. 

Fatta questa precisazione, a Bari l’assegnazione del premio di maggioranza funziona in questo modo: se il sindaco è eletto al primo turno e la coalizione che lo sostiene ha ottenuto almeno il 40 per cento dei voti, la coalizione ottiene il 60 per cento dei seggi nel consiglio comunale, a patto che altre liste o coalizioni non abbiano superato il 50 per cento dei voti. Lo stesso è previsto in caso di elezione al ballottaggio.

L’anatra zoppa

Quando il premio di maggioranza non scatta si può verificare quello che nel gergo politico è chiamato “anatra zoppa”, ossia la situazione in cui un sindaco, pur avendo vinto, non ha la maggioranza dei consiglieri. Questo caso si è verificato per esempio a Catanzaro dopo le elezioni comunali 2022. All’epoca, le liste che sostenevano il candidato sindaco di centrosinistra Nicola Fiorita, vincitore al ballottaggio, hanno ottenuto solo 9 seggi in Consiglio comunale sui 32 totali, mentre quelle dello sconfitto Valerio Donato, candidato del centrodestra, ne hanno ottenuti 17. Il motivo è che al primo turno Donato era arrivato primo con il 44 per cento, risultato non sufficiente per vincere, ma le sue liste avevano superato il 50 per cento delle preferenze complessive. Dopo la vittoria al ballottaggio, Fiorita ha dovuto quindi stringere un accordo con il centrodestra per avere la maggioranza per governare in consiglio comunale.

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