Dalla difesa a Gaza: il fact-checking di Meloni in Senato

Abbiamo controllato sette dichiarazioni della leader di Fratelli d’Italia in vista del Consiglio europeo
ANSA/GIUSEPPE LAMI
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Nella mattinata di mercoledì 22 ottobre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha tenuto in Senato le comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre 2025, durante il quale i capi di Stato e di governo dell’Unione europea discuteranno di vari temi, dall’Ucraina agli sviluppi in Medio Oriente.

Nel suo intervento Meloni ha rivendicato la stabilità politica e la solidità economica dell’Italia, ha espresso sostegno al piano di pace per il Medio Oriente promosso da Donald Trump e ha ribadito l’appoggio all’Ucraina contro l’invasione russa. Ha poi difeso le scelte del governo in materia di difesa e transizione ecologica, criticando la nuova proposta della Commissione europea per la riduzione delle emissioni di gas serra, e ha riaffermato la linea dell’esecutivo su migrazioni e cooperazione con i Paesi africani.
Per capire se le sue affermazioni trovano riscontro nei fatti e nei numeri, abbiamo verificato sette dichiarazioni.

La stabilità dell’economia italiana

«Il riconoscimento del Fondo monetario internazionale e l’ultima valutazione sul rating dell’Italia da parte dell’agenzia DBRS Morningstar riportano finalmente l’Italia dove merita di stare, cioè in serie A»

Quando cita il Fondo monetario internazionale (FMI), molto probabilmente Meloni fa riferimento a un commento rilasciato il 17 ottobre da Helge Berger, vicedirettore del Dipartimento europeo del FMI, durante la conferenza stampa di presentazione delle nuove stime di crescita dei Paesi europei. Rispondendo ai giornalisti, Berger ha definito «impressionante» e «fantastica» la riduzione del rapporto tra deficit e Prodotto interno lordo (PIL) in Italia, che secondo il FMI è sceso al 3,3 per cento. «In generale sosteniamo gli sforzi dell’Italia per continuare il consolidamento fiscale, insieme alle riforme strutturali», ha aggiunto Berger.

Lo stesso Berger, tuttavia, ha riconosciuto che la crescita dell’economia italiana «non è molto alta». Secondo le stime più aggiornate del FMI, nel 2025 il PIL dell’Italia crescerà dello 0,5 per cento: solo Austria e Germania registreranno un andamento peggiore.

Quanto all’agenzia di rating DBRS Morningstar, è vero che il 17 ottobre ha alzato il rating del debito pubblico italiano da BBB (alto) ad A (basso). Sopra questo livello restano ancora i rating AA e AAA, riservati ai Paesi considerati più solidi.

Gli aiuti “record” per Gaza

«Negli aiuti umanitari a favore della popolazione di Gaza […] l’Italia continua a svolgere un lavoro intenso, che la pone al primo posto tra le Nazioni occidentali. […] Abbiamo inviato nella Striscia oltre 2.000 tonnellate di farina e oltre 200 tonnellate di altri aiuti […] Siamo in prima fila nelle evacuazioni sanitarie da Gaza, con un totale di 196 persone, tra bambini che avevano bisogno di essere curati nei nostri ospedali e relativi accompagnatori […]. Siamo stati i primi a creare dei corridoi universitari, che hanno sinora ha consentito di accogliere in Italia 39 studenti beneficiari di borse di studio»

Già nelle scorse settimane Meloni ha dichiarato che nessun Paese occidentale ha fatto per la popolazione di Gaza quanto l’Italia. 

Come abbiamo spiegato in un altro fact-checking, però, in base alle informazioni pubblicamente disponibili questa dichiarazione è esagerata.

I carabinieri in Palestina

«Siamo pronti a contribuire con i nostri carabinieri, già da anni presenti a Gerico per la formazione della Polizia palestinese e nella missione Ue per Rafah»

Questa dichiarazione è corretta. Alcuni carabinieri italiani operano a Gerico, in Cisgiordania, dove addestrano le Forze di Sicurezza palestinesi, e al valico di Rafah, tra l’Egitto e la Striscia di Gaza, nell’ambito della missione European Union Border Assistance Mission, incaricata di coordinare i passaggi attraverso il confine.

La guerra in Ucraina

«Dal novembre del 2022 a oggi, Mosca è riuscita a conquistare appena l’1 per cento del territorio ucraino»

La fonte di questa percentuale è con tutta probabilità DeepState, che lo scorso agosto ha pubblicato una stima del territorio ucraino occupato dalla Russia a partire da novembre 2022, poi ripresa da varie testate ucraine. DeepState è un progetto di analisi che monitora quotidianamente la linea del fronte con immagini satellitari e dati geolocalizzati, e che tra i partner conta anche il Ministero della Difesa ucraino.

Trattandosi di dati raccolti in un contesto di guerra, vanno presi con cautela: le cifre possono variare a seconda delle fonti e del periodo di riferimento, ma altri osservatori indipendenti arrivano a conclusioni simili.

Per esempio, secondo il centro studi statunitense Institute for the Study of War, nel 2025 l’esercito russo ha occupato circa 3.500 chilometri quadrati, una superficie pari allo 0,5 per cento del territorio ucraino. In totale, oggi la Russia controlla circa il 20 per cento del territorio ucraino.

L’aumento delle spese in difesa

«L’Italia ha già cominciato il percorso di rafforzamento della sua difesa, aderendo ai finanziamenti agevolati previsti da SAFE (Security action for Europe), con l’assegnazione di 14,9 miliardi di euro. Ciò ci consente, come abbiamo annunciato e come dimostra la legge di Bilancio, di rafforzare la nostra difesa senza distogliere un solo euro dalle altre priorità che il governo si è dato»

SAFE è un nuovo strumento con cui l’Unione europea offre fino a 150 miliardi di euro in prestiti a lungo termine ai Paesi membri, a condizioni favorevoli. Queste risorse possono essere impiegate per investimenti nel settore della difesa e della sicurezza, come l’acquisto congiunto di equipaggiamenti militari, l’ammodernamento dell’industria europea degli armamenti e la ricerca tecnologica.

Nel Documento programmatico di finanza pubblica e nel Documento programmatico bilancio, il governo ha confermato l’intenzione di ricorrere a questi prestiti, che per l’Italia ammonterebbero a quasi 15 miliardi di euro.

È vero che, nell’immediato, questi finanziamenti non comportano tagli ad altre spese, ma la restituzione delle somme e i costi collegati agli investimenti militari peseranno sui bilanci futuri.

Quanta CO2 emettono i Paesi Ue

«Le emissioni di carbonio dell’Ue ammontano a circa il 6 per cento delle emissioni globali»

Secondo i dati più aggiornati di Our World in Data, progetto dell’Università di Oxford, nel 2023 le emissioni di CO₂ dei 27 Paesi dell’Ue rappresentavano il 6,6 per cento del totale mondiale: un valore sostanzialmente corretto rispetto a quanto indicato da Meloni.

Ma questa percentuale considera solo le emissioni prodotte in un singolo anno. Quando si parla di riscaldamento globale, è necessario tenere conto anche dell’accumulo storico dei gas serra: la CO₂ rilasciata nei decenni o nei secoli passati continua infatti a contribuire al riscaldamento del pianeta. Se si guarda alle emissioni complessive dal Diciottesimo secolo in poi, i Paesi dell’Ue sono responsabili di oltre il 16 per cento del totale mondiale.

L’andamento degli sbarchi

«Continua l’azione decisa dell’Italia nel contrasto all’immigrazione illegale di massa e i risultati stanno arrivando»

Come abbiamo già ricostruito in un precedente fact-checking, durante il primo anno del governo Meloni – insediatosi il 22 ottobre 2022 – il numero degli sbarchi di migranti ha continuato a crescere, raggiungendo un picco nell’ottobre 2023. Successivamente c’è stato un calo, ma da settembre 2024 gli arrivi si sono stabilizzati, tornando su livelli simili a quelli precedenti all’insediamento dell’attuale esecutivo. 

I dati più recenti del Ministero dell’Interno confermano questa tendenza: tra il 1° gennaio e il 21 ottobre 2025 sono sbarcati in Italia quasi 57 mila migranti, un numero leggermente superiore ai 55 mila registrati nello stesso periodo del 2024.
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