Il fact-checking del question time di Meloni alla Camera

Dall’immigrazione al Mes, passando per il Superbonus: abbiamo verificato sette dichiarazioni della presidente del Consiglio
ANSA
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Mercoledì 15 marzo Giorgia Meloni ha partecipato alla Camera dei deputati al suo primo question time da quando è presidente del Consiglio. Dall’immigrazione al salario minimo, passando per il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) e l’ambiente, Meloni ha risposto a nove domande di deputati della maggioranza e dell’opposizione per chiarire la posizione del governo su varie questioni.

Come se l’è cavata la presidente del Consiglio con i fatti e con i numeri? Abbiamo verificato sette dichiarazioni di Meloni, che in alcuni casi è stata imprecisa o fuorviante.

Il naufragio al largo della Libia

 «L’Italia non solo è intervenuta, ma è intervenuta in acque che non erano di sua competenza»

Qui, in risposta a una domanda di Più Europa, Meloni ha dato la versione del governo su un naufragio avvenuto nella notte dell’11 marzo a circa 100 miglia dalle coste della Libia, dove sono morti 30 migranti. La dichiarazione della presidente del Consiglio è fuorviante: è vero che il naufragio in questione è avvenuto nella zona Sar (sigla dall’inglese Search and rescue) della Libia, ma questo non significa che l’Italia non avesse alcuna «competenza» per il salvataggio in quelle acque.

Come spiega la Guardia costiera italiana, in base alla Convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio marittimo del 1979, lo Stato responsabile di un’area Sar ha l’obbligo di intervenire in caso di una emergenza in mare, coordinando le operazioni di soccorso. Ma se lo Stato competente per una determinata area Sar (in questo caso la Libia) non assume il coordinamento delle operazioni di soccorso, le operazioni vengono coordinate dalle autorità nazionale degli altri Paesi che hanno avuto notizia della situazione di emergenza (in questo caso l’Italia) per fornire la «migliore assistenza possibile».

Come ha spiegato la giurista Vitalba Azzollini sul quotidiano Domani, la Libia è «l’area grigia dei soccorsi nel Mediterraneo». «Le zone Sar sono acque internazionali e la divisione in tali zone è funzionale esclusivamente al coordinamento dei soccorsi», ha sottolineato Azzollini. «Aspettare che la Libia assuma il comando dei soccorsi, indicando un porto libico per l’approdo, cioè un posto ove i diritti umani non sono tutelati, dunque dove i migranti non possono e non devono sbarcare, significa “legittimare” una sorta di respingimento dei naufraghi salvati verso un Paese dove la loro vita o la libertà sarebbero minacciate».

La riforma del Mes

«Nonostante l’accordo modificativo sottoscritto dall’Italia risalga al gennaio 2021, la riforma del Trattato non è mai stata portata a ratifica»

Il gruppo parlamentare di Azione e Italia viva ha chiesto a Meloni quando presenterà in Parlamento il disegno di legge per ratificare la riforma del trattato con cui nel 2011 è stato istituito il Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Al momento l’Italia è l’unico Paese tra quelli che adottano l’euro e che fanno parte del Mes a non aver ancora ratificato la riforma (che, ricordiamo, è una cosa diversa dal chiedere sostegno al Mes).

Meloni non ha chiarito che cosa farà il governo su questo fronte, ma ha ragione quando dice che lo scorso esecutivo, guidato da Mario Draghi, avrebbe potuto prendere una decisione sulla ratifica, ma non l’ha fatto. I rappresentanti degli Stati membri del Mes hanno infatti firmato a gennaio 2021 la revisione del trattato. Oltre un anno dopo, a febbraio 2022 l’allora ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco aveva annunciato che il governo Draghi avrebbe presentato in Parlamento un disegno di legge per la ratifica del trattato del Mes. La parola però non era stata mantenuta: il governo Draghi era sostenuto dalla Lega, uno dei partiti più critici verso il Mes, e dal Movimento 5 stelle, anch’esso dubbioso sulla riforma del trattato.

Dall’inizio dell’attuale legislatura sono stati presentati in Parlamento tre disegni di legge per chiedere la ratifica della riforma del trattato del Mes: due da Azione-Italia, una dal Partito democratico. Il 30 novembre 2022 la Camera ha approvato una risoluzione, presentata dai partiti di maggioranza, che impegnava il governo a non ratificare la riforma del trattato del Mes «alla luce dello stato dell’arte della procedura di ratifica in altri Stati membri». All’epoca la Germania non aveva ancora ratificato il trattato, cosa poi fatta nelle settimane successive.

L’impatto delle auto elettriche

«Lo stesso elettrico non è scevro da esternalità ecologiche negative. Basti pensare al problema dello smaltimento delle batterie, basti pensare al problema dell’estrazione dei materiali necessari a produrle»

È vero: le auto elettriche hanno un impatto ambientale e non sono a emissioni zero di CO2. Come abbiamo spiegato però più nel dettaglio in un approfondimento per Green&Blue, è scorretto far passare il messaggio che le auto elettriche inquinano quanto le auto a diesel o benzina. Vari studi scientifici e centri studi indipendenti hanno stimato che le auto elettriche, alimentate con una batteria, hanno emissioni più basse di quelle a benzine o diesel lungo tutto il loro arco di vita. Secondo i dati più aggiornati, le auto elettriche generano più emissioni nella fase di produzione, a causa della realizzazione delle batterie. Ma negli anni successivi, considerando le fasi di utilizzo dell’auto e il suo smaltimento, le emissioni rimangono inferiori a quelle di un’auto tradizionale, che bruciano combustibili fossili. 

Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, per esempio, le auto elettriche consentono di ridurre «nell’ordine del 50 per cento» le emissioni di gas serra rispetto alle auto a benzina o diesel. Questa riduzione tiene in considerazione tutte le fasi di produzione, utilizzo e smaltimento dell’auto elettrica.

La misura per i mutui

«È stato un provvedimento di questo governo a consentire a tutti la possibilità di rinegoziare il mutuo, da mutuo a tasso variabile a mutuo a tasso fisso»

Qui Meloni è stata imprecisa. Con la legge di Bilancio per il 2023, approvata dal Parlamento alla fine del 2022, il governo ha riattivato una norma del 2011 che permette di rinegoziare un mutuo a tasso variabile, trasformandolo a tasso fisso. Il governo ha stabilito che le rinegoziazioni potranno essere fatte fino alla fine del 2023, ma nel rispetto di una serie di condizioni. 

Per poter rinegoziare il proprio mutuo, bisogna avere un Isee inferiore ai 35 mila euro e aver sottoscritto con la banca un prestito per un valore massimo di 200 mila euro. Dunque non è vero che questa possibilità è stata concessa «a tutti», come dichiarato alla Camera da Meloni. 

Gli edifici coinvolti dal Superbonus

«[Il Superbonus è stato usato per] migliorare ed efficientare, forse, il 4 per cento del patrimonio immobiliare italiano»

La percentuale indicata da Meloni è corretta se si fa riferimento agli investimenti del Superbonus destinati ai condomini. A inizio marzo, in un’audizione in Parlamento, l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) – un organismo indipendente che vigila sulla spesa pubblica – ha calcolato che i lavori del Superbonus hanno interessato circa 50 mila condomini, per una percentuale «pari a circa il 4 per cento del totale degli edifici con più di quattro abitazioni». «I restanti interventi hanno riguardato 215 mila edifici unifamiliari e circa 105 mila unità immobiliari indipendenti, che costituiscono nel complesso il 2,9 per cento degli edifici con meno di quattro abitazioni», ha aggiunto l’Upb.

I risultati sull’immigrazione nell’Ue

«Per la prima volta la rotta del Mediterraneo centrale oggi è considerata questione prioritaria di interesse europeo, è stato grazie all’impulso di questo governo»

Come fatto anche nelle scorse settimane, qui Meloni ha gonfiato i risultati ottenuti dal suo governo in Europa sulla gestione dell’immigrazione. Per esempio, è vero che nelle conclusioni al termine del Consiglio europeo del 9 e 10 febbraio i capi di Stato e di governo dell’Ue hanno concordato nel dire che l’immigrazione nel Mar Mediterraneo centrale è «un problema europeo che necessita di risposte europee». In realtà una posizione simile è stata espressa in altre conclusioni di Consigli europei, per esempio nel 2018, nel 2016 e nel 2009

Qui, in un fact-checking specifico dedicato al tema, abbiamo spiegato più nel dettaglio perché Meloni esagera i meriti del suo governo sul fronte dell’immigrazione.

Il calo dell’evasione fiscale

«L’evasione fiscale, nonostante le misure molto severe che nel corso degli anni sono state portate avanti, è rimasta sostanzialmente inalterata»

Qui Meloni esagera, come abbiamo spiegato di recente in un altro fact-checking: negli ultimi anni il livello dell’evasione fiscale in Italia è calato, sebbene rimanga ancora molto alto. Nel 2019 l’evasione delle imposte tributarie e dei contributi era calata di circa 7 miliardi di euro rispetto al 2015. In cinque anni il tax gap è passato dal 5 per cento in rapporto al Pil al 4,1 per cento.

Secondo il Ministero dell’Economia e delle Finanze, negli ultimi anni le politiche di contrasto all’evasione «più efficaci» sono state la fatturazione elettronica obbligatoria e lo split payment (una forma di liquidazione IVA che prevede che nei rapporti tra le aziende o i professionisti e la pubblica amministrazione sia quest’ultima a contribuire l’imposta relativa alla transazione). Curiosità: in passato, quando era all’opposizione, in varie occasioni Meloni si era detta contraria sia alla fatturazione obbligatoria, considerata troppo gravosa per i commercianti, sia allo split payment.

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